Lettera

Blason   Abbazia San Giuseppe di Clairval

F-21150 Flavigny-sur-Ozerain

Francia


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9 marzo 2016
santa Francesca Romana


Carissimo Amico dell’Abbazia di San Giuseppe,

«Perché la vita consacrata ? Perché abbracciare questo genere di vita, dal momento che vi sono tante urgenze, nell’ambito della carità e della stessa evangelizzazione, a cui si può rispondere anche senza assumersi gli impegni peculiari della vita consacrata ? » si chiedeva san Giovanni Paolo II nella sua esortazione apostolica sulla vita religiosa… « Interrogativi simili sono esistiti sempre, continuava il Papa, come dimostra eloquentemente l’episodio evangelico dell’unzione di Betania : Maria, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell’unguento (Gv 12, 3). A Giuda che, prendendo a pretesto il bisogno dei poveri, si lamentava per tanto spreco, Gesù rispose : Lasciala fare ! (Gv 12, 7)… L’unguento prezioso versato come puro atto di amore, e perciò al di là di ogni considerazione “utilitaristica”, è segno di una sovrabbondanza di gratuità, quale si esprime in una vita spesa per amare e per servire il Signore, per dedicarsi alla sua persona e al suo Corpo mistico. Ma è da questa vita “versata” senza risparmio che si diffonde un profumo che riempie tutta la casa » (Vita consecrata, 25 marzo 1996, n. 104). Nel XIII secolo, santa Gertrude ha dato il bell’esempio di una vita consacrata al Signore.

Trutta

Gertrude, detta “la Grande” a causa del suo irraggiamento spirituale, è una delle glorie della Germania. Il profumo diffuso dalla vita di questa umile religiosa ha attraversato i secoli al punto da farne una santa popolare fino nel Sud America. È nata il 6 gennaio 1256. La piccola Trutta, come viene affettuosamente soprannominata, viene affidata al monastero di Helfta fin dal suo quinto anno di età, secondo l’uso diffuso, a partire dal X secolo, di far educare le ragazze in conventi di monache. A quel tempo, le famiglie nobili istituivano volentieri sulle loro terre dei conventi per beneficiare di continue preghiere. Così, nel 1229, il conte Burchard di Mansfeld fondò nei pressi del suo castello un monastero di suore che pose sotto la Regola di san Benedetto con gli usi di Cîteaux. Queste monache, riccamente dotate dal conte e dalla sua consorte, potevano provvedere al loro mantenimento e a quello del personale abbastanza numeroso di cui non potevano fare a meno. Dopo il trasferimento nel 1234 a Rodersdorf, il convento si spostò nel 1258 a Helfta in Sassonia (Germania settentrionale).

Gertrude di Hackeborn (1231 ca. – 1291 ca.), da non confondere con la nostra santa, è allora badessa del monastero di Helfta ; il suo abbaziato durerà quarant’anni. Dotata di una forte personalità, vera maestra, esemplare in tutto, madre Gertrude offre alle monache una solida formazione intellettuale, che permette loro di coltivare una spiritualità fondata sulla Sacra Scrittura, la liturgia, la tradizione patristica, la Regola e la spiritualità cistercense, con una particolare predilezione per san Bernardo di Chiaravalle e Guglielmo di Saint-Thierry. Nomina maestra delle novizie sua sorella, la futura santa Mechtilde, di nove anni più giovane di lei, alla quale sono affidate anche le funzioni di cantora e di direttrice delle scuole. Mechtilde trasmette alla piccola Trutta l’arte del canto liturgico e le insegna la lettura e la scrittura ; la calligrafia dei manoscritti, che comprende la miniatura e la correzione degli eventuali errori, è allora molto in auge a Helfta. Di fronte ai progressi della bambina, che brilla per la vivacità della sua intelligenza e la sua esuberanza, Mechtilde affronta con lei le materie del trivio (grammatica, retorica, dialettica), poi del quadrivio (aritmetica, geometria, astronomia e musica). Tra gli autori spirituali, Gertrude predilige sant’Agostino e san Bernardo per la loro eloquenza piena di vigore. Questi studi sono coronati da lezioni di teologia con la collaborazione dei Domenicani di Halle. Stabiliti nella zona da oltre trent’anni, questi hanno sviluppato stretti legami con il monastero di Helfta e assicurano la direzione spirituale delle monache. Mechtilde tiene in grande considerazione gli illustri dottori dell’Ordine : sant’Alberto Magno e san Tommaso d’Aquino.

Nei suoi scritti, Gertrude ricorda che il Signore l’ha prevenuta con longanime pazienza e infinita misericordia, dimenticando gli anni dell’infanzia, dell’adolescenza e della gioventù, trascorsi – scriverà rivolgendosi al Signore – « in un tale accecamento che, se tu non mi avessi dato un insito orrore del male e un’inclinazione per il bene, insieme con i saggi consigli di coloro che erano attorno a me, credo che sarei caduta in tutte le occasioni di errore, senza rimorsi di coscienza, proprio come se fossi stata una pagana… Ma tu mi avevi scelta fin dalla mia più tenera infanzia, per farmi crescere tra le vergini consacrate, nel santuario benedetto della vita religiosa. » La giovane monaca è dotata di un carattere forte, deciso e impulsivo ; riconosce spesso di essere negligente e ne chiede umilmente perdono. Appassionata dagli studi intellettuali, vi cerca soprattutto la sua gioia. Certo, ama il Signore e si mostra assidua all’Ufficio corale, ma si dedica soprattutto alla soddisfazione della sua sensibilità musicale.

La torre di vanagloria

Intorno all’età di ventisei anni, Gertrude attraversa un periodo di tenebre durante il quale non le deriva nessun sollievo da suoi amati studi. Le appare chiaramente il loro carattere limitato, tutto la disgusta e si sente sola. Questo tormento dura un mese. Gertrude vi vede un dono stesso di Dio « per abbattere la torre di vanagloria e di curiosità innalzata dal mio orgoglio, orgoglio insensato perché non meritavo neppure di portare il nome e l’abito della vita religiosa. Tuttavia, questa era proprio la strada che sceglievi, o mio Dio, per rivelarmi la tua salvezza. » Il Signore calma, finalmente, con delicatezza e dolcezza, il turbamento che la angoscia. Il 27 gennaio 1281, dopo l’ufficio di Compieta, è favorita da una grazia singolare :

« Vidi davanti a me, scriverà, un giovanetto pieno di fascino e di bellezza. Sembrava avere sedici anni, e tale che i miei occhi non avrebbero potuto desiderare di vedere nulla di più attraente. Fu con un volto pieno di bontà che mi rivolse queste dolci parole : “Perché sei consumata dal dispiacere ? Non hai forse nessun consigliere per lasciarti abbattere così dal dolore ?” Mentre pronunciava queste parole, mi sembrò di essere nel coro, in quell’angolo dove di solito facevo una preghiera così tiepida. Lì, sentii il seguito delle parole : “Salvabo te et liberabo te, noli timere (Ti salverò, di libererò, non temere).” Vidi allora la sua mano prendere la mia mano destra come per ratificare solennemente queste promesse. Poi aggiunse : « Hai lambito la terra insieme con i miei nemici e succhiato tra le spine qualche goccia di miele. Ritorna verso di me, e ti inebrierò al torrente delle mie delizie divine.” Mentre egli parlava in tal modo, guardai, e vidi tra lui e me una siepe irta di spine che si estendeva così lontano che non ne scorgevo la fine. Non vedevo nessun modo per attraversarla fino a raggiungere quel bel giovane. Rimanevo quindi esitante, ardente di desideri e sul punto di venir meno, quando egli stesso d’improvviso mi afferrò e, sollevandomi senza alcuna difficoltà, mi pose accanto a lui. Riconobbi allora su quella mano che mi era appena stata data come pegno i preziosi monili delle sacre piaghe che hanno annullato tutti gli atti di accusa che potevano essere scritti contro di noi (cfr. Col 2, 14)… Da quel momento, la mia anima ritrovò la pace e la serenità ; iniziai a camminare alla fragranza dei tuoi profumi, (dice lei al Signore), e ben presto gustai la dolcezza e la soavità del giogo del tuo amore, che avevo prima ritenuto duro e insopportabile. »

A partire da quel momento, la vita di intima comunione di Gertrude con il Signore s’intensifica, soprattutto durante i tempi liturgici più importanti – l’Avvento e il Natale, la Quaresima e Pasqua, le feste della Vergine – anche quando, malata, non può recarsi in coro. Una mattina del tempo pasquale, entra nel cortile e si siede presso il vivaio. La bellezza del luogo, bagnato da un’acqua cristallina e circondato da alberi verdeggianti, la affascina. Gli uccelli, e in particolare le colombe, abbondano in questo rifugio di profondo raccoglimento dove si gusta un riposo delizioso. « Lì, confida Gertrude, riflettevo a ciò che avrebbe potuto completare il fascino di questo posto, e pensavo che mancava solo la presenza di un amico affettuoso, gradevole e capace di rallegrare con poche parole la mia solitudine. Tu allora, o mio Dio, mi facesti comprendere che se, con una continua gratitudine, facevo risalire verso di te le grazie di cui sono colmata ; se cercavo di crescere nelle virtù ; se inoltre, disprezzando tutto ciò che è terreno, prendevo come le colombe un libero slancio verso le cose del Cielo ; allora il mio cuore sarebbe diventato per te una dimora piena di fascino. Trascorsi tutta la giornata a meditare questi pensieri e, di sera, inginocchiandomi a pregare, questo passo del Vangelo colpì d’improvviso il mio spirito : Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui (Gv 14, 23). All’istante, sentii che il mio cuore di fango era diventato tua dimora. »

La presenza di un amico

Gertrude comprende che è rimasta a lungo lontana dal Signore per essersi dedicata con troppo ardore agli studi liberali, alla sapienza umana, trascurando la scienza spirituale e privandosi così del gusto della vera sapienza. Il Signore, che l’aveva scelta fin dal seno materno e che l’aveva fatta partecipare, fin dall’infanzia, al banchetto della vita monastica, la riconduce con la sua grazia « dalle cose esteriori alla contemplazione interiore, dalle occupazioni terrene alla cura delle cose celesti ». È così che da grammatica diventa teologa, riempiendo il suo cuore delle più utili e dolci sentenze della Sacra Scrittura, per cui ha sempre pronta la Parola di Dio per soddisfare coloro che vengono a consultarla, e confutare ogni idea falsa con passi della Sacra Scrittura utilizzati talmente a proposito che non vi si trova nulla da obiettare. Gertrude si consacra, in effetti, a scrivere e a divulgare la verità della fede con chiarezza e semplicità, grazia e persuasione, servendo la Chiesa con amore e fedeltà, al punto di essere utile e apprezzata dai teologi stessi. Ma la sua conversione si manifesta anche nell’osservanza monastica, con il passaggio da una vita che ella definisce negligente a una vita di preghiera intensa, unita a un eccezionale ardore missionario.

L’intimità con Gesù predispone Gertrude a diventare l’apostola della comunione frequente, in contrapposizione all’uso generale nel XIII secolo. Riceve un giorno questa rivelazione dal Signore : « La mia delizia è stare con i figli degli uomini, e nell’eccesso del mio amore ho istituito questo sacrificio (la Messa) perché lo si rinnovasse spesso in memoria di me. Mi sono impegnato a rimanere in questo mistero con i fedeli fino alla fine dei tempi. Chiunque tenti di allontanare dalla comunione un’anima che non è in stato di peccato mortale, assomiglia a un precettore severo che impedisca al figlio del re di giocare con i bambini poveri della sua età, nonostante il piacere che vi troverebbe il giovane principe. » Gertrude riceve così dal Signore, soprattutto nel coro durante l’Ufficio divino, doni speciali che le ispireranno sempre profondi canti di ringraziamento. Racconterà in seguito la sua esperienza mistica in un linguaggio vivace e ricco d’immagini. « Il progresso spirituale, spiega il Catechismo della Chiesa Cattolica, tende all’unione sempre più intima con Cristo. Questa unione si chiama mistica, perché partecipa al mistero di Cristo mediante i sacramenti – « i santi misteri » – e, in Lui, al mistero della Santissima Trinità. Dio chiama tutti a questa intima unione con lui, anche se soltanto ad alcuni sono concesse grazie speciali o segni straordinari di questa vita mistica, allo scopo di rendere manifesto il dono gratuito fatto a tutti » (CCC 2014).

Una preferenza sorprendente

Tuttavia, il Signore conduce Gertrude alla santità per tappe, e, anche dopo la caduta della sua “torre di vanagloria”, le rimangono dei difetti : conserva una tendenza all’impazienza, se non addirittura alla collera, nonché una certa fierezza favorita dalla sua eloquenza e dalla sua bravura nel canto. Le succede anche di lasciarsi trascinare al risentimento. Però, nonostante momenti di abbattimento di fronte alla sua consapevolezza di fare pochi progressi, non scende a patti con i suoi difetti e lotta con perseveranza. I tratti spiccati del suo temperamento sorprendono alcune persone che arrivano a stupirsi della preferenza di cui la gratifica il Signore. Ma Gesù le rivela un giorno : « Alcuni difetti che uno vede dentro di sé contribuiscono a coltivare l’umiltà e la compunzione, e quindi fanno avanzare nella via della salvezza. A volte lascio che rimangano questi difetti nei miei amici più intimi, per farli esercitare nella virtù. » Profondamente toccata dalla dolcezza di Cristo, Gertrude si rivolge così a lui : « La mia anima è stata spesso presa da una dolce commozione alla vista del tuo amore misericordioso ; mai le minacce e i castighi mi avrebbero condotta per una via così sicura al timore del peccato e alla correzione dei miei difetti. » Il Signore, in effetti, la corregge con una profonda delicatezza. « Aggirando gli ostacoli con molta abilità, tu mi mostravi la tua avversione nei confronti delle mancanze delle persone che mi circondavano, e quando rivolgevo gli occhi su me stessa, mi vedevo subito ben più colpevole : la tua dolce luce aveva così illuminato la mia coscienza, senza che un segno da parte tua avesse potuto farmi supporre che tu avessi anche solo notato in me un difetto capace di contristarti. »

Gesù ha detto : Quello che avete fatto ad uno di questi piccoli, l’avete fatto a me (Mt 25, 40). Gertrude, che si considera ella stessa come la più piccola e l’ultima delle creature, offre a Cristo presente in lei tutto ciò che concede a se stessa in fatto di cibo, di sonno o di uso di qualsiasi bene. Il Signore le rivela un giorno quanto tutto questo gli sia gradito. Tuttavia la monaca prova ancor più gioia a dare qualche cosa al prossimo.

Questo libro è Mio

Nella festa della Purificazione, il 2 febbraio 1288, Gertrude è costretta a letto da una malattia ; questa non la lascerà più se non in certi momenti di tregua. Su un ordine di Nostro Signore, racconta per iscritto i favori celesti di cui ha beneficiato, realizzando pienamente la sua vocazione di essere, per i posteri, testimone dei tesori del Cuore di Gesù. « Questo libro è mio, le dice un giorno Gesù, si chiamerà L’Araldo del Divino Amore perché vi si gusterà in anticipo qualche cosa della sovrabbondanza del mio amore divino. » Le spiega anche il motivo per cui ella riceve tante grazie svariate e ineffabili che con spossante impegno si adopera a mettere per iscritto : « Se agisco così, è perché ti ho scelta per essere luce delle nazioni, per illuminarne un gran numero, e bisogna che, nel tuo libro, ognuno incontri secondo i suoi diversi bisogni ciò che è adatto per consolarlo e istruirlo. » Non restano oggi della sua intensa attività di scrittrice che L’Araldo del Divino Amore, Le Rivelazioni, e gli Esercizi Spirituali, gioielli della letteratura spirituale.

Rivolgendosi a Gesù, Gertrude scrive : « Tu mi hai ammessa all’incomparabile familiarità della tua tenerezza, offrendomi l’arca molto nobile della tua divinità, cioè il tuo Sacro Cuore, perché io vi trovi le mie delizie. » Si lamenta, un giorno, di non poter evitare le imperfezioni che ingombrano la sua vita, e Gesù le risponde : « Ecco che offro agli occhi della tua anima il mio sacro Cuore, organo dell’adorabile Trinità, affinché tu lo preghi di riparare l’imperfezione della tua vita e di renderti perfettamente gradita ai miei occhi. » Poiché Gertrude rimane incredula davanti a un’offerta di tale prezzo, Gesù la incoraggia con queste parole : « Se tu avessi, dice, una voce sonora e piacevole, e se ti piacesse cantare, mentre accanto a te si trovasse una persona con una voce stonata, non saresti indignata che quest’ultima voglia eseguire lei stessa una melodia che tu potresti rendere con tanta facilità e tanto fascino ? Allo stesso modo, il mio sacro Cuore aspetta e desidera che tu lo inviti, con le tue parole, o anche con un segno, a compiere e a perfezionare con te le azioni della tua vita ; esso desidera renderti questo servizio con una gioia piena di amore. »

Il culto del Sacro Cuore, che si è sviluppato nel corso dei secoli, rende un omaggio della nostra fede all’umanità di Cristo. Il Sacro Cuore rappresenta il centro più profondo e tutto l’amore della persona di Cristo. « Il cuore, nella Bibbia, spiega papa Francesco, è il centro dell’uomo, dove s’intrecciano tutte le sue dimensioni : il corpo e lo spirito ; l’interiorità della persona e la sua apertura al mondo e agli altri ; l’intelletto, il volere, l’affettività. Ebbene, se il cuore è capace di tenere insieme queste dimensioni, è perché esso è il luogo dove ci apriamo alla verità e all’amore e lasciamo che ci tocchino e ci trasformino nel profondo » (Enciclica Lumen fidei, 5 luglio 2013, n. 26). Nel suo Cuore, Gesù unisce intimamente l’amore e la verità, che non devono essere separati, perché l’amore, anche se tocca la nostra affettività, non è in primo luogo legato al sentimento, ma alla verità : « L’amore risulta oggi un’esperienza legata al mondo dei sentimenti incostanti e non più alla verità, prosegue il Papa. In realtà, l’amore non si può ridurre a un sentimento che va e viene. Esso tocca, sì, la nostra affettività, ma per… andare verso l’altra persona, per edificare un rapporto duraturo ; l’amore mira all’unione con la persona amata… Se l’amore non ha rapporto con la verità, è soggetto al mutare dei sentimenti e non supera la prova del tempo. L’amore vero invece unifica tutti gli elementi della nostra persona e diventa una luce nuova verso una vita grande e piena. Senza verità l’amore… non riesce a portare l’“io” al di là del suo isolamento, né a liberarlo dall’istante fugace per edificare la vita e portare frutto… Amore e verità non si possono separare. Senza amore, la verità diventa fredda, impersonale, oppressiva per la vita concreta della persona. La verità che cerchiamo, quella che offre significato ai nostri passi, ci illumina quando siamo toccati dall’amore » (ibid. 27).

Gertrude ha appena terminato il suo lavoro di redazione quando muore madre Gertrude di Hackeborn. Viene allora eletta badessa Sofia di Mansfeld, la figlia stessa del fondatore. Nel 1294, il convento è invaso da soldati durante un conflitto che imperversa in Turingia : la guerra tra i figli di Alberto di Sassonia e Adolfo di Nassau, l’imperatore neoeletto. In questa occasione, Gesù invita Gertrude a pregare per i suoi nemici e i suoi persecutori che sono in pericolo di dannazione, e a chiedere per loro la sua misericordia nonché la grazia della conversione, piuttosto che parlarne male.

La preparazione più salutare

La fiducia inesauribile in Dio di cui fa prova Gertrude le ispira un desiderio della morte temperato dall’unione con la divina Volontà, per cui le è indifferente vivere o morire : con la morte, spera di godere della beatitudine, ma la vita è per lei un’occasione per aumentare la gloria che rende al Signore. Un giorno, le viene chiesto se non ha paura di morire senza i sacramenti della Chiesa : « In verità, lei risponde, desidero con tutto il mio cuore ricevere i sacramenti ; ma la volontà e l’ordine del mio Dio saranno per me la migliore e più salutare preparazione. Andrò quindi con gioia verso di Lui, con una morte improvvisa o prevista, sapendo che la misericordia di Dio non potrà mancarmi mai, e che senza di essa non saremmo salvati, in qualunque modo avvenga la nostra morte. » Nel frattempo, sul suo letto di malata, Gertrude prega per gli altri. Pronunciando semplicemente il loro nome, raccomanda ogni persona a quell’amore che ha fatto scendere il Figlio unico di Dio Padre sulla terra per salvare gli uomini. Avvertita della sua morte prossima, vi si prepara con esercizi da lei composti, e rende lo spirito il 17 novembre 1301 (o 1302), piena di abbandono alla divina bontà nella quale aveva messo tutta la sua speranza.

« L’esistenza di santa Gertrude, diceva papa Benedetto XVI il 6 ottobre 2010, rimane una scuola di vita cristiana, di retta via, e ci mostra che il centro di una vita felice, di una vita vera, è l’amicizia con Gesù, il Signore. E questa amicizia si impara nell’amore per la Sacra Scrittura, nell’amore per la liturgia, nella fede profonda, nell’amore per Maria, in modo da conoscere sempre più realmente Dio stesso e così la vera felicità, la meta della nostra vita. »

Dom Antoine Marie osb

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