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11 novembre 2002 San Martino di Tours |
Il giorno seguente, i voti degli elettori si concentrano, come previsto, sul Cardinale Sarto. Egli si abbandona nelle mani di Dio e dichiara: «Se non è possibile che questo calice si allontani da me, sia fatta la volontà di Dio! Accetto il Pontificato come una croce. Che nome volete assumere? Poichè i Papi che più hanno sofferto nel secolo scorso per la Chiesa hanno portato il nome di Pio, assumerò questo nome». Diventa quindi Papa Pio X.
Di origine molto modesta, Giuseppe Sarto nacque a Riese, paesetto della diocesi di Treviso, nel Veneto (Italia del Nord), il 2 giugno 1835. Suo padre è un impiegato comunale; possiede solo un'umile casetta ed un campicello. L'unica ricchezza dei suoi genitori è una fede semplice e profonda che trasmettono ai dieci figli. Giuseppe sente giovanissimo la chiamata al sacerdozio; vi risponde con fervore e riceve l'ordinazione sacerdotale il 18 settembre 1858. La divina Provvidenza lo porta a servire la Chiesa in tutti i gradi della gerarchia, facendolo diventare a volta a volta vicario parrocchiale, parroco, direttore spirituale del seminario di Treviso, vescovo di Mantova, e infine Patriarca di Venezia, prima di esser eletto Papa, responsabilità schiacciante che poteva spaventarlo a buon diritto!
La via che porta a Gesù Cristo
Fin dalla sua prima enciclica, E supremi apostolatus, del 4 ottobre 1903, Pio X fa sapere al mondo intero quale sarà il programma del suo pontificato: «Restaurare tutto in Cristo, affinchè Cristo sia tutto in tutti (ved. Ef. 1, 10 e Col. 3, 11)... Riportare il genere umano all'autorità di Cristo. Fatto ciò, l'uomo si troverà, proprio per questo, riportato a Dio... Ora, dov'è la via che ci porta a Gesù Cristo? L'abbiamo davanti agli occhi: è la Chiesa... Per questo Cristo l'ha istituita, dopo averla acquisita a prezzo del suo Sangue, per questo le ha affidato la sua dottrina ed i precetti della sua legge, prodigandole in pari tempo i tesori della grazia divina per la santificazione e la salvezza degli uomini... Si tratta di riportare le società umane, smarrite lontano dalla sapienza di Cristo, all'obbedienza della Chiesa; la Chiesa, a sua volta, le sottometterà a Cristo, e Cristo a Dio». Il Concilio Vaticano II insegna nello stesso senso: «Dio stesso ha fatto conoscere al genere umano per quale via, servendoLo, gli uomini possono ottenere la salvezza in Cristo e giungere alla beatitudine. Quest'unica vera religione, noi crediamo che sussista nella Chiesa cattolica ed apostolica, cui il Signore Gesù ha affidato l'incarico di farla conoscere a tutti gli uomini...» (Dignitatis humanæ, 1).
Por rimedio all'ignoranza
La carità di don Sarto nei riguardi di tutti si è manifestata fin dai primi anni di sacerdozio, al punto di diventare leggendaria: pronto a dare tutto, non aveva mai un soldo in tasca; si vantava di esser nato e di vivere povero. L'appello ad esercitare la più alta carica nella Chiesa non gli ha fatto perdere nè la bontà nè l'umiltà, soprattutto nei riguardi delle persone di condizione modesta. Sentendosi responsabile della sorte di tutti gli infelici, dà senza contare. Quando gli si consiglia di moderare la carità, per non far andare in fallimento la Chiesa, mostra le due mani e risponde: «La sinistra riceve e la destra dà. Se do con una mano, ricevo molto di più con l'altra». Questa carità inesauribile nasce dalla sua intima unione con Dio. Il Cardinale Merry del Val, suo Segretario di Stato, ha testimoniato: «In tutte le sue azioni, si ispirava sempre a pensieri soprannaturali e manifestava di essere unito a Dio. Per le questioni più importanti, gettava gli occhi sul Crocifisso e si ispirava a lui; in caso di dubbio, aggiornava la decisione ed aveva l'abitudine di dire, sempre fissando il Crocifisso: «Deciderà Lui»».
Un male in seno alla Chiesa
Il sistema modernista si basa su principi filosofici errati: l'agnosticismo assoluto, vale a dire l'impossibilità per lo spirito umano di giungere a certezze; e l'immanentismo, secondo cui non si può conoscere Dio in modo obiettivo, con prove che si appoggiano sulla ragione, ma unicamente attraverso l'esperienza soggettiva di ciascuno. Tali principi portano alla negazione dell'esistenza di una verità obiettiva e, di conseguenza, della possibilità di una Rivelazione divina. Insomma, la religione si riduce a simboli. Dio stesso non è più il Creatore trascendente (vale a dire preesistente all'universo e che lo supera) ma soltanto una forza immanente, «l'anima universale del mondo», il che conduce direttamente al panteismo (identificazione del mondo con Dio); Gesù Cristo non è che un uomo straordinario, la cui persona storica è stata trasfigurata dalla fede. Di qui, la distinzione modernista fra il Cristo della storia, che è soltanto un uomo morto in croce in Palestina, ed il Cristo della fede, che i discepoli immaginano esser «risuscitato» e che «divinizzano» nel loro cuore. Così, il modernismo conduce alla dissoluzione di qualsiasi contenuto religioso preciso. Per questo, il Papa santo lo definiva: la sintesi ed il punto d'incontro di tutte le eresie che tendono a distruggere i fondamenti della fede e ad annientare il Cristianesimo.
Un criterio di fedeltà a Dio
Così Pio X compie la propria missione che è quella di «salvaguardare il Popolo di Dio dalle deviazioni e dai cedimenti, e di garantirgli la possibilità oggettiva di professare senza errore l'autentica fede» (CCC, 890). Alla sollecitudine paterna del Sommo Pontefice deve corrispondere un atteggiamento filiale di docilità e di sottomissione da parte dei fedeli. Perchè Gesù Cristo ha detto agli apostoli: Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me; e chi disprezza me disprezza Colui che mi ha mandato (Luca 10, 16). L'obbedienza al Magistero della Chiesa, e specialmente al suo capo visibile, il Papa, è un criterio indispensabile di fedeltà a Dio. Pio X lo sottolinea in un discorso, il 10 maggio 1909: «Non lasciatevi ingannare dalle sottili dichiarazioni di coloro che non cessano di pretendere di voler essere con la Chiesa, di amare la Chiesa, di combattere perchè il popolo non se ne allontani... Ma giudicateli secondo le loro opere. Se disprezzano i pastori della Chiesa e perfino il Papa, se tentano con tutti i mezzi di sottrarsi alla loro autorità per eludere i loro orientamenti ed i loro consigli..., di che Chiesa questi uomini hanno l'intenzione di parlare? Non certo di quella edificata sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e che ha come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù (Ef. 2, 19)».
Ancora d'attualità
Iniziative audaci
«Bisogna, si compiace di ripetere il nostro santo, che il mio popolo preghi sulla base di qualcosa di bello». Constatando che la musica sacra non raggiunge sempre lo scopo, che è quello di mettere in valore il testo liturgico e di disporre così i fedeli ad una maggior devozione, il Papa, senza escludere altre forme legittime di canto sacro, ricorda nel Motu Proprio Tra le sollecitudini, del 22 novembre 1903, che il canto gregoriano concorre eminentemente al fine della liturgia: la glorificazione di Dio e la santificazione dei fedeli. Così, incoraggia il ripristino di tale canto. Il Concilio Vaticano II affermerà anch'esso: «La Chiesa riconosce nel canto gregoriano il canto proprio della liturgia romana; è dunque esso che, nelle azioni liturgiche, essendo d'altronde tutto raffrontabile, deve occupare il primo posto» (Sacrosantum concilium, 116).
Nel 1905, secondo il desiderio espresso dal Concilio di Trento, ma rimasto fino ad allora lettera morta, Pio X, con il decreto Sacra Tridentina Synodus, prende un'iniziativa pastorale della massima importanza: contrariamente ad una pratica radicata da secoli, apre l'accesso alla Comunione frequente, e perfino quotidiana, per tutti coloro che lo desiderano. Basta che siano in stato di grazia e che la loro intenzione sia retta: vale a dire comunicarsi «non per abitudine , o per vanità, o per ragioni umane, ma per soddisfare la volontà di Dio, per unirsi a Lui più intimamente attraverso la carità e, grazie a tale divino rimedio, combattere i propri difetti e le proprie infermità». È altresì necessario osservare il digiuno prescritto (attualmente, almeno un'ora prima della Comunione) ed essere vestiti correttamente. Cinque anni dopo, Pio X autorizzerà i bambini a fare la prima Comunione all'età della ragione. Fino ad allora, era abitudine attendere che avessero 12 o 13 anni. Il Papa considera questa riforma come una grazia inestimabile per le anime dei fanciulli: «Il fiore dell'innocenza, prima che sia intaccato e appassito, andrà a mettersi al riparo presso Colui che si compiace di vivere fra i gigli; implorato dalle anime pure dei bambini, Dio tratterrà il braccio della sua giustizia». È dunque a giusto titolo che san Pio X viene talvolta chiamato «il Papa dell'Eucaristia».
Per rispondere scientificamente alle obiezioni della scienza e dell'esegesi modernista, il Papa santo fonda, nel 1909, l'Istituto Biblico, cui affida la missione di approfondire gli studi nell'ordine linguistico, storico ed archeologico, favorendo così una migliore conoscenza della Sacra Scrittura. È fermamente convinto che la Chiesa non ha nulla da temere dalla vera scienza, e che i metodi più moderni di ricerca possono e devono esser messi al servizio della fede.
Per rendere la Chiesa sempre più idonea ed aperta al progredire degli uomini verso Gesù Cristo, san Pio X ordina l'aggiornamento e la codificazione delle leggi ecclesiastiche diventate, nel corso dei secoli, numerose e complesse. Quest'opera sarà portata a termine dal suo successore, Papa Benedetto XV, nel 1917. Del pari, per facilitare il ministero dei sacerdoti, procede ad una riforma del Breviario romano, per mezzo di una nuova distribuzione dei salmi per ciascun giorno e di una revisione delle rubriche.
Perdiamo le chiese, ma salviamo la Chiesa
All'inizio del suo pontificato, Pio X scriveva: «Cercare la pace senza Dio, è assurdo». Avendo spesso previsto e predetto una grande guerra fra le nazioni europee, moltiplica i passi diplomatici per evitare tale tragedia. Tuttavia, nell'estate del 1914 si scatena la prima guerra mondiale. Il cuore del Santo Padre è spezzato. Nella sua angoscia, ripete giorno e notte: «Offro in olocausto la mia misera vita per impedire il massacro di tanti miei figli... Soffro per tutti coloro che cadono sui campi di battaglia...» Il 15 agosto, prova un malessere generale, e il 19 è alle soglie della morte. «Mi metto nelle mani di Dio», dice con una tranquillità soprannaturale. Verso mezzogiorno, gli sono amministrati gli ultimi Sacramenti, che riceve, calmo e sereno, perfettamente lucido di spirito, con un'ammirevole devozione. Il 20 agosto 1914, all'una di notte, facendo un lento segno di croce e giungendo le mani, come se celebrasse la Messa, dopo aver baciato un piccolo crocifisso, il santo Pontefice entra nella vita eterna.
Beatificato nel 1951, Pio X fu canonizzato il 29 maggio 1954 da Papa Pio XII. In occasione di una visita pastorale a Treviso nel 1985, Papa Giovanni Paolo II ha tessuto le sue lodi come segue: «Ha avuto il coraggio di annunciare il Vangelo di Dio in mezzo a numerose lotte... Ha operato con grande sincerità per mettere in risalto gli ingannevoli recessi del sistema teologico del modernismo, con grande coraggio, mosso nel suo impegno unicamente dal desiderio di verità, affinchè la Rivelazione non fosse travisata nel suo contenuto essenziale. Questo grande disegno obbligò Pio X ad un continuo cimento interiore, per non sforzarsi di piacere agli uomini. Noi sappiamo quale avversità ebbe a sopportare, proprio a causa dell'impopolarità cui si espose con le sue scelte. Quale fedele discepolo del Maestro Gesù, volle piacere a Dio, che mette alla prova i nostri cuori».