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[Cette lettre en français] |
11 luglio 1999 San Benedetto, Patriarca del monachesimo occidentale, e Patrono dell'Europa |
«Aiutare tutti gli uomini»
Gonxha è attirata dalle missioni. Le Superiore la mandano in India, a Darjeeling, città situata ai piedi dell'Himalaia, dove inizia il noviziato, il 24 maggio 1929. L'insegnamento è la vocazione principale delle Suore di Loreto. Gonxha insegnerà dunque alle bambine, pur studiando lei stessa in vista di ottenere il diploma di professoressa. Il 25 maggio 1931, pronuncia i voti religiosi e assume il nome di Suor Teresa, in onore di Santa Teresa di Lisieux. Per terminare gli studi, Suor Teresa viene mandata, nel 1935, presso l'Istituto di Calcutta, capitale sovrappopolata ed insalubre del Bengala. Ivi, essa si trova confrontata alla miseria: tutta una popolazione vive, muore, nasce sui marciapiedi; il loro tetto è costituito dal sedile di una panchina, l'angolo di un portone, un carretto abbandonato, alcuni giornali o cartoni... Bambini muoiono appena nati, e vengono buttati in una pattumiera, in un canale di scolo, da qualsiasi parte. Ogni mattina, i morti vengono raccolti insieme con i mucchi di spazzatura...
Il 10 settembre 1946, mentre sta pregando, Suor Teresa percepisce distintamente un invito di Nostro Signore a lasciare il convento di Loreto per consacrarsi al servizio dei Poveri, vivere in mezzo a loro. Si confida con la Superiora, che la fa aspettare, per mettere alla prova la sua ubbidienza. In capo ad un anno, la Santa Sede la autorizza a vivere fuori della clausura. Il 16 agosto 1947, a trentasette anni, Suor Teresa indossa per la prima volta un sari (veste tradizionale delle donne indiane) bianco di un cotonato grezzo, ornato con un bordino azzurro, i colori della Santissima Vergine Maria. Sulla spalla, un piccolo crocifisso nero. Quando va e viene, porta con sè una valigetta contenente le sue cose personali indispensabili, ma non denaro. Madre Teresa non ha mai chiesto denaro; non ne ha mai avuto in suo possesso. Eppure le sue opere e fondazioni hanno richiesto spese notevolissime. La divina Provvidenza vi ha sempre provveduto.
A decorrere dal 1949, sempre più numerose sono le giovani che vanno a condividere la vita di Madre Teresa. Questa le mette a lungo alla prova, prima di riceverle. Nell'autunno del 1950, Papa Pio XII autorizza ufficialmente la nuova istituzione, denominata «Congregazione delle Missionarie della Carità».
Un posto per morire «mirabilmente»
Madre Teresa non ha idee preconcette circa le opere da realizzare. Si lascia guidare dalla Provvidenza e dai bisogni dei poveri. Viene trovato un bambino che sta mangiando immondizie. Si lamenta di aver mal di stomaco: «Cosa hai mangiato stamane? Niente E ieri? Niente». Due anni dopo, Madre Teresa crea il «Centro di speranza e di vita» per accogliervi i bambini abbandonati. In realtà, quelli che vengono portati lì, avvolti in stracci o addirittura in pezzi di carta, non hanno che poca speranza di vivere quaggiù. Ricevono allora il battesimo e se vanno dritti dritti in Cielo. Molti di quelli che riescono a riaversi, saranno adottati da famiglie di tutti i paesi. «Un bambino abbandonato che avevamo raccolto, fu affidato ad una famiglia molto ricca, racconta Madre Teresa, una famiglia dell'alta società, che voleva adottare un ragazzino. Qualche mese dopo, sento dire che quel bambino è stato molto malato e che rimarrà paralizzato. Vado a trovare la famiglia e propongo: «Ridatemi il bambino: lo sostituirò con un altro in buona salute. Preferirei che mi ammazzassero, piuttosto che esser separato da questo bambino!» risponde il padre guardandomi, con il volto tutto triste». Che lezione d'amore!
Madre Teresa nota: «Quel che manca di più ai poveri, è il fatto di sentirsi utili, di sentirsi amati. È l'esser messi da parte che impone loro la povertà, che li ferisce. Per tutte le specie di malattie, vi sono medicine, cure, ma quando si è indesiderabili, se non vi sono mani pietose e cuori amorosi, allora non c'è speranza di vera guarigione».
«Un più elevato valore umano»
Tale dottrina parte da una visione integrale dell'uomo e della sua vocazione, non solo naturale e terrena, ma anche soprannaturale ed eterna, ed «è fondata sulla connessione inscindibile, che Dio ha voluto e che l'uomo non può rompere di sua iniziativa, tra i due significati dell'atto coniugale: il significato unitivo e il significato procreativo» (Paolo VI, enciclica Humanæ vitæ, 12). Per realizzare il controllo delle nascite, «la continenza periodica, i metodi di regolazione delle nascite basati sull'auto-osservazione e il ricorso ai periodi infecondi sono conformi ai criteri oggettivi della moralità. Tali metodi rispettano il corpo degli sposi, incoraggiano tra loro la tenerezza e favoriscono l'educazione ad una libertà autentica» (Catechismo della Chiesa Cattolica, CCC, 2370).
Papa Paolo VI descrive così il valore dei metodi naturali: «La padronanza dell'istinto da parte della ragione e la libera volontà impongono senz'altro un'ascesi, perchè le manifestazioni affettive della vita coniugale siano debitamente regolate, in particolare per quanto concerne l'osservanza della continenza periodica. Ma tale disciplina, propria della purezza degli sposi, ben lungi dal nuocere all'amore coniugale, gli conferisce al contrario un più elevato valore umano. Essa esige uno sforzo continuo, ma grazie alla sua influenza benefica, i coniugi sviluppano totalmente la loro personalità, arricchendosi di valori spirituali: porta alla vita familiare frutti di serenità e di pace, e facilita la soluzione di altri problemi; favorisce l'attenzione all'altro coniuge, aiuta gli sposi a bandire l'egoismo, nemico del vero amore, e approfondisce il loro senso delle responsabilità nel compimento dei loro doveri. I genitori acquisiscono così la capacità di un'influenza più profonda e più efficace per l'educazione dei figli» (Humanæ vitæ, 21).
Una differenza essenziale di mentalità
L'amore, la vita, la patria
La mentalità contraccettiva che vuole a tutti i costi evitare il figlio, sfocia logicamente nella mentalità abortiva, in caso di insuccesso della contraccezione. Le statistiche dimostrano che la pratica dell'aborto si sviluppa di più nei paesi che favoriscono la contraccezione. Inoltre, parecchi prodotti presentati come contraccettivi sono in realtà abortivi (pillola del giorno dopo, spirale antifecondativa, ecc.). Pertanto, Madre Teresa rifiuta di affidare, per l'adozione, un bambino ad una coppia che ricorra alla contraccezione, giudicando che egli verrebbe a trovarsi in un ambiente di morte.
Si obietta, talvolta, che i metodi naturali non sono nè sicuri nè efficaci. È inesatto. Studi medici seri hanno dimostrato che il metodo di Billings (metodo naturale), per esempio, è un mezzo molto efficace per evitare una nascita non auspicabile. La maggior parte delle donne possono determinare senza rischi notevoli di errore il loro periodo di fecondità. Ecco una testimonianza di Madre Teresa: «A Calcutta, dirigiamo attualmente 102 centri in cui si insegna alle famiglie il controllo delle nascite, nel rispetto dell'amore reciproco e dei figli. L'anno scorso, migliaia di famiglie cristiane, musulmane o indù sono passate per i nostri centri ed hanno così evitato la nascita di qualcosa come 70 000 bambini, ma senza ammazzarne uno solo. Appoggiandosi semplicemente sui tre pilastri che sono: l'amore, la vita e la patria» (Lettera al Primo Ministro dell'India, 26 marzo 1979).
Madre Teresa aggiunge, parlando alle popolazioni dei paesi «ricchi»: «Poichè la nostra gente (i poveri) può farlo, tanto più potete farlo voi, che conoscete i mezzi per non distruggere la vita che Dio ha creato in noi» (11 dicembre 1979). Tuttavia, se i poveri hanno spesso validi motivi per distanziare la nascita dei figli, i coniugi dei paesi ricchi, in cui la natalità è in diminuzione, devono verificare che il loro desiderio di evitare un nuovo concepimento, «non sia frutto di egoismo, ma sia conforme alla giusta generosità di una paternità responsabile» (CCC, 2368).
Per amore di Gesù Cristo
L'adorazione del Santissimo Sacramento occupa un posto importante nella giornata delle Missionarie della Carità. Fanno la comunione ogni giorno e tutte le settimane ricevono il sacramento della penitenza. «La confessione è un atto magnifico, un atto di grande amore. È il momento in cui permetto a Cristo di allontanare da me tutto ciò che divide, tutto ciò che distrugge. Per la maggior parte di noi, esiste il pericolo di dimenticare che siamo peccatori e che dobbiamo andare a confessarci in quanto tali».
C'è, nelle seguaci di Madre Teresa, una devozione affatto particolare alla Santissima Vergine. «Maria è la nostra guida, la causa della nostra gioia. Pregatela. Recitate il Rosario, affinchè la Vergine sia sempre con voi, vi protegga, vi aiuti. Introducete la preghiera nelle vostre famiglie. La famiglia in cui si prega insieme rimane unita».
Sviluppo dell'opera
Nello Yemen, paese musulmano in cui nessuna influenza cristiana è penetrata da ottocento anni a questa parte, Madre Teresa accetta di inviare delle Suore, a condizione che possano condurre con sè un sacerdote. Negli anni 80, l'Ordine fonda, in media, quindici nuove case all'anno. A partire dal 1986, si insedia nei paesi comunisti, fino allora vietati ai missionari: l'Etiopia, lo Yemen Meridionale, l'URSS, l'Albania, la Cina.
Nel marzo del 1967, l'opera di Madre Teresa si è arricchita di un ramo maschile: la «Congregazione dei Frati Missionari». E, nel 1969, è nata la Fraternità dei collaboratori laici delle Missionarie della Carità.
Un segreto semplicissimo
Dopo varie degenze in ospedale, Madre Teresa si è spenta nella pace del Signore, a Calcutta, il 5 settembre 1997. Alla notizia della sua morte, Papa Giovanni Paolo II riassumeva così la di lei vita: «La sua missione cominciava all'alba, davanti all'Eucaristia. Nel silenzio della contemplazione, Madre Teresa sentiva risonare il grido di Gesù: Ho sete. Quel grido, conservato in fondo al cuore, la spingeva per le strade di Calcutta e di tutti i sobborghi del mondo, alla ricerca di Gesù, presso il povero, il derelitto, il moribondo... Madre Teresa, indimenticabile madre dei poveri, è un esempio eloquente per tutti» (Angelus del 7 settembre 1997).
Tante volte, Madre Teresa ha risposto a giovani che volevano andare a secondarla in India, di rimanere nel loro paese, per esercitarvi la carità nei riguardi dei «poveri» del loro ambiente abituale. Ecco alcuni suoi suggerimenti: «In Francia, come a New York e dovunque, quanti esseri hanno fame di esser amati: è una povertà terribile, questa, senza paragone con la povertà degli Africani e degli Indiani... Non è tanto quanto si dà, ma è l'amore che mettiamo nel dare che conta... Pregate perchè ciò cominci nella vostra propria famiglia. I bambini non hanno spesso nessuno che li accolga, quando tornano da scuola. Quando si ritrovano con i genitori, è per sedersi davanti alla televisione, e non scambiano parola. È una povertà molto profonda... Dovete lavorare per guadagnare la vita della vostra famiglia, ma abbiate anche il coraggio di dividere con qualcuno che non ha forse semplicemente un sorriso, un bicchier d'acqua -, di proporgli di sedersi per parlare qualche istante; scrivete magari soltanto una lettera ad un malato degente in ospedale... E la cosa migliore è andare a Nazareth e osservare come vive la Sacra Famiglia: Fate della vostra famiglia un'altra Nazareth. Amate Gesù! Spesso, nel corso della giornata, dite a voi stessi: «Gesù è nel mio cuore. Credo al tuo tenero amore per me, e ti amo, Gesù». Bisogna dirlo e ripeterlo costantemente. E vedrete quale forza, quale gioia e quale pace avrete, grazie a quell'amore che nutrite per Gesù. E potrete amare gli altri come Gesù vi ama».
Ci è possibile amare gli altri come Gesù, perchè, se viviamo nella grazia di Dio, lo Spirito Santo, che è l'Amore, abita in noi (ved. Giov. 14, 18). I monaci Gli chiedono di diffondere la Sua Carità nei vostri cuori, affinchè siate i Suoi testimoni, seguendo l'esempio di Madre Teresa di Calcutta. Essi pregano per Lei e per tutti coloro che Le sono cari, vivi e defunti.