|
Scaricare come pdf![]() [Cette lettre en français] [This letter in English] [Dieser Brief auf deutsch] [Deze brief in het Nederlands] [Esta carta en español] |
1 maggio 2008 San Giuseppe, artigiano |
Nata a Saint-Pierre-sur-Dives in Normandia il 12 agosto 1874, Marie-Louise Castel viene battezzata l'indomani. I suoi genitori, i suoi fratelli e le sue sorelle la circondano di un grande affetto. È la tredicesima di una famiglia di cui otto figli sono già morti in tenera età. La famiglia vedrà fiorire quattro vocazioni religiose. Suo padre, maestro statale, non ha accettato le leggi del 1882 sulla laicizzazione delle scuole, e mantiene per i suoi allievi la pia consuetudine della preghiera del mattino. Questo atteggiamento coraggioso spiace all'Amministrazione. Il signor Castel, costretto a rassegnare le dimissioni, si stabilisce a Parigi. La famiglia ama pregare la Santissima Vergine guardando l'immagine della Madonna del Perpetuo Soccorso. I genitori di Maria Luisa professano anche una grande devozione per il Santo Volto di Nostro Signore. Maria Luisa sente molto presto la chiamata alla vita consacrata. All'età di 12 anni, scopre una preghiera «Per chiedere la luce sulla propria vocazione»; la recita per nove giorni di seguito. Alla fine della novena, pregando davanti al Santo Volto, riceve un'ispirazione che traduce così: «Come devono essere felici le Carmelitane! Sarò Carmelitana!»
Il buon Dio mi chiama e io vengo!
Il 22 luglio seguente, Maria Luisa viene a cercare conforto al Carmelo di Lisieux. Viene ricevuta in parlatorio dalla nuova Priora, Madre Agnese di Gesù, sorella di santa Teresa del Bambino Gesù. Di ritorno a Parigi, Maria Luisa apprende che non può ritornare al Carmelo dell'avenue de Messine prima di aver compiuto 21 anni. La Priora, vedendo il suo dolore, le consiglia di chiedere la sua ammissione al Carmelo di Lisieux: «L'aria natale vi sarà più favorevole di quella di Parigi». Maria Luisa entra quindi al Carmelo di Lisieux il 16 giugno 1894, non senza aver fatto un ultimo giro in giostra alla fiera! Conserverà per tutta la vita l'impronta della sua gioventù parigina un po' monella. Il suo viso rotondo rimane talmente infantile che Suor Teresa la chiamerà «la sua bambolina», un soprannome che esprime bene l'affetto che Teresa nutre per lei; quest'ultima, allora giovane Professa di 20 anni, è in effetti incaricata di iniziarla alla vita del Carmelo. Maria Luisa riceve il nome di Suor Maria Agnese del Volto Santo. Essendo la più giovane novizia di Teresa, beneficia dei suoi numerosi consigli e diventa rapidamente sua fervente discepola. Tuttavia, dà molto lavoro a Teresa, che la tratta senza tanti riguardi e non lascia correre nessun suo capriccio. L'insuccesso della giovane Suora in un altro Carmelo e i suoi modi da piccola Parigina non le attirano le simpatie delle Suore anziane. Lungi dal tenere gli occhi bassi, come lo chiede il regolamento del Carmelo, ama curiosare un po' dappertutto. Teresa le fa notare che il suo sguardo assomiglia troppo a quello di un «coniglio selvatico». Tuttavia, la presenza nel noviziato di questo «monello parigino» ne ringiovanisce l'atmosfera.
Grazie ai suoi progressi giudicati sufficienti, la postulante può rivestire nuovamente l'abito del Carmelo, il 18 dicembre 1894. Suor Maria Agnese è ancora lontana dalla perfezione. Le osservazioni non le mancano! Un giorno, scoraggiata, se ne va a confidare a Teresa: «Non ho la vocazione!» Teresa si contenta di riderne, e Suor Maria Agnese ride anche lei di cuore. Per aiutarla a correggersi dall'abitudine di piangere per un nonnulla, Suor Teresa utilizza un metodo originale: «Prendendo sul suo tavolo un guscio di cozza, racconterà la giovane Suora in seguito, mi teneva le mani per impedirmi di asciugarmi gli occhi. Poi si mise a raccogliere le mie lacrime in questa conchiglia: i miei pianti si trasformarono ben presto in un riso gioioso». E Teresa aggiunge: «Ormai, vi permetto di piangere quanto vorrete, purché sia nella conchiglia!» Teresa le insegna così l'arte di essere felice e di sorridere in ogni circostanza: «Il viso è il riflesso dell'anima, dice, deve sempre essere calmo, come quello di un bambino sempre contento, anche quando siete sola, perché siete costantemente sotto gli occhi di Dio e degli angeli« Gesù ama i cuori gioiosi, Egli ama un'anima sempre sorridente».
L'unico fine: far piacere a Lui
«Voi siete amata dal Buon Dio»
Nel corso dell'anno 1897, lo stato di Suor Teresa, affetta da tubercolosi, peggiora; si teme il contagio, e la Priora decide che Suor Maria della Trinità non avvicinerà più la malata. Teresa scrive qualche breve messaggio alla sua novizia per aiutarla ad accettare questa decisione: «Comprendo molto bene il vostro dolore di non potermi più parlare, ma siate sicura che soffro anch'io della mia impotenza e che mai ho così ben sentito che occupate un posto immenso nel mio cuore» Il 30 settembre, Suor Maria della Trinità sarà testimone, con la sua comunità, degli ultimi istanti di santa Teresa e del suo bello e lungo sguardo estatico nel momento in cui «entra nella Vita». Dopo la canonizzazione di Suor Teresa nel 1925, Suor Maria della Trinità scriverà: «Credo proprio che sia la prima volta che si canonizza una Santa che non ha fatto nulla di straordinario: né estasi, né rivelazioni, né mortificazioni che spaventano le piccole anime come le nostre. Tutta la sua vita si riassume in un'unica parola: ha amato il Buon Dio in tutte le piccole azioni ordinarie della vita comune, compiendole con una grande fedeltà. Aveva sempre una grande serenità d'anima nella sofferenza come nella gioia, perché prendeva ogni cosa come proveniente da Dio».
La vita del monastero continua, con gli uffici nel coro, le due ore quotidiane di orazione e le attività domestiche. Tuttavia, Teresa ha lasciato una profonda impronta sulla piccola comunità, e in particolare in Suor Maria della Trinità che trova nel ricordo della Santa uno stimolo per la sua vita spirituale. D'altronde, avrà sempre l'impressione che Suor Teresa del Bambino Gesù l'accompagni lungo il suo pellegrinaggio sulla terra. Questa presenza la incoraggia di fronte alla voluminosa corrispondenza che affluisce al Carmelo a partire dalla pubblicazione della Storia di un'anima, l'autobiografia di Teresa. Suor Maria della Trinità si trova in effetti ad essere molto occupata da questa corrispondenza, che, da venticinque lettere al giorno nel 1909, raggiungerà il migliaio al momento della canonizzazione di Santa Teresina nel 1925.
Il 10 marzo 1926, scrive a Madre Agnese: «Ho voglia di amare il Buon Dio come l'ha amato la nostra Teresina, di essere come lei la gioia del suo Cuore!» Molto abile, Maria della Trinità lavora nel laboratorio di rilegatura e alla cottura delle ostie. Cambiare attività costituisce il suo modo di rilassarsi. Scrive molto: una concordanza dei quattro Vangeli, estratti dell'Antico Testamento, diversi episodi di vite di Santi. La sua allegria contagiosa non si altera. Ama sottolineare l'indulgenza e la bontà di Madre Agnese, la sua Priora: «Vi trovo così misericordiosa, le scrive, che mi sembra che il Buon Dio non possa esserlo di più!» Per fare orazione, le basta abitualmente ricordarsi le parole e gli esempi di colei che aveva avuto la grazia di avvicinare: «I miei ricordi su Teresa, scrive, mi bastano per le mie preghiere e so che Dio non chiede altra cosa da me che camminare nella «Piccola Via» dove lei ha guidato i miei primi passi. Tutta la mia opera consiste nel non allontanarmene, perché« occorre un'attenzione costante per dimorarvi. Ma, quando vi ci si trova, che pace!»
«Dal momento che li si riconosce»
Nel febbraio 1923, Suor Maria della Trinità contrae una polmonite. Poco dopo, le appare sulla testa una macchia: è un doloroso «lupus» che le invade progressivamente tutto il viso e le conferisce una fisionomia da lebbrosa. Lungi dal rattristarsene, è felice di riprodurre sul suo viso il Santo Volto di Gesù nella sua Passione, che ha contemplato meditando il profeta Isaia: « molti si stupirono di lui - tanto era sfigurato per essere d'uomo il suo aspetto e diversa la sua forma da quella dei figli dell'uomo« Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per provare in lui diletto. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
«l mio corpo, sei tu!»
Sempre più curva, Suor Maria della Trinità non si separa ormai più dal suo bastone. Nonostante questi sintomi prematuri di vecchiaia, i suoi discorsi mantengono sempre un tono giocoso, anche quando sono molto profondi, come questo biglietto del 6 giugno 1939: «Mio Dio, se dovessi esservi un po' meno gradita senza il mio lupus, preferisco molto conservarlo per esservi completamente gradita». Il 21 luglio 1941, scrive al padre Marie-Bernard della Grande Trappa: «Il Buon Dio mi fa la grazia di non temere il futuro: mi abbandono a Lui come un bambino al migliore dei padri che fa tutto per il meglio. La mia grande consolazione è guardare il Volto doloroso di Gesù e constatare qualche tratto di somiglianza con esso. Suor Teresa del Bambino Gesù amava spesso ricordarmi queste parole di Isaia: Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi« era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima, ecc. Mi stupivo allora della sua insistenza nel ritornare sempre sullo stesso argomento. Adesso, credo veramente che il Buon Dio la ispirasse a dirmi queste cose che mi avrebbero fatto tanto bene in seguito». Un Religioso carmelitano, che l'ha incontrata nel 1940, traccia di lei questo ritratto pittoresco: «Aveva allora più di 65 anni, ma li portava valorosamente nonostante il lupus di cui soffriva su metà del viso. Mi diede un'impressione di santità e di semplicità che non ho dimenticato. Mi parlò di santa Teresa con una venerazione affettuosa e rispettosa di cui sono ancora commosso».
Come può, segue le attività della comunità, assicurando il suo turno di lettura in refettorio e recandosi all'ufficio corale appoggiata sul suo inseparabile bastone. Quando non può seguire l'ufficio delle Vigilie, ricupera il giorno dopo arrivando per prima all'orazione. Ormai, la sua salute declina inesorabilmente. Riceve gli ultimi sacramenti il 15 gennaio 1944, dicendo: «Mite e umile Gesù». Nella notte tra il 15 e il 16 gennaio, si sentono le sue ultime parole: «In Cielo, seguirò ovunque Teresina». Dopo una breve agonia, spira il 16 gennaio, festa di Nostra Signora delle Vittorie, alle undici del mattino.
Cooperatori privilegiati
Chiediamo a Suor Maria della Trinità di ottenerci la sua docilità nei confronti della Volontà divina nelle piccole cose di ogni giorno, per consolare il Cuore di Gesù e conquistargli numerose anime.