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29 settembre 2021 santi Michele, Gabriele, Raffaele, Arcangeli |
Celebrato già alcuni anni prima della sua morte come « la colonna della Chiesa » dal grande teologo e vescovo di Costantinopoli san Gregorio Nazianzeno, sant’Atanasio è tuttora considerato, in Oriente come in Occidente, un modello di fedeltà alla fede cattolica in tempi in cui l’eresia (dottrina che nega un punto della fede) sembrava destinata a trionfare. Vescovo di Alessandria d’Egitto per quarantacinque anni, dovette subire cinque volte l’esilio, per una durata totale di oltre vent’anni.
Vescovo a trent’anni
Quando Atanasio nasce nei pressi di Alessandria d’Egitto, intorno al 298, la persecuzione dei cristiani ufficialmente in vigore nell’Impero ha ceduto il posto alla tolleranza di fatto. Nel 313, con l’editto di Milano, l’imperatore Costantino pone fine alle persecuzioni. Atanasio riceve un’istruzione molto seria, in particolare in letteratura greca e in filosofia. Entra giovanissimo nel clero cristiano e vi esercita per sei anni l’ufficio di lettore. Le sue doti lo segnalano all’attenzione del vescovo Alessandro, che lo sceglie come segretario e uomo di fiducia. Un sacerdote rinomato della diocesi, Ario, inizia allora a diffondere con grande abilità, con il pretesto di meglio adattare la dottrina cristiana alla ragione umana, una nuova dottrina che nega la divinità di Gesù Cristo. Nel 325, Atanasio partecipa molto attivamente, nella sua qualità di diacono e di segretario del patriarca Alessandro, al primo concilio ecumenico tenuto a Nicea, che condanna formalmente l’eresia di Ario. L’imperatore Costantino approva ufficialmente gli atti del Concilio, attribuendo loro così il valore di una legge dello Stato (questo atteggiamento, motivato da buone intenzioni, non era privo di rischi per l’indipendenza della Chiesa nei confronti dello Stato). Dopo la morte di Alessandro, nel 328, Atanasio, che allora ha solo trent’anni, viene nominato, secondo i desideri del defunto, suo successore. I vescovi della provincia, il clero della diocesi e il popolo approvano questa scelta.
« Atanasio, dirà papa Benedetto XVI, è soprattutto l’appassionato teologo dell’Incarnazione del Logos, il Verbo di Dio, che – come dice il prologo del quarto Vangelo – si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi (Gv 1,14)… Ario, con la sua teoria, minacciava l’autentica fede in Cristo, dichiarando che il Logos non era vero Dio, ma un dio creato, un essere “medio” tra Dio e l’uomo… I vescovi riuniti a Nicea risposero mettendo a punto e fissando il “Simbolo della fede” che, completato più tardi dal primo Concilio di Costantinopoli, è rimasto… nella liturgia come il Credo niceno-costantinopolitano. In questo testo fondamentale… figura il termine greco homooúsios, in latino consubstantialis : esso vuole indicare che il Figlio, il Logos, è “della stessa sostanza” del Padre, è Dio da Dio, è la sua sostanza, e così viene messa in luce la piena divinità del Figlio, che era negata dagli ariani » (Udienza del 20 giugno 2007). Sant’Atanasio consacrerà la sua vita alla difesa e alla spiegazione di questo Credo. Il suo intenso lavoro mantiene oggi tutto il suo valore perché l’arianesimo è ancora presente sotto nuove forme. I modernisti hanno voluto distinguere il Cristo della storia, che sarebbe solo un uomo, e il Cristo della fede, che sarebbe Dio solo nella soggettività dei credenti. Si sente dire, inoltre, che Cristo non sarebbe stato consapevole della sua divinità. Queste opinioni sono in contraddizione con l’insegnamento del Concilio di Nicea. In effetti, la divinità di Gesù è una realtà oggettiva indipendente dalla fede dei credenti ; e se Cristo è veramente Dio, come potrebbe ignorarlo ?
Nell’autunno del 329, Atanasio intraprende un lungo giro di visite pastorali. Si reca anche al monastero di Tabennisi, fondato da san Pacomio. Ben presto, i semiariani, un partito formato da coloro che cercano di aggirare le condanne pronunciate dal Concilio di Nicea, si oppongono ad Atanasio. Redigono una serie di documenti in cui lo accusano di una gestione tirannica, addirittura criminale, della Chiesa d’Egitto. Nel 335, approfittano di un’assemblea di vescovi riuniti a Tiro, tra i quali contano molti sostenitori, per rovinare la reputazione di Atanasio. Di conseguenza, il 5 febbraio 336, quest’ultimo viene esiliato dall’imperatore Costantino a Treviri, dove rimane dalla primavera del 336 al giugno del 337 (primo esilio). “Durante le sue forzate assenze da Alessandria, ricorda Benedetto XVI, il Vescovo [Atanasio] ebbe modo di sostenere e diffondere in Occidente, prima a Treviri e poi a Roma, la fede nicena e anche gli ideali del monachesimo, abbracciati in Egitto dal grande eremita Antonio, con una scelta di vita alla quale Atanasio fu sempre vicino. Sant’Antonio, con la sua forza spirituale, era la persona più importante nel sostenere la fede di sant’Atanasio » (ibid.).
Una dichiarazione solenne
L’imperatore Costantino muore il 22 maggio 337 ; i suoi tre figli (Costantino II, Costante I ° e Costanzo II) di spartiscono l’impero. Costantino II, divenuto imperatore di una parte dell’Occidente, ristabilisce Atanasio nella sua sede di Alessandria. Ma l’Egitto dipende da suo fratello, Costanzo II, imperatore d’Oriente, che è favorevole al partito degli ariani. Questi vogliono che Atanasio venga sostituito sulla sede di Alessandria da uno dei loro. All’inizio del 339, con l’approvazione di Costanzo II, viene consacrato “vescovo di Alessandria” Gregorio di Cappadocia, un ariano. Il 16 aprile, Atanasio, ricercato da una truppa armata, riesce a imbarcarsi per Roma. Vi è raggiunto da diversi vescovi deposti dagli ariani. Papa Giulio I riunisce un concilio in Italia, durante l’inverno 340-341 ; alla conclusione delle deliberazioni, dichiara solennemente Atanasio e i vescovi esiliati a Roma innocenti delle accuse accumulate nei loro confronti, e legittimi titolari delle loro sedi. Redige una lettera indirizzata ai vescovi orientali per comunicare loro la sentenza. Ma un sinodo riunito ad Antiochia oppone al Papa un rifiuto categorico.
Il Papa prepara allora un concilio generale che riunisce a Sardica (l’attuale Sofia, in Bulgaria), durante l’estate del 343, un centinaio di vescovi occidentali e novanta vescovi orientali. Immediatamente, questi ultimi contestano la presenza di Atanasio e degli altri vescovi esiliati, in quanto già giudicati da loro nel sinodo di Tiro. Dopo lunghe controversie, essi lasciano la città. I vescovi occidentali, rimasti a Sardica, proclamano allora l’innocenza dei vescovi d’Oriente esiliati e pronunciano la deposizione dei vescovi intrusi. Durante l’estate del 344, Atanasio raggiunge Aquileia, dove viene accolto da Costante I, che abbraccia pienamente la causa dei vescovi esiliati e ottiene che venga messa fine alle persecuzioni contro i seguaci di Atanasio. Quest’ultimo rimane però ad Aquileia fino all’inizio del 346. Il 21 ottobre di quell’anno, viene accolto trionfalmente dai suoi fedeli ad Alessandria. Il suo secondo esilio è durato dall’aprile del 339 all’ottobre del 346.
L’influenza di Atanasio diventa allora preponderante in Egitto, grazie al grandissimo sviluppo del monachesimo, sotto l’impulso di san Pacomio di Tabennisi (morto il 9 maggio 346). La maggior parte dei monaci si schiera dietro il vescovo : quest’ultimo riceve una delegazione dal monastero di Tabennisi, che gli dà il benvenuto e gli consegna un messaggio del prestigiosissimo eremita sant’Antonio (250-357). Atanasio senza indugio convoca un sinodo per far confermare i decreti di Sardica ; in due o tre anni, instaura la comunione con più di quattrocento vescovi. Compone trattati dottrinali e assegna diverse sedi episcopali vacanti, scegliendo abbastanza spesso i nuovi titolari tra i monaci. Egli scrive anche lettere per le numerose vergini consacrate che risiedono ad Alessandria e nei pressi, esortandole a vivere nell’umiltà del loro stato. Questa attività pastorale induce gli ariani a diventare più discreti.
Nuova deposizione
Nel febbraio del 350, Costante I viene assassinato in Gallia. Gli succede Costanzo II, che si stabilisce ad Arles. In posizione di forza, egli sostiene nuovamente il partito ariano. Nell’autunno del 353, un concilio riunisce ad Arles dei vescovi gallici alla presenza di legati di Papa Liberio (Giulio I è morto nell’aprile del 352). Sotto la pressione dell’imperatore, il sinodo condanna Atanasio, ma il Papa rifiuta di avallare questo atto. Dietro sua richiesta, si riunisce un nuovo concilio nel 355 a Milano, alla presenza dell’imperatore. Ma, minacciati di bando, la maggior parte dei vescovi firma il decreto di deposizione di Atanasio. Il 6 gennaio 356, il generale Siriano sbarca in Egitto e ordina alle sue truppe di convergere su Alessandria. Il giovedì 8 febbraio sera. Atanasio presiede una funzione nella chiesa di san Teona. L’edificio viene allora accerchiato dai soldati, le porte vengono sfondate e, poco dopo la mezzanotte, il generale Siriano fa irruzione all’interno per impadronirsi del vescovo. Seduto sul suo trono nell’abside, questi rimane sereno e ordina al diacono di intonare con i fedeli il Salmo 135 : Lodate il Signore perché è buono, eterna è la sua misericordia. Poiché i soldati si raggruppano all’ingresso del coro, il clero supplica Atanasio di fuggire, ma il pastore rifiuta di muoversi finché la folla dei fedeli non sia in salvo. Le preghiere continuano così per molto tempo. Quindi, un gruppo di monaci e membri del clero circonda improvvisamente il trono, s’impadronisce della persona del vescovo e lo porta fuori, nella più grande confusione. Condotto nel deserto, il Patriarca non apparirà più in pubblico fino al 362 (terzo esilio).
Atanasio si dirige verso la Cirenaica, probabilmente con l’intenzione di recarsi in Occidente per parlamentare con Costanzo II. Ha del resto iniziato la stesura della sua Apologia a Costanzo. Ma gli giungono informazioni sull’intensità della repressione scatenata ad Alessandria : nel giorno di Pasqua, le truppe si sono lasciate andare a violenze contro i suoi fedeli. Riceve anche la copia di una lettera dell’imperatore agli Alessandrini, che lo denuncia come fautore di disordini e annuncia l’arrivo di un nuovo vescovo appartenente al partito ariano, Giorgio di Cappadocia. Rendendosi conto dell’inutilità di un tentativo di trattativa, Atanasio redige una Lettera ai vescovi di Egitto e di Libia, mettendoli in guardia contro i formulari ariani ed esortandoli a sopportare la persecuzione.
La dottrina della salvezza
Più della metà dei suoi scritti risalgono a questi sei anni. « L’opera dottrinale più famosa del santo vescovo alessandrino, sottolinea papa Benedetto XVI, è il trattato su L’incarnazione del Verbo, il Logos divino che si è fatto carne divenendo come noi per la nostra salvezza. Dice in quest’opera Atanasio, con un’affermazione divenuta giustamente celebre, che il Verbo di Dio “si è fatto uomo perché noi diventassimo Dio ; egli si è reso visibile nel corpo perché noi avessimo un’idea del Padre invisibile, ed egli stesso ha sopportato la violenza degli uomini perché noi ereditassimo l’incorruttibilità” (54,3). Con la sua risurrezione, infatti, il Signore ha fatto sparire la morte come se fosse “paglia nel fuoco” (8,4). L’idea fondamentale di tutta la lotta teologica di sant’Atanasio era proprio quella che Dio è accessibile… Cristo è il Dio vero e, tramite la nostra comunione con Cristo, noi possiamo unirci realmente a Dio. Egli è divenuto realmente “Dio con noi” » (ibid.). L’espressione « affinché l’uomo diventasse Dio » non significa che cesseremmo di essere creature. Essa designa una misteriosa partecipazione dell’uomo, nella sua natura creata, alla vita beata di Dio, come figlio adottivo.
Durante questo periodo, Sebastiano, il nuovo capo militare dell’Egitto, mette tutto il suo zelo nell’applicare gli ordini di persecuzione sistematica. Tutte le chiese di Alessandria vengono assegnate agli ariani ; ventisei vescovi d’Egitto vengono espulsi dalle loro sedi. L’insediamento di Giorgio di Cappadocia è accuratamente preparato : avviene, sotto scorta militare, venerdì 24 febbraio 357, un anno dopo la fuga di Atanasio. Ma l’intruso, di cui Sebastiano è il braccio armato, si rende presto odioso sia per la sua tirannia che per la sua avidità ; perseguita tanto i pagani che i cristiani favorevoli ad Atanasio. Durante questo periodo, quest’ultimo si sposta costantemente attraverso l’Egitto, si nasconde nelle celle monastiche del deserto di Nitria o dell’Alto Egitto, se non addirittura in antiche tombe o cisterne. Effettua anche soggiorni clandestini ad Alessandria, senza mai essere denunciato da nessuno né scoperto dalla polizia. In quei tempi di esilio, egli porta a termine la sua biografia dell’eremita sant’Antonio del deserto.
Sant’Atanasio è infatti l’autore della Vita di Antonio, « scritta, ricorda papa Benedetto XVI, poco dopo la morte di questo santo, proprio mentre il vescovo di Alessandria, esiliato, viveva con i monaci del deserto egiziano. Atanasio fu amico del grande eremita, al punto da ricevere una delle due pelli di pecora lasciate da Antonio come sua eredità, insieme al mantello che lo stesso vescovo di Alessandria gli aveva donato. Divenuta presto popolarissima, tradotta quasi subito in latino per due volte e poi in diverse lingue orientali, la biografia esemplare di questa figura cara alla tradizione cristiana contribuì molto alla diffusione del monachesimo, in Oriente e in Occidente… Del resto, lo stesso Atanasio mostra di avere chiara coscienza dell’influsso che poteva avere sul popolo cristiano la figura esemplare di Antonio. Scrive infatti nella conclusione di quest’opera : « Che fosse dappertutto conosciuto, da tutti ammirato e desiderato, anche da quelli che non l’avevano visto, è un segno della sua virtù e della sua anima amica di Dio… Come infatti si sarebbe sentito parlare in Spagna e in Gallia, a Roma e in Africa di quest’uomo, che viveva ritirato tra i monti, se non l’avesse fatto conoscere dappertutto Dio stesso, come egli fa con quanti gli appartengono… ? E anche se questi agiscono nel segreto e vogliono restare nascosti, il Signore li mostra a tutti come una lucerna, perché quanti sentono parlare di loro sappiano che è possibile seguire i comandamenti e prendano coraggio nel percorrere il cammino della virtù” (Vita di Antonio, 93,5-6) » (ibid.). « Abbiamo tanti motivi di gratitudine verso sant’Atanasio. La sua vita, come quella di Antonio e di innumerevoli altri santi, ci mostra che chi va verso Dio non si allontana dagli uomini, ma si rende invece ad essi veramente vicino » (ibid.).
Appello alla riconciliazione
Il 3 novembre 361, Costanzo II muore. Gli succede l’imperatore Giuliano. Il 9 febbraio 362, viene promulgato ad Alessandria un editto di Giuliano, il quale, dopo aver ricevuto un’educazione cristiana, si è dichiarato pagano (motivo per cui la storia lo conosce sotto il nome di “Giuliano l’Apostata”). Tale editto autorizza il ritorno di tutti i vescovi banditi sotto il suo predecessore. Con questa misura, l’imperatore sperava probabilmente di provocare nuove divisioni nella Chiesa. Di ritorno ad Alessandria il 21 febbraio, Atanasio capisce che occorre ristabilire la concordia tra i cristiani. Uno dei suoi primi atti è quello di riunire un sinodo in cui si ritrovano ventun vescovi perseguitati durante il regno precedente. Si fa l’accordo sul piano della fede. La situazione resta tuttavia difficile ; gli intransigenti, che vogliono scomunicare coloro che avevano assunto posizioni ambigue, si oppongono ai moderati, che vogliono limitare questa pena ai principali sostenitori dell’eresia. Il sinodo si conclude con la stesura di una Lettera sinodale, opera dello stesso vescovo, che lo pone come vero capo della cristianità d’Oriente. Vi è di nuovo confessato il simbolo di Nicea, con un appello alla moderazione e alla riconciliazione.
Irritato dall’influenza di Atanasio, l’imperatore Giuliano scrive, in una lettera pubblica agli Alessandrini, di aver autorizzato i vescovi banditi a tornare nella loro città, ma non a riprendere le loro funzioni ; di conseguenza, ordina al vescovo di lasciare Alessandria. Mentre i fedeli tentano di rivolgere un appello all’imperatore, Atanasio rimane discretamente nella sua metropoli. Ma Giuliano minaccia di sanzioni il prefetto d’Egitto se Atanasio, « questo nemico degli dei », non lascia il paese. Il 23 ottobre il vescovo si esilia nuovamente e risale il Nilo verso l’Alto Egitto, dove viene ricevuto dai vescovi e dai monaci. Lì, durante l’anno seguente, viene a sapere della morte di Giuliano, al quale succede un cristiano, Gioviano. Atanasio torna allora segretamente ad Alessandria, quindi parte immediatamente per la Siria, con altri vescovi egiziani, per incontrarvi Gioviano. Ma gli ariani assediano il nuovo imperatore e chiedono un altro vescovo per Alessandria ; tuttavia, Atanasio ha causa vinta. Dopo un soggiorno ad Antiochia, fa un nuovo ingresso ufficiale in Alessandria, provvisto di lettere imperiali, e riprende possesso di tutte le chiese. È la fine del suo quarto esilio (23 ottobre 362 – 14 febbraio 364).
Nella notte tra il 16 e il 17 febbraio 364, Gioviano muore accidentalmente. Valentiniano, proclamato imperatore, nomina suo fratello Valente co-imperatore per l’Oriente. Quest’ultimo cade presto sotto l’influenza degli ariani. All’inizio del 365, un editto imperiale bandisce i vescovi deposti da Costanzo II e richiamati da Giuliano. Atanasio rimane in un primo tempo sul posto ; ma un mese dopo, si rifugia in una casa di campagna di sua proprietà. Tuttavia, costretto da gravi disordini politici, l’imperatore lo ristabilisce sulla sua sede metropolitana. È la fine del quinto esilio (5 ottobre 365 – 1°febbrario 366).
A quell’epoca, Atanasio intrattiene una corrispondenza con Basilio di Cesarea ; trascorre i suoi ultimi anni a confutare Apollinare di Laodicea, un eretico che identifica l’anima di Cristo con la sua divinità (il Cristo quindi non sarebbe veramente uomo). Ma gli scritti del vescovo di Alessandria hanno assunto una nuova tonalità : egli si mostra meno l’intrepido difensore dell’ortodossia che un padre rattristato dagli errori del suo corrispondente. Occupa il suo tempo anche a scrivere commenti scritturali. « Oltre lo studio delle Scritture e la scienza vera, scriveva, è necessaria una vita buona, un’anima pura e la virtù secondo Cristo, affinché l’intelletto… possa ottenere ed afferrare ciò che desidera (la scienza della saggezza divina) ». Sant’Atanasio muore il 2 maggio 373, nel suo settantacinquesimo anno.
Al di sopra di tutto
I vescovi, dice il Catechismo della Chiesa Cattolica « hanno anzitutto il dovere di annunziare a tutti il Vangelo di Dio… Essi sono i dottori autentici della fede apostolica, rivestiti dell’autorità di Cristo » (CCC 888). Questo è il motivo per cui sant’Atanasio ha tanto lottato e ha sofferto così tante contestazioni. Sapeva che « senza la fede è impossibile essere graditi a Dio (Eb 11,6)… e che nessuno conseguirà la vita eterna se non persevererà in essa sino alla fine (Mt 10,22 ; 24,13) » (CCC 161). Al seguito di san Paolo, egli ha combattuto la buona battaglia della fede (1Tim 6,12). Questa battaglia è anche la nostra : « Oggi, molto spesso, afferma papa Francesco, sperimentiamo che la nostra fede viene messa alla prova dal mondo, e in moltissimi modi ci vien chiesto di scendere a compromessi sulla fede, di diluire le esigenze radicali del Vangelo e conformarci allo spirito del tempo. E tuttavia i martiri [e tutti i santi] ci richiamano a mettere Cristo al di sopra di tutto e a vedere tutto il resto in questo mondo in relazione a Lui e al suo Regno eterno ! » (16 agosto 2014).
La Vergine Maria è colei che ha creduto al disegno di Dio per gli uomini ; in Cielo, gode ora dell’onnipotenza supplicante sul Cuore di Dio. Preghiamo lei e preghiamo sant’Atanasio con fiducia affinché accrescano in noi, in mezzo alle nostre battaglie, la virtù di fede unita alla ferma speranza nell’aiuto divino !