|
Scaricare come pdf![]() [Cette lettre en français] [This letter in English] [Deze brief in het Nederlands] [Esta carta en español] |
26 marzo 2008 Mercoledì fra l'Ottava di Pasqua |
Boleslaw Sloskans è nato il 31 agosto 1893, a Tiltgals, in Lettonia. Questo paese baltico faceva allora parte dell'impero russo degli Zar. I genitori di Boleslao, che sono cattolici, hanno la gioia di mettere al mondo sei figli. La formazione religiosa si fa in seno alla famiglia. Alla conclusione dei suoi studi elementari, Boleslao informa suo padre della sua intenzione di diventare prete. Quest'ultimo esprime il suo consenso con un pugno sul tavolo, mettendo come unica condizione che suo figlio s'impegni a diventare un buon prete. Alla fine dei suoi studi effettuati a San Pietroburgo, in Russia, Boleslao viene ordinato prete il 21 gennaio 1917. Nell'autunno seguente scoppia la rivoluzione bolscevica; i comunisti s'impadroniscono del potere. Poco per volta, l'insegnamento religioso viene proibito, le chiese vengono chiuse, i vescovi e i preti imprigionati« Nel novembre 1918, la Lettonia riconquista la sua indipendenza dalla Russia, ma, rimanendo chiuse le frontiere, Boleslao è costretto a rimanere a Pietrogrado. Vi è incaricato della parrocchia di santa Caterina dove il suo zelo pastorale e la saggezza del suo giudizio sono molto apprezzati.
«Un uomo semplice ma santo»
A Mogilev, si rende conto che è spiato dagli agenti della GPU, la Polizia segreta di Stato. Pesa quindi attentamente ogni parola pronunciata in pubblico. All'inizio del settembre 1927, intraprende un viaggio di quindici giorni per visitare le zone sotto la sua giurisdizione. Durante la sua assenza, la GPU organizza perquisizioni nella sua casa. Al suo ritorno, il 16 settembre nella notte, riceve la visita di agenti della polizia che procedono a una nuova perquisizione. Essi scoprono mappe e incartamenti militari nascosti dietro alcuni quadri, tutti documenti che erano stati piazzati dagli sbirri della GPU in occasione di una perquisizione precedente. Egli viene immediatamente arrestato. Viene organizzato un simulacro di istruttoria. Gli interrogatori sfibranti hanno luogo preferibilmente di notte. Dopo aver subito per parecchi mesi trattamenti inumani in diverse prigioni, Mons. Sloskans viene condannato all'esilio e a tre anni di lavori forzati nei campi di concentramento di Solovki, un arcipelago del Mar Bianco coperto di foreste, dal clima glaciale e umido. Gli verrà confessato in seguito che l'accusa di spionaggio non era altro che un pretesto per allontanarlo dalla sua diocesi: se egli fosse stato veramente riconosciuto come spia, la pena sarebbe stata molto più pesante.
«Quello che mi rende così felice»
La profonda fede di Mons. Sloskans nell'azione della Provvidenza divina si fonda su verità che sono ricordate nel Catechismo della Chiesa Cattolica: «La testimonianza della Scrittura è unanime: la sollecitudine della divina Provvidenza è concreta e immediata; essa si prende cura di tutto, dalle più piccole cose fino ai grandi eventi del mondo e della storia... «Dio onnipotente (...), essendo supremamente buono, non permetterebbe mai che un qualsiasi male esistesse nelle sue opere, se non fosse sufficientemente potente e buono da trarre dal male stesso il bene» (Sant'Agostino)« Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio (Rm 8,28). La testimonianza dei santi non cessa di confermare questa verità: così santa Caterina da Siena dice a «coloro che si scandalizzano» e si ribellano davanti a ciò che loro capita: «Tutto viene dall'amore, tutto è ordinato alla salvezza dell'uomo, Dio non fa niente se non a questo fine». E san Tommaso Moro, poco prima del martirio, consola la figlia: «Non accade nulla che Dio non voglia, e io sono sicuro che qualunque cosa avvenga, per quanto cattiva appaia, sarà in realtà sempre per il meglio»» (nn. 303, 311-313).
Le condizioni di detenzione all'arcipelago Solovki sono molto dure: lavori pesanti, dieta alimentare al di sotto del minimo, privazioni e trattamenti inumani di tutti i tipi. Un gran numero di prigionieri vi trova la morte. Mons. Sloskans e gli altri preti detenuti sull'arcipelago si organizzano per celebrare la Messa. Viene messa a loro disposizione una stanza che chiameranno «Cappella di San Germano». Si servono di un bicchiere a guisa di calice e del coperchio di una scatola di conserva come patena. Il loro unico abbigliamento liturgico è una stola che hanno confezionata essi stessi; conoscono a memoria la maggior parte dei testi della Messa. Le ostie e il vino arrivano loro grazie alla benevolenza di un carceriere, ma, quando manca il vino, Mons. Sloskans ne fabbrica a partire da uva secca messa a bagno in acqua. Il 7 settembre 1928, nel più gran segreto, Mons. Sloskans ordina prete uno dei detenuti, Donat Nowicki.
Il filo che annoda i secoli
Ma nel gennaio 1929, i preti vengono dispersi in altri gruppi di prigionieri o in celle isolate. Mons. Sloskans viene trasferito nell'isola di Anser. Verso le metà del mese di ottobre del 1930, dopo aver scontato la sua pena di tre anni, viene rimesso in libertà. Sceglie di ritornare a Mogilev; là, constata che molti dei suoi fedeli sono scomparsi senza lasciare traccia, soprattutto quelli che avevano inviato pacchi a preti in prigionia. Molti bambini, influenzati dall'insegnamento ateo, sono pronti a denunciare i loro genitori alla polizia quando questi ultimi manifestano convinzioni contrarie alla propaganda comunista. Otto giorni dopo il suo ritorno, Mons. Sloskans viene nuovamente arrestato: in sua assenza e senza processo, era stato condannato a un periodo supplementare di esilio.
Nel dicembre 1930, durante il viaggio lungo e spossante verso la Siberia, lo abita una convinzione incrollabile: non è solo. Si ricorda delle parole del salmo: Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla« Se dovessi camminare per una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza (Sal 22 [23]). A Ienissei, scende dal treno; nel momento in cui questo riparte, qualcuno gli lancia un pacchetto legato alla buona con dello spago. Vi trova un libretto intitolato Storia di un'anima, l'autobiografia di santa Teresa del Bambino Gesù. Nel mese di giugno seguente, è costretto a partire più a nord ancora verso la località Sharo-Turuchansk. Là, vive una piccola colonia di tredici famiglie, installate sulle pianure ghiacciate. Le abitazioni sono costituite da baracche di legno di un'unica stanza dove alloggia e vive tutta la famiglia. Mons. Sloskans è ospitato da una delle famiglie che gli cede un angolo della sua baracca. È libero nei suoi movimenti, ma il villaggio è circondato da immensi campi di neve e la città più vicina è a 1400 km. In una delle rare foreste del luogo, nota una roccia che emerge dal suolo. Là, solo in mezzo agli alberi, davanti alla vasta creazione di Dio, riesce a celebrare la Messa, il mistero della fede, la vittoria della vita sulla morte, la risurrezione dopo la sofferenza.
Un raggio che penetra le nubi
Per provvedere ai suoi bisogni, Mons. Sloskans fabbrica reti e trascorre molto tempo a pescare. In attesa di giorni migliori, questo pastore della Chiesa di Dio si abbandona completamente alla Provvidenza, in una vita di preghiera e di sacrificio. Nel novembre 1932, viene condotto a Krasnoiarsk, città che raggiunge solo dopo 35 giorni di viaggio in slitta. Vi giunge la vigilia di Natale; viene rinchiuso in una prigione glaciale dove resta da solo per due giorni senza cibo. Scriverà: «Fu la festa di Natale più dura della mia vita!» Presto lascia la sua cella d'isolamento per essere condotto a Mosca. Là, viene messo in una cella relativamente confortevole dove riceve la visita dell'ambasciatore della Repubblica di Lettonia che gli annuncia la sua liberazione per l'indomani. Questa liberazione è uno scambio tra una spia sovietica detenuta dalla Lettonia, e lui.
Il buon pastore
Di ritorno a Riga, Mons. Sloskans tiene delle lezioni di teologia morale alla facoltà di teologia e percorre il paese per fare conferenze o predicare ritiri. Il 17 giugno 1940, la Lettonia viene invasa dall'esercito sovietico e annessa da Stalin. S'instaura la persecuzione contro i credenti. Mons. Sloskans riesce a sfuggire agli agenti della polizia politica che lo ricercano. Ma nel giugno 1941, la Germania s'impadronisce a sua volta della Lettonia. Viene ripristinato il libero accesso agli edifici del culto. Nel 1944, i tedeschi vengono cacciati dalla Lettonia dai russi. Temendo di vedere il loro vescovo ancora una volta arrestato ed esiliato in Siberia, alcuni fedeli organizzano la sua fuga in Germania.
Nella primavera del 1947, Mons. Sloskans si reca in Belgio dove gli viene affidata la cura di seminaristi lettoni profughi in questo paese. Questi giovani, nel 1948, vengono a studiare all'università di Lovanio, dove li raggiunge l'arcivescovo lettone. Nel 1951, il Padre Abate dell'abbazia di Mont-César invita Mons. Sloskans a installarsi nel suo monastero. Là, egli condivide ormai la vita dei monaci. Tuttavia non è recluso: il Papa Pio XII gli affida diverse missioni. D'altra parte, egli esercita il suo ministero episcopale in numerose occasioni: cresime, ordinazioni. Ogni anno, si reca in pellegrinaggio a Lourdes con la Lega contadina belga. Prende così l'abitudine di soggiornare tutti gli anni presso le Suore del Povero Bambin Gesù, a Simpelveld, nel Limburgo. Ma soprattutto, conduce un'intensa vita di preghiera, offre il suo esilio per i suoi fedeli e prega per i suoi ex carnefici nei confronti dei quali non nutre alcun rancore. Rimane talvolta molte ore in ginocchio o seduto a meditare davanti al Santissimo Sacramento.
Un autentico dialogo d'amore
Mons. Sloskans trascorre gli ultimi diciotto mesi della sua vita in una casa di riposo gestita dalle Suore del convento di Betlemme di Duffel. Vi si fa notare per la sua semplicità sorridente e la sua preghiera continua: ha sempre il rosario in mano. Il 18 aprile 1981, Sabato Santo, perde conoscenza. Subito, coloro che lo circondano pregano per lui, ad alta voce. Intonano la Salve Regina e tutto a un tratto, il suo volto si trasforma, la sua fisionomia s'illumina: alza gli occhi al cielo e rende l'anima a Dio nel momento in cui si canta: post hoc exilium (dopo questo esilio)« O clemens Virgo Maria! (O clemente Vergine Maria). Il 10 ottobre 1993, le spoglie mortali di Mons. Sloskans sono state restituite alla Lettonia, ridivenuta un paese libero. Sono state deposte nella cripta del santuario nazionale della Vergine di Aglona, a 270 km da Riga, dove attendono ormai la risurrezione. La causa di beatificazione di Mons. Sloskans è introdotta a Roma.
La vita di Mons. Sloskans, esiliato per più di mezzo secolo, può apparire agli occhi degli uomini come una serie di insuccessi. Ma Dio giudica diversamente: Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi. (Mt 5,10-12). Che anche noi possiamo, sull'esempio di Mons. Sloskans, accettare le croci della nostra vita e offrirle in unione con il Sacrificio di Cristo, per la salvezza delle anime!