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18 ottobre 2006 San Luca, evangelista |
Baldovino è nato il 7 settembre 1930, secondo figlio di Leopoldo, che diventerà Re nel 1934, e di sua moglie, Astrid di Svezia. Il 29 agosto 1935, la Regina Astrid muore in un incidente stradale. Baldovino è profondamente segnato da tale scomparsa: avrà per sempre la foto della madre sul comodino. Leopoldo III affida l'educazione dei tre figli (Giuseppina Carlotta, nata nel 1927, Baldovino e Alberto, nato nel 1934) ad una giovane olandese; Baldovino le si affeziona profondamente. Negli studi, si rivela un ragazzo come gli altri.
Impresso nel cuore
Il suo primo viaggio nel Congo, allora colonia belga, nel maggio-giugno 1955, è rivelatore. Accolto da una folla esuberante e traboccante di entusiasmo, abbandona il suo abituale riserbo e non esita a pagare di persona. Di ritorno in Belgio, più fiducioso nelle proprie capacità, sfoggia un sorriso che conquista i suoi compatrioti. Quattro anni dopo, si reca negli Stati Uniti. La sua giovinezza ed il suo fascino conquistano gli Americani ed il successo del viaggio è totale.
Un giorno di febbraio del 1960, Baldovino passeggia nel parco del castello reale di Laeken, vicino a Bruxelles, in compagnia di Monsignor Suenens, che diventerà Arcivescovo di Malines e Cardinale. La conversazione è confidenziale, a pezzi e bocconi, non protocollare. Nel corso della passeggiata, viene evocata, come per caso, la città di «Lourdes». Il prelato suggerisce allora al Re di recarvisi, un giorno, in incognito, e di mescolarsi alla folla dei pellegrini: «Ma, risponde il Re, torno appunto da Lourdes: ci ho passato la notte in preghiera nei pressi della Grotta, ed ho affidato a Nostra Signora di Lourdes l'incombenza di risolvere il problema del mio matrimonio». Ricambiando la confidenza, il Cardinale gli precisa quel che Lourdes è per lui, a seguito dell'incontro con una persona fuori del comune, Veronica O'Brien. La reazione del Re è istantanea: «Potrei incontrarla?». Miss O'Brien, un'Irlandese, dirige la Legione di Maria. Il Re le fa allora pervenire un invito protocollare per il 18 marzo 1960. L'udienza durerà cinque ore. Veronica O'Brien spedirà poi al Re una lettera in inglese: «23 marzo 1960. Maestà.... Posso offrirvi, in occasione della bella Festa dell'Annunciazione, i preziosi libriccini di cui avevamo parlato? (Il Segreto di Maria e il Trattato della vera devozione, di san Luigi Maria Grignion de Montfort). Vi giungeranno tutti carichi di grazia, perchè, dalla festa di san Giuseppe in poi, ho pregato fedelmente per Voi tutti i giorni... Maria è immensamente più interessata al vostro avvenire di quanto possiate esserlo voi medesimo».
Condividere l'essenziale
Entrata in relazione con il Nunzio Apostolico a Madrid, che le fornisce una lettera di raccomandazione, Veronica inizia un'inchiesta sull'apostolato nell'aristocrazia spagnola. Ben presto, viene introdotta presso una giovane donna di trentadue anni, Fabiola de Mora y Aragón, piena di vita, d'intelligenza, di brio, di rettitudine, di luminosità. Aggraziata e generosa, si occupa dei malati e dei poveri. Quando s'incontrano per la prima volta, Veronica ha l'intuizione di aver trovato la persona che cerca. «Come mai non si è ancora sposata? le chiede Che vuole, finora non mi sono innamorata. Ho messo la mia vita nelle mani di Dio, mi abbandono a Lui, forse Egli mi prepara qualcosa». Quando Fabiola fa visitare il suo appartamento a Veronica, quest'ultima è sconvolta nel riconoscere, appeso al muro, un quadro che ha visto in sogno la notte precedente.
Con l'assenso del Re, Veronica rivela a Fabiola la ragione della sua presenza in Spagna e il desiderio del Re d'incontrarla ufficiosamente. La giovane donna crede allora di esser oggetto di un'inverosimile mistificazione, ed è necessario l'intervento personale del Nunzio Apostolico per deciderla ad accettare la proposta. Il fidanzamento ufficioso fra il Re Baldovino e Fabiola si svolge a Lourdes, l'8 luglio 1960. «Quel che mi piace di più in lei, dirà il Re, è la sua umiltà, la sua fiducia nella Santissima Vergine e la sua trasparenza... So che essa sarà sempre un grande incentivo ad amare sempre più Dio». Il matrimonio sarà celebrato il successivo 15 dicembre. Per parecchi anni, la speranza di avere figli rimane molto vivace nel cuore dei coniugi reali. Ma, col passar del tempo, capiscono che non ne avranno. «Ci siamo interrogati sul senso della nostra sofferenza, confessa un giorno il Re; a poco a poco, abbiamo capito che il nostro cuore era più libero per amare tutti i bambini, assolutamente tutti i bambini».
In occasione del venticinquesimo anniversario dell'accessione al trono, nel 1976, il Re crea la «Fondazione Re Baldovino» il cui scopo è quello di prendere «qualsiasi iniziativa tendente al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione, pur tenendo conto dei fattori economici, sociali, scientifici e culturali che influenzeranno l'evoluzione del paese negli anni futuri». Chiederà alla fondazione di abbordare argomenti quali la tratta delle donne, i problemi carcerari, l'accesso alla giustizia, i maltrattamenti sessuali relativi ai bambini, ecc.
Sbalorditi
Per concludere il ricevimento, il Sovrano pronuncia un breve discorso per i giovani ascoltatori: «Il mondo ha bisogno d'amore e di gioia. Voi siete capaci di darli. È presto detto, ma è una cosa molto difficile. Bisogna esercitarsi e ricominciare tutti i giorni. Facendolo, vedrete cambiare le cose attorno a voi, per esempio, aiutando i vostri genitori, esprimendo loro il vostro affetto, li renderete più felici, darete loro voglia di fare la stessa cosa fra di loro e nei riguardi di altre persone. E così, un po' alla volta, i rapporti fra la gente diventeranno migliori. Provate, perseverate nello sforzo di amare attraverso gli atti. Non scoraggiatevi mai. Se lo farete, ve lo ripeto, vedrete cambiare perfino la faccia delle persone attorno a voi, e, tutte le sere, proverete nel cuore una grande gioia. Diventate costruttori d'amore».
La preghiera occupa il primo posto nell'orario del Re. Vi si dedica abitualmente all'inizio della giornata. L'aridità spirituale non lo risparmia: «Era quasi sempre difficile, scriverà, rimanere immobile a contemplare Dio nel silenzio e l'aridità della fede». La Messa quotidiana è per lui il momento privilegiato della giornata. In tutti i paesi del mondo, in cui lo conduce la sua carica, chiede che si trovi un sacerdote per celebrarla. Vive al ritmo della liturgia, annotando sull'agenda un pensiero tratto dai testi della Messa. Si accosta regolarmente al sacramento della Penitenza e parte spesso con la Regina per un fine settimana di ritiro spirituale.
Esisto per Te
La vita spirituale del Re lo sostiene e lo stimola nelle funzioni governative, ed egli segue da vicino gli affari del paese. Conscio dei limiti che la Costituzione impone al suo potere, esercita un'influenza sulla vita politica più attraverso consigli e avvertimenti che attraverso decisioni. Per questo, s'informa precisamente su tutti i soggetti, interrogando direttamente persone competenti che riceve in udienza. Annota metodicamente su un quaderno l'essenziale dei colloqui. I pareri che dà poi ai suoi collaboratori sono apprezzati: «Ha più informazioni di noi, confessa uno di loro. È pertanto evidente che lo ascoltiamo e che, sovente, seguiamo i suoi consigli». Il Re completa le sue informazioni attraverso numerose visite in tutto il paese, nel corso delle quali incontra la più vasta gamma possibile di persone: uomini e donne di tutte le tendenze politiche ed ideologique. Tutti i suoi viaggi, in Belgio o all'estero, tutti i discorsi, sono oggetto di un'accurata preparazione. Legge le opere che gli consigliano i collaboratori ed esamina minuziosamente i fascicoli che gli presentano, non abbandonando nulla al caso. Benchè abbia il dono di distinguere l'essenziale dall'accessorio, pure non trascura i particolari.
La mattina del 4 aprile 1990, una notizia inaudita viene trasmessa alla radio: il Belgio non ha più Re! Avendo Baldovino rifiutato di firmare la legge che autorizzava l'aborto provocato, il governo ha dichiarato che egli si trovava nell'impossibilità di regnare. Il 29 marzo, il Parlamento aveva votato una legge che autorizzava l'aborto provocato, legge già accolta favorevolmente dal Senato il 6 novembre precedente. Ora, secondo la Costituzione belga, nessuna legge così votata dalle Camere può esser promulgata senza aver ricevuto la firma del Re.
Scelte talvolta dolorose
Ora, la legge sull'aborto provocato votata dal Parlamento belga è in contraddizione con il bene espresso dalla legge di Dio. «Fra tutti i crimini che l'uomo può commettere contro la vita, l'aborto provocato presenta caratteristiche che lo rendono particolarmente grave e condannabile. Il secondo Concilio del Vaticano lo definisce come «un crimine orrendo», come l'infanticidio (Gaudium et spes, 51). Ma oggigiorno, nella coscienza di molte persone, la percezione della sua gravità si è progressivamente offuscata. L'accettazione dell'aborto provocato nelle mentalità, nei costumi e nella legge stessa è un segno eloquente di una crisi pericolosissima del senso morale, che diventa sempre più incapace di distinguere fra il bene e il male, anche quando è in gioco il diritto fondamentale alla vita... L'aborto diretto, vale a dire voluto come fine o come mezzo, costituisce sempre un grave disordine morale, in quanto omicidio deliberato di un essere umano innocente... Nessuna circostanza, nessuna finalità, nessuna legge al mondo potrà mai rendere lecito un atto che è intrinsecamente illecito, perchè contrario alla Legge di Dio, scritta nel cuore di tutti gli uomini, discernibile dalla ragione stessa e proclamata dalla Chiesa» (Evangelium vitæ, nn. 58, 62).
Il rispetto della vita del nascituro è un principio sacro e universale: «Il bambino, aveva dichiarato il Re Baldovino qualche mese prima, per via della sua mancanza di maturità fisica ed intellettuale, ha bisogno di una protezione speciale, di cure speciali, in particolare di una protezione giuridica approppriata, prima e dopo la nascita». Sapendo che dovrà render conto a Dio delle sue decisioni, Baldovino scrive al Primo Ministro: «Questo progetto di legge solleva in me un grave problema di coscienza... Firmando tale progetto di legge... giudico che assumerei inevitabilmente una certa corresponsabilità. E questo, non lo posso fare».
Cercare la verità
Rispondendo alla lettera del Re, e per uscire dal vicolo cieco in cui si trova il governo, il Primo Ministro fa appello ad un articolo della Costituzione belga che prevede che il Re possa, in casi estremi, trovarsi nell'impossibilità di regnare. Il 3 aprile, il Consiglio dei Ministri constata che, nella presente situazione, tale impossibilità è reale. Lo stesso Consiglio agisce allora come se non ci fosse più il Re, e promulga la legge rifiutata da Baldovino. Ma perchè il Re sia reintegrato nelle sue funzioni, si rende necessario un voto del Parlamento. Il 5 aprile, il voto del Parlamento permette a Baldovino di riprendere il suo posto di Capo dello Stato.
Il Re reintegra dunque le sue funzioni al servizio del paese; ma, da dieci anni ormai, la sua salute si è deteriorata ed egli sente che la morte si avvicina. Nel 1991 e nel 1992, subirà due interventi chirurgici, di cui uno a cuore aperto. Il 21 luglio 1993, giorno della festa nazionale, si rivolge ai suoi concittadini e, poco dopo, lascia il Belgio per recarsi in Spagna a riposarsi. La sera del 31 luglio, si installa sulla terrazza della dimora. Verso le 21, la Regina lo chiama per la cena. Non ottenendo risposta, gli si avvicina e lo trova accasciato nella poltrona, fulminato da una crisi cardiaca. In occasione dei funerali, una folla notevole va a manifestare l'attaccamento alla sua persona, e poveri fra i più poveri testimoniano quanto il cuore fraterno del Re fosse stato vicino alle più grandi miserie umane.
Il Re Baldovino «aveva un segreto: era il suo Dio, che amava follemente a da cui era tanto amato. Sotto il fogliame delle attività pubbliche e politiche, scorreva una sorgente tranquilla e nascosta: era la sua vita in Dio... Mentre il Re serviva gli uomini, non cessava di pensare a Dio. In ogni viso umano che gli si presentava, ravvisava il viso di Cristo» (Cardinale Danneels, Omelia per i funerali del Re, 7 agosto 1993). Papa Giovanni Paolo II l'ha definito «Re esemplare» e «fervente cristiano». Il suo esempio ci incoraggia ad operare per la gloria di Dio nel corso delle nostre azioni quotidiane: «O Dio mio, per amarTi sulla terra, non ho altro che oggi», diceva, con una luminosa espressione, santa Teresa di Lisieux (Poesia 5).