Lettera

Blason   Abbazia San Giuseppe di Clairval

F-21150 Flavigny-sur-Ozerain

Francia


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19 giugno 2014
Corpus Christi


Carissimo Amico dell’Abbazia di San Giuseppe,

In occasione del suo viaggio in Francia, nel 1986, il beato papa Giovanni Paolo II si recò in pellegrinaggio a Paray-le-Monial. Là, consegnò alla Compagnia di Gesù un messaggio nel quale scriveva: «Dal cuore di Cristo, il cuore dell’uomo impara a conoscere il senso vero e unico della sua vita e del suo destino, a comprendere il valore di una vita autenticamente cristiana, a guardarsi da certe perversioni del cuore umano, a unire all’amore filiale verso Dio l’amore del prossimo. Così – ed è questa la vera riparazione chiesta dal cuore del Salvatore – sulle rovine accumulate dall’odio e dalla violenza, potrà essere costruita la civiltà dell’amore tanto desiderata, il regno del cuore di Cristo» (5 ottobre 1986). Queste parole ci permettono di cogliere meglio l’importanza della Guardia d’onore del Sacro Cuore, che è il frutto di un’ispirazione ricevuta da una religiosa della Visitazione di Bourg-en-Bresse (Francia), suor Maria del Sacro Cuore Bernaud, il 13 marzo 1863, per tenere compagnia al Cuore di Cristo, onorarlo e consolarlo.

Anne-Marie Constance Bernaud nasce in seno a una famiglia di commercianti il 28 ottobre 1825, a Besançon. Otto figli costituiranno questa famiglia profondamente cristiana. Battezzata nel giorno della festa di Tutti i Santi, ella dirà in seguito «che l’aiuto di tutta la corte celeste le era ben necessario». Fin dalla sua infanzia, Constance viene consacrata molte volte al Sacro Cuore di Gesù da una zia che vota a questo Cuore un culto d’amore, devozione ancora poco diffusa all’epoca. Verso l’età di quattro anni, una malattia degli occhi, che la farà soffrire diversi anni, la allontana dai giochi dei fratelli e delle sorelle, e la induce a sviluppare una vera vita interiore. Tutta persa nei suoi pensieri e nelle sue preghiere, ama la solitudine e vi canta dei cantici. Ma Costance è ciò non di meno sbarazzina e vivace; lo resterà del resto per tutta la sua vita. Dotata di una grande sensibilità, la bambina non esita a offrire le sue merendine ai poveri che incontra, e versa abbondanti lacrime quando la si informa di una disgrazia. A cinque anni, apprendendo la morte di una delle sue zie, suora della Carità di Besançon, esclama: «Anch’io, sarò religoisa!»

Mettiamoci in ginocchio!

In occasione della sua preparazione alla prima Comunione, Costance manifesta già una seria conoscenza delle realtà della fede. Suo fratello Édouard e lei si preparano molto coscienziosamente a ricevere il sacramento della Penitenza. Desiderano sopra ogni cosa non omettere nessuna delle colpe che devono confessare, e nemmeno il loro numero. Il 20 aprile 1836, nella chiesa di Notre-Dame, entrambi ricevono il Corpo di Cristo con fervore. La sera stessa, Constance dice a Édouard: «Mettiamoci in ginocchio per chiedere a Dio la grazia di non fare mai cattive comunioni!»

Allieva in un collegio di Besançon, Constance consegue risultati brillanti. Adolescente, termina i suoi studi al convento delle Dames de Saint-Maur di Langres e vi ricevere la Cresima il 19 maggio 1839. All’insaputa di tutti, la ragazza approfondisce l’orazione e si dedica alla preghiera continua; ogni mattina, percorre la Via Crucis e, durante la giornata, recita molte Ave Maria su un dizainier1. Una piccola opera, il “Mois du Sacré-Cœur”2, la inizia alla devozione al Cuore di Gesù: «Non si conoscerà mai tutto il bene che mi ha fatto questo libretto, dirà; ricominciavo gli esercizi del mese non appena li avevo terminati.» La sua massima gioia è quella di offrire piccoli sacrifici a Gesù senza che nessuno se ne renda conto. Dopo la Comunione di ogni domenica, dedica tre giorni a rendere grazie e i tre successivi a prepararsi per ricevere di nuovo Gesù-Eucarestia. Tuttavia, dopo il suo ritorno a Besançon, nel settembre del 1840, Constance partecipa a serate mondane che anima con la sua bella voce e la sua allegria, gustando il piacere di far figura e di essere notata nei ricevimenti. Il desiderio della vita consacrata rimane però confusamente nel suo spirito; per cui quando si fa sentire nuovamente la chiamata del Signore, confessa le sue mancanze e confida a un sacerdote il suo desiderio di entrare nella vita religiosa. Di fronte alla sua giovane età, il prete esista e rinvia il suo permesso di lasciarla diventare suora così presto.

Il 14 ottobre 1841, poco prima dei suoi sedici anni, Constance viene data in sposa dai suoi genitori al signor Thieulin, un negoziante di vent’otto anni. Per rispetto per loro, ella accetta l’unione che hanno combinata. Ma suo marito, geloso della ricca personalità della sua giovane moglie, non la rende felice. Lei si rifugia nel silenzio e nella preghiera. A forza di perseveranza e di buon esempio, ottiene che egli si converta e che riprenda una pratica religiosa regolare. Tuttavia, il 26 luglio 1846, ancor prima che Constance abbia compiuto i suoi ventun anni, egli muore, lasciandola vedova, senza figli. Uno dei suoi fratelli, che risiede a Parigi, la invita da lui. Lei si lascia di nuovo inebriare dai successi mondani, ma rimane fedele alla pratica religiosa. Nel febbraio del 1848 avvengono le sanguinose giornate rivoluzionarie che provocano la caduta della Monarchia di Luglio e l’instaurazione della Seconda Repubblica. Trovandosi in strada al momento in cui scoppia una sparatoria, Constance sfugge per un pelo allo scontro mortale che segue. Scombussolata, rientra a Besançon.

Visitandina

Conoscendo le aspirazioni di Constance alla vita religiosa, la signora Morel, sua cugina, la invita a Belley e la mette in contatto con Madre Marie-Aimée Morel, superiora della Visitazione di Bourg-en-Bresse che le propone di seguire il ritiro preparatorio alla Festa del Sacro Cuore (15 giugno 1849). Constance risponde favorevolmente come se finalmente la chiamata del Signore diventasse manifesta. Ma alla conclusione del ritiro, rimane esitante: non farebbe meglio a entrare presso le Dames de Saint-Maur che conosce dalla sua adolescenza? Confida il suo dubbio a Monsignor Devie, vescovo di Belley, amico del santo Curato d’Ars, che le consiglia di entrare alla Visitazione. Fin dal momento del suo ingresso in convento, il 28 luglio 1849, Constance è in preda a dolorosi combattimenti interiori che sostiene rifugiandosi nella fiducia in Dio. Il 25 novembre seguente, prende l’abito religioso e il nome di suor Maria del Sacro Cuore. Il primo venerdì dell’aprile 1851, fa la sua professione religiosa. Scriverà: «Sentivo vivamente che il mio Sposo voleva quel giorno che io fossi una vittima d’amore (cioè tutta abbandonata al suo Amore) per riparare le offese al suo Cuore divino.»

Nonostante la sua salute delicata, suor Maria del Sacro Cuore vive per una dozzina d’anni la vita semplice di una Visitandina, adempiendo con la sua allegria naturale i compiti che le vengono affidati. La sua intelligenza vivace e i suoi doni musicali la fanno designare per insegnare nel collegio annesso al monastero. Le sue allieve, colpite dal suo spirito soprannaturale, la soprannominano “sorella del Puro Amore”. Ma questo incarico troppo pesante per lei le viene tolto, e le viene affidato un compito di segretaria, in particolare per rispondere alla corrispondenza del monastero. «Oh, come deve essere bello morire quando si è costantemente e teneramente amato e servito lo Sposo che deve giudicarci, scrive la religiosa. Cercare in ogni cosa di piacere al mio celeste Sposo, non desiderare altro che il suo divino sguardo, il suo unico amore; ecco, lo sento, quello che Gesù mi chiede intensamente per la durata della mia vita religiosa, perché sarà per me uno Sposo molto geloso. O mio Dio, forse che non mi basterai?... Gesù solo, nelle nostre sorelle; Gesù solo, nei miei esercizi, Gesù solo, nelle mie occupazioni, nelle mie ricreazioni, nei bambini, e sforzarmi non soltanto di piacere al mio Sposo ma impegnarmi anche in ogni cosa a rallegrare il suo Cuore divino di cui mi destina ad essere un’amante fedele.»

Un misterioso quadrante

A quell’epoca, si preparava la beatificazione della venerabile Margherita Maria Alacoque che aveva ricevuto la grazia di numerose apparizioni del Sacro Cuore al monastero di Paray-le-Monial, due secoli prima. Questo evento tocca l’anima fervente di suor Maria del Sacro Cuore che vorrebbe poter rispondere con tutta la forza della sua fede ai lamenti del Signore rivolti a Margherita Maria: «Ecco quel Cuore che tanto ha amato gli uomini che non ha risparmiato nulla fino ad esaurirsi e a consumarsi per testimoniare loro il Suo amore; e per riconoscenza, non ricevo dalla maggioranza di loro altro che ingratitudini e disprezzo...» Il 7 giugno 1862, la comunità di Bourg-en-Bresse viene solennemente consacrata al Sacro Cuore. Al termine di quell’anno, un gran numero delle sue religiose firmano un atto di abbandono al Cuore di Gesù; il giorno dell’Epifania del 1863, il Sacro Cuore viene scelto come “Re dell’anno”. Qualche settimana dopo, suor Maria del Sacro Cuore vede in spirito un quadrante con le diverse ore del giorno e della notte. Dopo averne disegnata una riproduzione, scrive tutto intorno le parole «gloria, amore, riparazione»; percepisce inoltre che è necessario aggiungervi la scritta: «Guardia d’onore del Sacro Cuore». Ella pone in seguito al centro del quadrante l’immagine del Sacro Cuore. Il 13 marzo, terzo venerdì di Quaresima, festa delle Cinque piaghe di Nostro Signore, porta questo primo quadrante della Guardia d’onore alla sua superiora che lo benedice e accetta volentieri che vi vengano scritti i nomi di tutte le suore della comunità.

Le persone che vorranno associarsi all’opera di riparazione così inaugurata potranno consacrare ogni giorno un’ora per fare la “guardia d’onore”; il loro nome verrà scritto su un quadrante nel punto corrispondente all’ora scelta. Durante questa ora, senza nulla cambiare alle loro occupazioni, si uniranno con il pensiero al sacrificio del Cristo sulla Croce, offrendo a Gesù le loro azioni del momento: a scuola, al lavoro che stiano leggendo, preparando un pasto, facendo delle commissioni, viaggiando, studiando, rendendo un servizio, pregando... Esse si sforzeranno di pensare un po’ di più a Gesù e di compiere almeno un atto d’amore, ed eventualmente un piccolo sacrificio. Ma non è prescritta nessuna opera determinata: è richiesta solo la buona volontà. I “membri” si succederanno così attraverso il mondo per “assumere la guardia”, in compagnia della Santa Vergine, di santa Maria Maddalena e di san Govanni ai piedi della Croce. Gesù non verrà dimenticato in nessuna ora del giorno.

La mattina della domenica delle Palme del 1863, durante la santa Messa, suor Maria del Sacro Cuore viene colpita da queste parole dell’antifona dell’offertorio: Il mio cuore si aspetta solo più oltraggi e dolori; speravo un soccorso, ma invano, consolatori, ma non ne ho trovati (Sal 68,21). La Guardia d’onore ha proprio come scopo principale quello di consolare il Cuore di Gesù. La sera del Mercoledì Santo, suor Maria del Sacro Cuore ha una crisi di emottisi (emissione di saliva mista a sangue); lei, che ama tanto cantare, si vede proibire per diversi mesi la partecipazione al coro. Offre questo sacrificio «per permettere il successo della Guardia d’onore», e approfitta dei giorni santi per perfezionare l’organizzazione dell’opera nascente. Il Venerdì Santo, compone la piccola preghiera “Offerta dell’ora di guardia”, che verrà adottata da migliaia di anime per consacrarsi al Cuore di Gesù durante l’ora scelta: «Signore Gesù, presente nel tabernacolo, ti offro questa ora con tutte le mie azioni, le mie gioie e le mie pene, per glorificare il tuo Cuore con questa testimonianza d’amore e di riparazione. Possa questa offerta giovare ai miei fratelli e alle mie sorelle e fare di me uno strumento del tuo disegno d’amore. Con Te, per Te e in Te, per loro, santifico me stesso, perché siano anch’essi santificati nella verità (Gv 17,19). Sacro Cuore di Gesù, giunga il tuo regno!»

Il costato trafitto

Il 13 giugno seguente, festa del Sacro Cuore, suor Maria del Sacro Cuore scrive: «Ho sentito, meglio che mai, ciò che è il Cuore di Gesù: un abisso d’amore incompreso, rifiutato, respinto verso la sua sorgente; quanto ha sofferto questo dolcissimo Cuore e quanto soffre tutti i giorni della nostra immensa ingratitudine! L’ho scongiurato di farmi questa grazia di farlo un po’ conoscere e amare.» Il culto del Sacro Cuore «suppone prima di tutto che noi rendiamo amore per amore a questo Amore divino», affermerà papa Pio XII (Haurietis aquas, 4). La domenica 15 giugno, le parole “cujus latus perforatum” (“il cui costato trafitto”) del cantico ecucaristico Ave verum Corpus (“Ave, o vero Corpo”) s’imprimono profondamente nell’anima di suor Maria del Sacro Cuore. Allora, la Guardia d’onore le appare il mezzo provvidenziale per rendere un culto speciale alla ferita che il Cuore di Gesù ha ricevuta sulla Croce. Occorrerà tuttavia attendere quindici anni prima di poter far figurare sul quadrante la lancia che trafisse il Cuore di Gesù: il vescovo di Belley non vi era favorevole.

Nell’enciclica Haurietis aquas, del 5 maggio 1956, papa Pio XII scriveva: «Nulla ci vieta di adorare il Cuore sacratissimo di Gesù Cristo, in quanto è compartecipe e il simbolo più espressivo di quella inesausta carità che il divin Redentore nutre tuttora per il genere umano. Esso, infatti, benché non sia più soggetto ai turbamenti della vita presente, è sempre vivo e palpitante... Essendo il Cuore di Cristo ridondante di amore divino ed umano, e ricolmo dei tesori di tutte le grazie, conquistati dal Redentore nostro con i meriti della sua vita, delle sue sofferenze e della sua morte, è senza dubbio la sorgente di quella perenne carità che il suo Spirito diffonde in tutte le membra del suo Corpo Mistico... I fedeli devono studiarsi principalmente di scoprire le sorgenti limpide e profonde del culto al Cuore Sacratissimo di Gesù, se desiderano penetrarne l’intima natura e trarre dalla pia meditazione intorno ad essa alimento ed incremento del loro religioso fervore. Grazie a questa assidua e altamente luminosa meditazione l’anima fedele non potrà non giungere a quella soave conoscenza della carità di Cristo nella quale è riposta la pienezza della vita cristiana» (42, 55).

Un successo imprevedibile

Ben presto, altri monasteri vengono invitati a unirsi a questa corrente spirituale, e, di bocca in bocca, la devozione si estende ai fedeli che sono attratti da questo programma spirituale. Al monastero di Paray-le-Monial, è grande la sorpresa quando viene ricevuto il quadrante della Guardia d’onore, perché vi è stato concepito un quadrante esattamente simile. Un anno dopo, il 9 marzo 1864, la Guardia d’onore viene approvata da papa Pio IX ed eretta a Confraternita, poi, il 26 novembre 1878, sotto Leone XIII, diventerà un’Arciconfraternita. La rapidissima espansione della Guardia d’onore attraverso il mondo non avviene senza difficoltà né sofferenze, con le loro ripercussioni sulla salute fragile della fondatrice. Vittima di questo successo provvidenziale ma imprevedibile, suor Maria del Sacro Cuore moltiplica i contatti con le autorità religiose, senza mai lasciare la sua modesta cella, e mantiene una corrispondenza impressionante. Il suo tempo trascorre tra l’infermeria, dove a diverse riprese si trova alle soglie della morte, e la sua cella nei periodi più favorevoli; raddoppia allora di ardore nel lavoro, perché vi vede la volontà di Dio. La sua umiltà e il suo nascondimento volontario sono accompagnati da un’estrema delicatezza che la rende accogliente nei confronti di qualsiasi miseria. Tra le mani del Signore, ella si mostra di una docilità totale al servizio degli altri e si sente in particolare responsabile di ogni “membro”, come se tutti fossero suoi figli. Nella sua preghiera perseverante, nasce in lei un’intima convinzione che ama comunicare: il Cuore Misericordioso di Gesù esaudirà la sua richiesta che nessuna “guardia” sia persa per il Cielo, cioè che tutti gli iscritti alla Guardia d’onore siano anche iscritti nel grande Libro della Vita (cf. Ap. 21,27). Il 19 marzo 1865, scrive, riguardo ai ministri di Dio: «Ho compreso che il Sacro Cuore ama appassionatamente i sacerdoti, e ne conserverò l’eterno ricordo.»

Convinta che altri riuscirebbero meglio ad assicurare la perennità della Guardia d’onore, ella tenta, senza successo, di affidarla a diverse comunità. Appare allora chiaramente che l’opera deve rimanere in seno all’Ordine della Visitazione. Come tutte le iniziative ispirate da Dio, la storia dell’Arciconfraternita della Guardia d’onore è segnata dalle lacrime, dai sacrifici, dall’umiltà e da una totale docilità della fondatrice. Tuttavia, suor Maria del Sacro Cuore non incontra solo ostacoli alla sua fondazione: trova anche molti appoggi, in particolare quello di Maria Deluil-Martiny, fondatrice delle «Figlie del Cuore di Gesù» che verrà beatificata dal beato papa Giovanni Paolo II, il 29 ottobre 1989. «La Guardia prende come una miccia!» constata suor Maria del Sacro Cuore. Con san Francesco di Sales, fondatore dell’Ordine della Visitazione, ella può dire: «Vorrei per il Sacro Cuore, al posto della corona di spine, una corona formata dai cuori di tutti gli uomini!»

«Prima Guardia d’onore»

Papa Pio IX chiederà egli stesso di arruolarsi nella Guardia d’onore il 25 marzo 1872 e, il 21 luglio 1875, durante un’udienza concessa a un’importante delegazione dell’Arciconfraternita, ricorderà, come una delle sue più dolci glorie, il proprio titolo di “prima Guardia d’onore del Sacro Cuore di Gesù”. Ben presto si registra l’impegno di più di trenta vescovi francesi o stranieri. Ad ogni “membro”, suor Maria del Sacro Cuore vuole trasmettere con i suoi scritti l’amore del Cuore di Gesù che consuma la sua anima; distilla loro con vigore e buon senso una vera e propria catechesi del Cuore di Gesù perché «nessuno si perda per il Cielo». Operando nel segreto della clausura, nascosta al mondo, ella lascia a Dio la cura di gestire l’opera a suo modo. La sua corrispondenza cessa solo alla sua morte, il 3 agosto 1903.

«Il Cuore di Cristo, scriveva papa Pio XII,... rappresenta tutto l’amore che Egli ha avuto ed ha ancora per noi. È proprio per questa ragione che il culto da tributarsi al Cuore Sacratissimo di Gesù è degno di essere stimato come la professione pratica di tutto il Cristianesimo... Non si può giungere al Cuore di Dio se non passando per il Cuore di Cristo, conforme a quanto Egli ha affermato: ...Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me (Gv 14,6)» (Haurietis aquas, 60). Il Papa avverte però che accade a volte che debbano «essere ritenute come giuste le accuse di eccessivo amore e di troppa sollecitudine di se medesimi, mosse a coloro che mal comprendono o meno rettamente praticano una forma di devozione di per sé nobilissima. Si deve ritenere da tutti fermamente che il culto al Cuore Sacratissimo di Gesù non consiste principalmente in devote pratiche esteriori, né esso deve essere ispirato anzitutto dalla speranza di propri vantaggi», ma l’essenziale è «compiere con maggior fervore i principali doveri della religione cattolica, vale a dire l’amore e l’espiazione» (Ibid. 63). Riprendendo questo insegnamento in occasione del cinquantesimo anniversario dell’enciclica Haurietis aquas, papa Benedetto XVI dichiarava: «Il costato trafitto del Redentore è la sorgente alla quale... dobbiamo attingere per raggiungere la vera conoscenza di Gesù Cristo e sperimentare più a fondo il suo amore... Essere cristiano è possibile soltanto con lo sguardo rivolto alla Croce del nostro Redentore, a Colui che hanno trafitto (Gv 19,37)... La ferita del costato di Cristo e quelle lasciate dai chiodi sono state per innumerevoli anime i segni di un amore che ha informato sempre più incisivamente la loro vita.»

Tra i milioni di persone che si sono impegnate nell’opera, si trovano, oltre al beato Pio IX, Leone XIII, san Pio X, Benedetto XV e Pio XI, san Giovanni Bosco, il beato Edoardo Poppe, santa Maddalena Sofia Barat, san Daniele Comboni, padre Ratisbona, il beato Marcel Callo... Nel 2007, la Guardia d’onore ha ricevuto un nuovo impulso quando è stata eretta a Paray-le-Monial, il 24 gennaio, giorno della festa di san Francesco di Sales. Il Monastero della Visitation Sainte-Marie di questa città ospita da allora la sua sede internazionale. Il 4 ottobre 2011, Benedetto XVI «impartiva di cuore l’apostolica benedizione a ognuno dei membri e alle loro famiglie». Nel marzo del 2013, verrà celebrato il centocinquantesimo anniversario dell’opera.

«O dolce Gesù, attirami sempre più profondamente nel tuo Cuore, affinché il tuo amore mi afferri e io sia completamente inabissato nella sua dolcezza!» Facciamo nostra questa ardente preghiera di san Francesco di Sales per riparare le offese al Cuore infinitamente amante del Salvatore, troppo spesso dimenticato, disprezzato o ferito dai nostri peccati.

Dom Antoine Marie osb

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