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17 settembre 2008 Santa Ildegarda |
Franz Stock è nato il 21 settembre 1904 a Neheim in Westfalia (centro-ovest della Germania), il primogenito di una famiglia di nove figli. Suo padre lavora come operaio in questa zona industriale della Ruhr. In Franz, l'amore del paese natale e quello della Chiesa cattolica faranno tutt'uno. Fin dall'età di dodici anni, il ragazzo manifesta il suo desiderio di diventare prete. La tragedia della prima guerra mondiale e l'influenza di un'associazione cattolica, il Quickborn, di cui Franz è membro, sviluppano in lui un grande amore per la pace; egli studia in questo spirito l'enciclica del Papa Benedetto XV «Pacem, Dei munus pulcherrimum» (1920). Sogna una riconciliazione della Germania e della Francia sulla base dell'eredità cristiana che è loro comune. Nell'agosto 1926, già seminarista, si reca con ottocento tedeschi al Congresso della Pace tenutosi a Bierville, nell'Île-de-France; sente Mons. Julien, vescovo di Arras (città situata in una zona molto provata dalla recente guerra), proporre un ideale che sarà quello di tutta la sua vita: «Collaborare al di sopra delle frontiere senza sopprimere queste frontiere, senza livellare le differenze. Imparare a conoscersi per imparare ad amarsi. Aver orrore della guerra, pur ammirando il coraggio dei soldati che si sono sacrificati per difendere il loro paese e le loro famiglie».
Ministero a Parigi
Tuttavia, la situazione di padre Stock a Parigi diventa presto scomoda. Le autorità tedesche gli rimproverano la sua tiepidezza nei confronti del regime nazista; nello stesso tempo, un quotidiano francese pubblica un articolo calunnioso, nel quale si insinua che egli renda servizio alla Gestapo denunciando gli emigrati. La verità è completamente diversa: Franz sostiene finanziariamente dei tedeschi fuggiaschi, tra i quali degli ebrei. Remando contro corrente, organizza una Messa solenne franco-tedesca per la pace, celebrata nel marzo 1937 dal Cardinal Verdier, in presenza dell'ambasciatore cattolico von Welczek. Artigiano di pace, padre Stock non è tuttavia un «cittadino del mondo», indifferente alla sua patria. Favorisce, nelle anime di cui ha la cura, l'amore per la loro patria tedesca, la pratica della lingua materna e il gusto per la cultura nazionale« facendo loro nello stesso tempo conoscere e amare la Francia.
Il 26 agosto 1939, Franz è costretto a lasciare precipitosamente la Francia in seguito allo stato di guerra. Ma a partire dall'autunno 1940, incaricato di una missione canonica dall'arcivescovo di Colonia, si reinstalla nella Parigi occupata, con il titolo di Rettore della Missione tedesca. Di fronte all'apparente trionfo del Terzo Reich, rimane lucido e confida ai parenti e amici più stretti che, secondo lui, «le bandiere con la svastica che sventolano sull'Arco di trionfo saranno un giorno ritirate». Quanto a lui, vuole essere unicamente prete e mantiene per i francesi umiliati rispetto e stima.
Nel novembre 1940, padre Stock accetta l'ufficio di cappellano della prigione di Fresnes. A partire dall'aprile 1941, visita anche le altre due prigioni requisite dai tedeschi a Parigi: Cherche-Midi e La Santé. Questo ministero diventa presto preponderante nella sua vita. Il Comando tedesco non voleva un prete francese per questo ministero; il padre Stock era quindi la persona che si trovava nella posizione migliore per svolgerlo, avendo una perfetta conoscenza della lingua. In effetti, sarà quasi solo ad occuparsi di migliaia di prigionieri. Rifiuta di indossare l'uniforme (che pure avrebbe facilitato il suo ruolo presso la truppa), comprendendo che un prete vestito da soldato perderebbe qualsiasi credito presso i detenuti. Il suo Diario, trovato dopo la sua morte, permette di seguire la sua attività. Vi ha annotato scrupolosamente tutti i suoi atti di ministero presso i detenuti e tutte le informazioni di cui disponeva, al fine di procurare qualche consolazione alle loro famiglie.
L'unica persona amica
Franz Stock ha individuato i carcerieri che sono cattolici o semplicemente ben disposti e si serve della loro collaborazione: per esempio per organizzare una festa. Tra di essi, il sergente Ghiel, devoto anima e corpo al cappellano, verrà tradito e alla fine eliminato dalla Gestapo. Molti prigionieri, una volta giudicati, partono per i campi di concentramento. Ma molti non lasciano la prigione che per essere giustiziati. Accanto a loro, padre Stock adempie al più sacro dei doveri: aiutarli a fare una morte cristiana. Il primo detenuto che prepara così è Jacques Bonsergent, un ingegnere fucilato «perché serva di esempio» nel dicembre 1940, per il fatto che ha coperto un atto di resistenza insignificante. Il cappellano lo accompagna fino all'ultimo istante e ritorna sconvolto. Non si abituerà mai a queste lugubri cerimonie, che tuttavia si riprodurranno diverse volte alla settimana per tre anni e mezzo.
«Dio mi tende le braccia»
Ma altri condannati, spesso prigionieri di un'ideologia atea quanto della Wehrmacht, rifiutano qualsiasi aiuto religioso. Il 13 aprile 1942, padre Stock, con il cuore spezzato, annota nel suo diario, dopo un'esecuzione: «Nessuno voleva un aiuto spirituale. Tutti sono morti senza la fede». Confidando nella potenza della grazia, il prete ha celebrato la Messa anche per loro, in una cella vicina occupata da un detenuto cattolico. Albert P. deve essere giustiziato il 16 marzo 1942; ateo, rifiuta i sacramenti, ma accetta che il cappellano lo accompagni. Cammin facendo, Franz prega ardentemente per la sua conversione e lo invita a pensare al suo destino eterno. Nuovo rifiuto. Ma, all'ultimo momento, Albert chiama il prete e chiede un crocifisso. Il cappellano potrà annotare: «Recita con me l'atto di contrizione con una grande espressione di pentimento. Gli diedi l'assoluzione».
Roger L., 28 anni, viene battezzato il giorno stesso della sua esecuzione. Il Diario riporta: «Aveva perso ogni coraggio. Con il mio aiuto, ritrova fiducia« Fece la sua prima comunione con una serietà commovente« Le sue ultime parole al momento di morire: «Signore, abbi pietà di me»». La maggior parte delle esecuzioni hanno luogo al Mont Valérien, antica fortezza a ovest di Parigi. Talvolta, padre Stock trascorre l'ultima notte con i condannati. In quel momento supremo, il prete è l'unica presenza amica, fraterna, cristiana. Franz ha promesso ai fucilati di pregare per loro nell'ultimo istante, ma ha anche chiesto loro di pregare per lui, e per tutti, quando saranno «dall'altra parte». Nell'ottobre 1945, scriverà: «Resto fedele, credo, a coloro di cui sono stato per quattro anni il cappellano« Se voglio una grazia speciale, una luce spirituale, mi rivolgo a coloro che sapevano morire, che sono andati direttamente a Dio dopo tante sofferenze e una bella preparazione interiore, e che ho potuto accompagnare nel loro ultimo tratto di cammino; sono persuaso che la loro preghiera verrà esaudita« i defunti non ci dimenticano».
«Dio esiste!»
Franz Stock accoglie le famiglie nella massima discrezione, in rue Lhomond. Quando può, consegna ai parenti stretti un ricordo del defunto. I colloqui con le madri, le mogli sono talvolta più penosi per lui dell'esecuzione stessa. Un testimone oculare commenta: «Penso che padre Stock facesse prova di molto coraggio, di una grande pietà, di molto amore». Il cappellano riesce, in collaborazione con Mons. Rodhain, il fondatore del Secours catholique, a mettere in piedi un'associazione di mutuo soccorso per sostenere le famiglie dei fucilati più bisognose.
Il Diario del padre Stock recensisce ottocentosessantatré esecuzioni a partire dal 28 gennaio 1942, di cui settecentouna alle quali assistette. In totale, sono da milletrecento a millecinquecento persone che egli ha assistite nei loro ultimi attimi. Nel dicembre 1941, scrive: «Solo questa settimana, ho preparato settantadue uomini alla morte, li ho assistiti nell'ultimo istante e li ho seppelliti». Nel 1943, un prete amico lo sente mormorare: «Mi chiedo talvolta se potrò continuare« Se soltanto potessi dormire«» Viene sottoposto a un esame cardiaco che mostra già una debolezza allarmante. Il poeta Reinhold Schneider scriverà, dopo aver incontrato padre Stock nel 1943: «Era messo davanti a una sofferenza che non poteva sopportare se non fortificato dal Santissimo Sacramento».
Nella Sua Esortazione Apostolica Sacramentum caritatis, il Papa Benedetto XVI si rivolge così ai preti: «La spiritualità sacerdotale è intrinsecamente eucaristica« Per dare alla sua esistenza una sempre più compiuta forma eucaristica, il sacerdote« deve fare ampio spazio alla vita spirituale« Una vita spirituale intensa gli permetterà di entrare più profondamente in comunione con il Signore e l'aiuterà a lasciarsi possedere dall'amore di Dio, divenendone testimone in ogni circostanza anche difficile e buia» (22 febbraio 2007). Ogni cristiano può trarre ispirazione da queste raccomandazioni.
Prigioniero a sua volta
Negli ultimi mesi della guerra, moltissimi prigionieri tedeschi vengono progressivamente presi a carico dall'esercito francese. Il generale Boisseau, comandante dei campi, decide di riunire i seminaristi tedeschi prigionieri per permettere loro di proseguire gli studi. Un prete francese, padre Le Meur, è l'anima di questa fondazione; sceglie come direttore del Seminario il padre Stock, che è stato suo cappellano nella prigione della Santé durante la sua detenzione per fatti di resistenza. Il 20 marzo 1945, Franz accetta. Le sue nuove funzioni lo costringono a condurre la vita di prigioniero, mentre potrebbe ritornare subito in Germania. Scriverà: «La prigionia è una fase dolorosa nella vita di un uomo. Ma, alle prese con la sofferenza, l'uomo riconosce il suo vero destino quando, arrivato al limite delle sue forze fisiche, alza le mani e gli occhi verso il Cielo. Questo lo libera. E tale è proprio il significato profondo della libertà umana: liberarsi dal terrestre e rimettersi a colui che è somma Grandezza».
Un programma più che un nome
In seguito a un viaggio in Germania, Franz Stock ottiene dall'Università di Friburgo il riconoscimento degli studi di teologia compiuti a Le Coudray. Nel corso dell'estate 1946, i professori che mancano ancora arrivano dalla Germania, volontari anch'essi per la prigionia. Raggiante di vita interiore e di carità, Franz Stock deve tuttavia lottare contro la tristezza e i ricordi che lo assillano. La pittura gli è di grande aiuto: realizza nella cappella del seminario un affresco che rappresenta la Vergine Addolorata e san Giovanni. Diversi testimoni sono stati convinti che Gesù Cristo apparisse spesso corporalmente a padre Stock durante la sua Messa, dopo la consacrazione; Franz vi faceva talvolta allusione con parole velate. Nel maggio-giugno 1947, i prigionieri tedeschi vengono liberati. Il seminario è sciolto; i suoi studenti proseguiranno i loro studi in Germania. Padre Stock ritorna a Parigi, in rue Lhomond. Desidera continuare il suo apostolato presso i lavoratori liberi tedeschi, ma gli viene rifiutata l'autorizzazione dalle autorità civili. Tentato di scoraggiamento, Franz trova tuttavia la forza di scrivere ai suoi famigliari: «Accetto ben volentieri la situazione in cui mi trovo momentaneamente, e ringrazio Dio di volerci tanto bene».
Il 22 febbraio 1948, Franz Stock ha una crisi di soffocamento provocata da un edema polmonare. Trasportato all'ospedale, colui che aveva così spesso assistito gli altri nei loro ultimi istanti vi muore solo, il 24, all'età di 43 anni. Davanti a un pubblico rado, Mons. Roncalli presiede le sue esequie seguite dall'inumazione presso il cimitero di Thiais, nel quadrato dei prigionieri di guerra. Nel 1963, il corpo di Franz verrà trasferito solennemente nella chiesa che ingloba la prima cappella del Séminaire des Barbelés, a Rechèvres vicino a Chartres. Diverse associazioni preparano il processo di beatificazione di Franz Stock. Il generale de Cossé-Brissac testimonia di aver percepito in lui «un essere abitato dalla grazia« Gli serbo una riconoscenza infinita. A causa di lui, ho dimenticato tutti coloro che mi hanno perseguitato. Mi sono molte volte giurato, per causa sua, di fare di tutto per contribuire a una franca riconciliazione dei due popoli tedesco e francese, sotto il segno di Cristo». Padre Pihan, un prete che è stato detenuto a Fresnes, scrive, nel 1989: «Quando mi viene chiesto in che momento ho maggiormente sentito la fratellanza, l'universalità del cattolicesimo, rispondo: è in prigione, con padre Stock».
Che padre Franz Stock ci aiuti a diventare, come lui, artigiani di pace vivendo intensamente della nostra fede cattolica e facendola irradiare attorno a noi!