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19 marzo 2004 San Giuseppe, Patrono della Chiesa universale |
Numerosi santi ci hanno dato l'esempio di una vita povera, seguendo le orme di Gesù Cristo. Hanno saputo anche riconoscere i lineamenti del bambino di Betlemme nel volto dei poveri. Il 30 luglio 2002, il Papa canonizzava nel Guatemala san Pedro de Betancur, Terziario francescano, fondatore dell'Ordine di Betlemme, che, per amore di Cristo, aveva abbracciato la causa dei poveri.
Farsi piccoli
Fin dalla più tenera età, il ragazzo si occupa del gregge paterno, che conduce nelle vallate e sulle spiagge dell'isola. Il contatto con la natura sviluppa in lui la facilità di incanto e di contemplazione serena di Dio presente nel creato. Dopo la morte del padre, Pedro lascia il lavoro di pastore per coltivare la piccola proprietà familiare. Un giorno, sente Fra Luis de Betancur, un parente, parlare dell'America, delle sue foreste, delle sue ricchezze, ma anche degli Amerindi e dei Negri ridotti in schiavitù. Nascono allora nel suo cuore una profonda compassione per quegli infelici ed il desiderio di andare ad evangelizzarli.
Tuttavia, la Signora de Betancur fa progetti di matrimonio per il figlio. Pedro non condivide l'idea della madre; temporeggia pregando e consulta la zia che abita non lontano. Esaminano insieme la questione davanti a Dio; finalmente, indicando al nipote la strada del mare, la zia afferma: «Devi andare incontro a Dio come Pietro sulle acque». Pieno di gioia, Pedro si imbarca su una nave per attraversare l'Atlantico. Prima di partire, scrive a sua madre che un amore più grande ed un servizio della massima importanza lo spingono a lasciare tutto. Sbarca a L'Avana nel 1649. Due anni dopo, desiderando raggiungere il continente, sale su una nave e si impiega in qualità di mozzo, per compensare le spese di viaggio. Il suo lavoro è tanto pieno di zelo e tale la sua bontà che, arrivato a destinazione, il comandante del battello non vuol ridargli la libertà. Pedro discerne in quella situazione una volontà temporanea ed espressa di Dio, ma rimane fermo nelle sue aspirazioni di missionario. Poco dopo, è colpito da febbri talmente violente, che il comandante si vede costretto a sbarcarlo su una spiaggia, nel Guatemala, paese dell'America centrale, dipendente, all'epoca, dalla Spagna. Lì, un pescatore gli parla della città di Santiago de Guatemala: «Desidero recarmi in quella città, risponde, perchè una letizia profonda ed una forza superiore mi spingono ad andarci!»
Prima di entrare nella capitale, che raggiunge a piedi, Pedro si inginocchia, prega e bacia la terra. È il 18 febbraio 1651, e sono le due del pomeriggio. Ora, proprio nello stesso istante, la bella città è scossa da un terremoto. Immemore del pericolo, Pedro si affretta a soccorrere le vittime. Ma il giorno seguente, spossato insieme dal viaggio e dalla sua dedizione caritatevole, si reca all'ospedale di San Giovanni di Dio che accoglie gli ammalati più isolati, ed in particolare numerosi Amerindi e Africani. Malgrado la gravità del suo stato, Pedro guarisce e si fa assumere in qualità di operaio presso un fornaio. Testimone della sofferenza degli schiavi condannati ai lavori forzati, si interessa alla loro sorte, si sforza di migliorare la loro situazione, avvalendosi del proprio salario, li istruisce con bontà e recita con essi il Rosario per trasformare i loro costumi depravati.
Ai piedi del crocifisso
«Le opere di misericordia sono le azioni caritatevoli con le quali soccorriamo il nostro prossimo nelle sue necessità corporali e spirituali... Nelle sue molteplici forme: spogliamento materiale, ingiusta oppressione, malattie fisiche e psichiche, e infine la morte, la miseria umana è il segno evidente della naturale condizione di debolezza, in cui l'uomo si trova dopo il primo peccato, e del suo bisogno di salvezza. È per questo che essa ha attirato la compassione di Cristo Salvatore, il quale ha voluto prenderla su di sè, e identificarsi con i più piccoli tra i fratelli. È pure per questo che gli oppressi dalla miseria sono oggetto di un amore di preferenza da parte della Chiesa, la quale, fin dalle origini, malgrado l'infedeltà di molti dei suoi membri, non ha cessato di impegnarsi a sollevarli, a difenderli e a liberarli. Ciò ha fatto con innumerevoli opere di beneficenza, che rimangono sempre e dappertutto indispensabili» (Catechismo della Chiesa Cattolica, CCC, 2447-2448).
Con queste parole: I poveri, infatti, li avrete sempre con voi, ma non sempre avrete me (Giov. 12, 8), Gesù ci invita a «riconoscere la sua presenza nei poveri che sono suoi fratelli. Il giorno in cui sua madre la rimproverò di accogliere in casa poveri e infermi, santa Rosa da Lima senza esitare le disse: «Quando serviamo i poveri e i malati, serviamo Gesù. Non dobbiamo lasciar mancare l'aiuto al nostro prossimo, perchè nei nostri fratelli serviamo Gesù»» (CCC, 2449).
Spinto da quello stesso spirito di carità che animava santa Rosa da Lima, Fra Pedro compra, nel febbraio del 1658, una poverissima casa che chiama "la casetta di Nostra Signora di Betlemme". Vi raccoglie bambini vagabondi, bianchi, meticci, creoli, negri. Ben presto, vi accorrono convalescenti poveri dimessi dagli ospedali, studenti, stranieri. Così, quest'uomo mediocremente istruito, diventa il fondatore della prima scuola gratuita di alfabetizzazione dell'America centrale e del primo ospedale di convalescenza delle terre spagnole d'America. Il suo successo è tale, che deve ben presto ingrandire il locale. Grazie ad offerte, Pedro compra le case vicine. Fiducioso nella Provvidenza, non cerca redditi fissi, ma ricorre alla generosità di famiglie agiate che assicurano quotidianamente, a turno, il vitto degli indigenti che vivono lì. Per le altre necessità, percorre instancabilmente le vie della città, chiedendo di essere aiutato. Nel corso dei suoi andirivieni, non c'è miseria che non si sforzi di alleviare. Un giorno, avendo trovato nella portineria del convento di San Francesco una povera donna anziana, schiava un tempo, ed ora assolutamente abbandonata, la invita ad alloggiare nella sua casa e ve la porta lui stesso sulle spalle. Per via della sua carità universale, ha meritato il titolo di «Madre del Guatemala», conferitogli da Papa Giovanni Paolo II, in occasione della sua beatificazione.
Il più grande inganno
«Il sale viene utilizzato per conservare e mantenere sano il cibo. In quanto apostoli del terzo millennio, è compito vostro conservare e mantenere viva la coscienza della presenza di Gesù Cristo, nostro Salvatore, in particolare nella celebrazione dell'Eucarestia, memoriale della sua morte redentrice e della sua gloriosa risurrezione. Dovete mantenere viva la memoria delle parole di vita che Egli ha pronunciato, delle meravigliose opere di misericordia e di bontà che ha compiuto. Dovete ricordare al mondo senza posa che il Vangelo è la potenza di Dio che salva. Il sale condisce e dà gusto al cibo. Seguendo Gesù, dovete cambiare e migliorare il «sapore» della storia umana. Attraverso la vostra fede, la vostra speranza ed il vostro amore, attraverso la vostra intelligenza, il vostro coraggio e la vostra perseveranza, dovete umanizzare il mondo in cui viviamo. Già Isaia indicava come riuscirvi: Sciogliere le catene inique... dividere il pane con l'affamato... Allora brillerà fra le tenebre la tua luce (Is. 58, 6-10)».
Chi vivrà vedrà
Il miglior servizio di Dio
Un altro apostolato dell'umile Terziario consiste nel percorrere, di notte, le vie della città, agitando un campanello ed avvertendo ad alta voce: «Fratelli, ricordatevi che abbiamo un'anima, e se la perderemo non potremo ritrovarla». Ricorda così a ciascuno il grande pensiero dell'eternità e provoca conversioni. La più famosa fra esse concerne un giovane nobile, don Rodrigo Arias Maldonado, governatore del Costa Rica, recatosi nel Guatemala per ricevere una ricompensa dal Re di Spagna. Una delle signore più nobili e più ricche della città, invaghitasi di Rodrigo, si presenta, una notte, al suo palazzo, con un intento colpevole: ma è immediatamente colpita da una sincope mortale. Don Rodrigo, terrificato, non sa che fare, quando si fa improvvisamente sentire il campanello notturno di Pedro. Furente, Rodrigo si precipita per la strada, con la spada sguainata, proprio deciso a far tacere quel personaggio importuno. Con umile dolcezza, Pedro lo fissa, poi, leggendogli nel cuore, gli ripete punto per punto i fatti che si sono appena svolti. Comprendendo allora che ha a che fare con un santo, il gentiluomo confessa i suoi peccati. Dopo averlo ascoltato con molta compassione, Pedro sale nell'appartamento in cui la povera donna giace, pallida e fredda; mormora una preghiera e traccia su di lei il segno della croce. A poco a poco, la signora riprende vita e, tutta tremante, comincia a gemere. Pedro la rassicura, l'aiuta ad alzarsi, la copre con il suo mantello e la rimanda a casa sua.
Rodrigo passa insonne il resto della notte, agitato da terribili rimorsi. Quando si fa giorno, si reca all'ospedale e chiede di essere ammesso nella Comunità di Pedro. «Non è ancora il momento», gli risponde quest'ultimo, congedandolo. A palazzo, trova la convocazione del Re, che attende da quando è arrivato nel Guatemala: il Re Filippo IV gli attribuisce il titolo di Marchese di Talamanca, nonchè una cospicua rendita, e gli annuncia che lo nominerà, tra breve, Viceré della nuova Spagna. Tre giorni più tardi, dopo aver riflettuto a lungo, si presenta nuovamente all'ospedale. Questa volta, Pedro lo accoglie e lo abbraccia: «Fratello Rodrigo, la pace sia con te. Questa casa è la tua. A partire da oggi, ti chiamerai Rodrigo della Croce».
Il 20 aprile 1667, Pedro, indebolito dalle innumerevoli opere compiute, è colpito da broncopolmonite. Vedendo arrivare la morte, designa quale suo successore Rodrigo della Croce e, benedicendolo con le seguenti parole: «Che Dio ti renda umile!», gli indica le linee direttrici che bisognerà conservare all'opera intrapresa. Il 25 aprile, esala l'ultimo respiro, in un tripudio di gioia. Rodrigo della Croce eseguì fedelmente le volontà del fondatore e stese le costituzioni dell'Ordine di Betlemme. Accanto ai Monaci, accolse pure delle Suore. Nel 1674, Papa Clemente X approvò le regole degli uni e delle altre.
Un'eredità da non perdere
«Fra Pedro è un'eredità da non perdere; bisogna farlo oggetto di una permanente gratitudine ed avere un'intenzione rinnovata di imitazione. Quest'eredità deve suscitare nei cristiani ed in tutti i cittadini il desiderio di trasformare la comunità umana in una grande famiglia, in cui le relazioni sociali, politiche ed economiche siano degne dell'uomo, e nel cui seno sia promossa la dignità della persona attraverso il riconoscimento effettivo dei suoi diritti inalienabili.
«Vorrei concludere ricordando che la devozione alla Santissima Vergine accompagnò sempre la vita di pietà e di misericordia di Fra Pedro. Che Essa guidi anche noi, affinchè, illuminati dagli esempi dell' «uomo fatto carità», attributo di Pedro de Betancur, possiamo giungere fino a suo figlio Gesù!»
È la grazia che chiediamo a san Giuseppe per Lei e per tutti coloro che Le sono cari.