Lettera

Blason   Abbazia San Giuseppe di Clairval

F-21150 Flavigny-sur-Ozerain

Francia


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16 giugno 2021
santa Lutgarda, religiosa


Carissimo Amico dell’Abbazia di San Giuseppe,

San Girolamo « ha posto al centro della sua vita la Bibbia, diceva Benedetto XVI ; l’ha tradotta nella lingua latina, l’ha commentata nelle sue opere e soprattutto si è impegnato a viverla concretamente nella sua lunga esistenza terrena, nonostante il ben noto carattere difficile e focoso ricevuto dalla natura » (Udienza generale del 7 novembre 2007). Questo Padre della Chiesa (così sono designati i santi che, con la loro dottrina e il loro esempio, hanno in certo qual modo nutrito la Chiesa nella sua infanzia) si definisce egli stesso in questi termini : « Sono nello stesso tempo filosofo, retore, grammatico, dialettico, esperto di ebraico, greco e latino. » Ecco le armi del polemista la cui foga arriva fino a inveire contro il vescovo di Ippona, sant’Agostino – più giovane di lui di dieci anni –, come se si stesse rivolgendo a uno studente : « Ascolta il mio consiglio, giovanotto. Non venire a provocare un vecchio nell’arena delle Scritture ! Tu disturbi il mio silenzio. Ti pavoneggi con la tua scienza. »

San Girolamo è nato intorno al 345, a Stridone, una borgata fortificata situata ai confini delle province della Dalmazia e della Pannonia (l’attuale Ungheria). Suo padre, Eusebio, è un ricco proprietario terriero. Gerolamo dichiara con fierezza : « Sono nato cristiano da genitori cristiani e porto sulla mia fronte lo stendardo della Croce. » Tuttavia, gli viene dato un nome pagano, Hieronymus (che significa : colui il cui nome è sacro), in italiano : Girolamo. In conformità con una pratica corrente all’epoca, il bambino non viene battezzato, ma semplicemente iscritto nel registro dei catecumeni. Della sua infanzia, Girolamo dirà : « Ricordo di aver saltellato per le stanzette dei piccoli schiavi, di aver trascorso a giocare la mia giornata libera e di essere stato strappato dalle braccia di mia nonna per essere consegnato prigioniero alla furia di un certo Olibrius. » Questo Olibrius è, in effetti, un maestro di scuola dai metodi educativi brutali, e il bambino « ha pianto sotto lo schiocco della ferula ». Allievo turbolento, birichino, dall’intelligenza molto vivace, dalla memoria fedele, Girolamo possiede un carattere estremamente sensibile, che lo renderà suscettibile, permaloso, ma anche profondamente affettuoso e aperto agli incontri.

« Un coro di beati »

I suoi genitori lo mandano a Roma per completarvi la sua formazione. Lì, sotto la guida dei migliori insegnanti, egli si inizia ai segreti della retorica (l’arte del ben parlare) e della dialettica (arte della discussione). Si costituisce una biblioteca copiando di propria mano, « con gran cura e fatica », alcune opere dei suoi autori preferiti : Plauto, Virgilio, Cicerone. Tuttavia, è anche avido di distrazioni : la sua natura ardente lo porta a esteriorizzarsi e, se non si getta nel piacere con l’ardore di un Agostino, si abbandona un po’ alle sue passioni nascenti. Evocherà in seguito il suo divagare di allora, « in mezzo alle danze delle fanciulle romane ». Nonostante ciò, il suo spirito religioso lo induce, la domenica, a visitare le catacombe, con alcuni amici. Alla fine, toccato dalla grazia, si decide nel 366 a ricevere il Battesimo. Si reca poi a Treviri, dove si è installato l’imperatore Valentiniano. Per andare incontro ai desideri della sua famiglia, Girolamo cerca, in effetti, un posto nell’amministrazione. Ma lì, scopre la vita monastica, che gli ispira serie riflessioni. Profondamente toccato, decide di rinunciare al mondo e inizia a interessarsi alla letteratura cristiana. Animato da queste nuove disposizioni, torna in Italia, ad Aquileia, dove s’inserisce in un gruppo di ferventi cristiani che definisce un « coro di beati » riunito attorno al vescovo Valeriano. Nel 374, decide improvvisamente di partire per l’Oriente, con l’intenzione di dedicarsi alla vita monastica in quei luoghi.

Dopo un lungo e faticoso viaggio, sfinito dalla febbre, Girolamo arriva ad Antiochia di Siria presso un amico incontrato ad Aquileia, il presbitero Evagrio. Vi conduce con gioia una vita pacifica e di studio ; non è però strettamente una vita monastica. Durante la Quaresima del 375, colpito da una malattia, si sente rimproverare, durante un sogno, il suo eccessivo attaccamento alle lettere profane : « In spirito, mi immaginavo trasportato davanti al tribunale del Giudice sovrano. Interrogato sulla mia religione : “Sono cristiano, risposi. – Tu menti, mi replica il Giudice supremo : sei ciceroniano, tu, non cristiano. Dov’è il tuo tesoro, là è il tuo cuore !” » Intensamente tormentato dalla sua coscienza, Girolamo rinuncia ai libri profani. Ritirato nel deserto della Calcide, a sud di Aleppo (Siria), pratica una rude ascesi, dedicandosi seriamente allo studio del greco e dell’ebraico. La meditazione, la solitudine, il contatto con la Parola di Dio gli ispirano il gusto per la lettura della Bibbia. Tuttavia, la sua fragile salute soffre delle privazioni che egli s’impone : « I digiuni mi avevano fatto impallidire il volto, ma i desideri infiammavano comunque il mio spirito nel mio corpo gelato, e di fronte al pover’uomo che ero, già per metà morto nella carne, ribollivano solo gli incendi delle voluttà. »

Una direzione illuminata

La Chiesa di Antiochia è allora lacerata da uno scisma. Girolamo, spinto a prendere posizione, fa appello al Papa, ma la risposta si fa attendere. I monaci ariani, quanto a loro, non aspettano : lo importunano con le loro dispute fino a rendergli odioso il deserto. Disilluso, Girolamo torna nel 377 ad Antiochia, dove il vescovo Paolino lo ordina presbitero. Nel 379, si reca a Costantinopoli e qui continua i suoi studi biblici sotto la direzione illuminata di Gregorio di Nazianzo, teologo ed esegeta. S’instaura tra loro due una sincera amicizia. A quell’epoca, egli scopre Origene e inizia a sviluppare una esegesi (vale a dire uno studio del testo sacro) a partire dai testi originali in ebraico e in greco. Nel 382, il vescovo Paolino ed Epifanio di Salamina lo invitano ad accompagnarli a Roma, dove vogliono informare papa Damaso degli eventi che agitano l’Oriente. Girolamo accetta di gran cuore. Il santo Papa, che conosce la sua reputazione di asceta e la sua competenza di erudito, lo nomina suo segretario e lo consulta sul significato di passi oscuri delle Scritture. Lo invita a intraprendere una nuova traduzione latina dei testi biblici.

« La preparazione letteraria e la vasta erudizione consentirono a Girolamo la revisione e la traduzione di molti testi biblici : un prezioso lavoro per la Chiesa latina e per la cultura occidentale. Sulla base dei testi originali in ebraico e in greco e grazie al confronto con precedenti versioni, egli attuò la revisione dei quattro Vangeli in lingua latina, poi del Salterio e di gran parte dell’Antico Testamento… Girolamo… poté offrire una traduzione migliore : essa costituisce la cosiddetta “Vulgata”, il testo ufficiale della Chiesa latina, che è stato riconosciuto come tale dal Concilio di Trento e che, dopo la recente revisione (1979), rimane il testo ufficiale » (Benedetto XVI, 7 novembre 2007).

Una vedova romana, Marcella, alla ricerca di un direttore spirituale e di un maestro in grado di spiegarle le Scritture, si rivolge a Girolamo. Ben presto nel palazzo di Marcella si organizza un circolo di studi costituito da ricche vedove. Vi si trovano Marcellina, sorella di Ambrogio di Milano, Paola e le sue figlie Bresilla, Eustochio e Paolina e molte altre ancora. Alcune di loro saranno onorate come sante. Girolamo dispensa alle sue devote allieve il fior fiore delle sue ricerche e il beneficio della sua direzione spirituale. È diventata celebre una lettera a Eustochio : « La sposa di Cristo assomiglia all’arca dell’Alleanza, che era dorata all’esterno e all’interno. È la custode della Legge del Signore. Nell’Arca, non vi era altro che le Tavole della Legge. Nemmeno in voi deve esserci alcun pensiero estraneo… Nessuno deve trattenervi : né madre, né sorella, né cognata, né fratello. Il Signore ha bisogno di voi. Se vogliono fermarvi, che temano quei flagelli di cui ci parla la Sacra Scrittura e che il faraone dovette subire per aver rifiutato al popolo di Dio la libertà di adorarlo. » Una vera e propria perorazione della vita monastica e della verginità, questa lettera conosce un’ampia diffusione, ma urta l’alta società romana. Alcuni chierici si sentono presi di mira da questo manifesto a favore di una vita evangelica ; non perdonano al suo autore di averli attaccati troppo vivamente additando ostensibilmente i loro difetti. Gelosi della sua influenza, gli danno del falsario e del sacrilego per aver osato introdurre delle modifiche nei testi biblici riconosciuti fino ad allora. Alla fine, la loro rabbia esplode in calunnie grossolane contro di lui e le sue sante amiche : che cosa viene a fare questo monaco in mezzo a queste signore ? « Se gli uomini m’interrogassero sulle Scritture, risponde finemente Girolamo, parlerei di meno alle donne ! »

Viaggio entusiasmante

Dopo la morte di papa Damaso, l’11 dicembre 384, Girolamo decide di realizzare il suo sogno di sempre e s’imbarca per il Medio Oriente nell’agosto del 385, con suo fratello Paoliniano e alcuni monaci decisi a stabilirsi con lui in Terra Santa. Qualche tempo dopo, Paola e sua figlia Eustochio li raggiungono ad Antiochia. Viene allestita una carovana che deve, in pieno inverno, condurli in Giudea. Girolamo descriverà in una lettera l’entusiasmo di Paola per la visita ai luoghi santi. I pellegrini proseguono poi verso l’Egitto e si recano ad Alessandria, dove si trova una grande scuola biblica erede dell’insegnamento di Origene e di Atanasio il Grande. La dirige Didimo il Cieco ; Girolamo si schiera tra i suoi discepoli. I pellegrini approfittano del loro soggiorno per far visita ai monaci d’Egitto, i famosi “Padri del deserto”.

Nel 386, il gruppetto torna a stabilirsi a Betlemme, dove, grazie alla generosità di Paola, vengono ben presto costruiti un monastero per i monaci, un altro per le monache, una torre fortificata e un ospizio per i pellegrini che si recano in Terra Santa, « perché si ricordavano che Maria e Giuseppe non vi avevano trovato dove soggiornare. » Grazie alla tranquillità di cui ora gode, Girolamo riprende con gioia i suoi lavori : traduzioni e commenti biblici, storia, polemica, agiografia… Paola dirige il monastero femminile e Girolamo quello maschile, ma egli stesso dà a tutti un’adeguata direzione spirituale, a partire dalla Sacra Scrittura. La Bibbia, che egli assimila a Cristo, occupa un posto fondamentale nella vita comunitaria : « Ama la Sacra Scrittura, egli dichiara, e la saggezza ti amerà ; bisogna che la tua lingua conosca solo Cristo, che possa pronunciare solo ciò che è santo. »

Benedetto XVI ha sottolineato l’amore del santo dottore per la Parola di Dio : « Per san Girolamo, “ignorare le Scritture è ignorare Cristo”. Perciò è importante che ogni cristiano viva in contatto e in dialogo personale con la Parola di Dio, donataci nella Sacra Scrittura. Questo nostro dialogo con essa deve sempre…essere un dialogo realmente personale, perché Dio parla con ognuno di noi tramite la Sacra Scrittura e ha un messaggio per ciascuno. Dobbiamo leggere la Sacra Scrittura non come parola del passato, ma come Parola di Dio, che si rivolge anche a noi, e cercare di capire che cosa il Signore voglia dire a noi… La Parola di Dio trascende i tempi. Le opinioni umane vengono e vanno. Quanto è oggi modernissimo, domani sarà vecchissimo. La Parola di Dio, invece, è Parola di vita eterna, porta in sé l’eternità, ciò che vale per sempre. Portando in noi la Parola di Dio, portiamo dunque in noi l’eterno, la vita eterna » (7 novembre 2007).

« Amala teneramente »

San Girolamo « raccomandava ad una sua figlia spirituale : “Ama la Sacra Scrittura… amala teneramente, ed essa ti custodirà…”. E ancora : “Ama la scienza della Scrittura, e non amerai i vizi della carne.” Per lui un fondamentale criterio di metodo nell’interpretazione delle Scritture era la sintonia con il Magistero della Chiesa. Non possiamo mai da soli leggere la Scrittura. Troviamo troppe porte chiuse e scivoliamo facilmente nell’errore… Per lui, un’autentica interpretazione della Bibbia doveva essere sempre in armonica concordanza con la fede della Chiesa cattolica… Perciò Girolamo ammoniva un sacerdote : “Rimani fermamente attaccato alla dottrina tradizionale che ti è stata insegnata, affinché tu possa esortare secondo la sana dottrina e confutare coloro che la contraddicono.” In particolare, dato che Gesù Cristo ha fondato la sua Chiesa su Pietro, ogni cristiano… deve essere in comunione “con la Cattedra di san Pietro. Io so che su questa pietra è edificata la Chiesa”. Conseguentemente, senza mezzi termini, dichiarava : “Io sono con chiunque sia unito alla Cattedra di san Pietro” » (Udienza generale del 14 novembre 2007).

Ben presto, però, le controversie origeniste (causate dagli errori dei discepoli di Origene che negavano il carattere definitivo del giudizio di Dio), poi la lotta contro il pelagianesimo (che sosteneva che l’iniziativa della salvezza viene dall’uomo e che negava il peccato originale), inducono Girolamo a difendere con vigore la fede : in certe occasioni, la sua penna diventa come uno stiletto affilato. D’altra parte, le invasioni barbariche, facendo affluire in Terra Santa folle di profughi, lo costringono a mettere in secondo piano i suoi cari studi e ad adempiere ai doveri della carità. Tuttavia persevera nell’opera santa alla quale si è consacrato. La sua cella diventa una specie di faro per il mondo cristiano intero : verso di lui si rivolgono le anime desiderose di perfezione. Ne risulta una corrispondenza tanto abbondante quanto varia con i migliori spiriti del suo tempo. A uno di questi, che chiede consiglio, Girolamo mostra quale importanza egli dia alla vita in comunità : « Preferirei che tu fossi in una santa comunità, che tu non insegnassi a te stesso e che tu non intraprendessi senza maestro una strada interamente nuova per te. » Raccomanda la moderazione nei digiuni corporali : « Un cibo modico, ma ragionevole, è salutare per il corpo e per l’anima. » Egli ricorda che un coraggioso impegno verso la perfezione richiede una vigilanza costante, frequenti mortificazioni, tuttavia con discrezione, un lavoro intellettuale o manuale assiduo per evitare l’ozio, e soprattutto l’obbedienza a Dio : « Nulla… piace tanto a Dio quanto l’obbedienza…, che è la più eccelsa e l’unica virtù » (Omelia sull’obbedienza : CCL 78, 552).

« Ornalo, questo santuario ! »

«Il Vangelo, diceva Benedetto XVI, deve tradursi in atteggiamenti di vera carità… Rivolgendosi, ad esempio, al presbitero Paolino (che divenne poi Vescovo di Nola e Santo), Girolamo così lo consiglia : “Il vero tempio di Cristo è l’anima del fedele : ornalo, questo santuario, abbelliscilo, deponi in esso le tue offerte e ricevi Cristo. A che scopo rivestire le pareti di pietre preziose, se Cristo muore di fame nella persona di un povero ?” Girolamo concretizza : bisogna “vestire Cristo nei poveri, visitarlo nei sofferenti, nutrirlo negli affamati, alloggiarlo nei senza tetto.” L’amore per Cristo, alimentato con lo studio e la meditazione, ci fa superare ogni difficoltà : “Amiamo anche noi Gesù Cristo, ricerchiamo sempre l’unione con Lui : allora ci sembrerà facile anche ciò che è difficile” » (14 novembre 2007).

Il Papa emerito sottolineava anche l’apporto di san Girolamo « in materia di pedagogia cristiana. Egli si propone di formare “un’anima che deve diventare il tempio del Signore”, una “preziosissima gemma” agli occhi di Dio. Con profondo intuito egli consiglia di preservarla dal male e dalle occasioni peccaminose, di escludere amicizie equivoche o dissipanti. Soprattutto esorta i genitori perché creino un ambiente di serenità e di gioia intorno ai figli, li stimolino allo studio e al lavoro, anche con la lode e l’emulazione, li incoraggino a superare le difficoltà, favoriscano in loro le buone abitudini e li preservino dal prenderne di cattive… I genitori sono i principali educatori dei figli, i primi maestri di vita. Con molta chiarezza Girolamo, rivolgendosi alla madre di una ragazza…, ammonisce… : “Essa trovi in te la sua maestra, e a te guardi con meraviglia la sua inesperta fanciullezza. Né in te, né in suo padre veda mai atteggiamenti che la portino al peccato, qualora siano imitati. Ricordatevi che potete educarla più con l’esempio che con la parola.”… Inoltre un aspetto abbastanza disatteso nei tempi antichi, ma ritenuto vitale dal nostro autore, è la promozione della donna, a cui riconosce il diritto ad una formazione completa : umana, scolastica, religiosa, professionale. E vediamo proprio oggi come l’educazione della personalità nella sua integralità, l’educazione alla responsabilità davanti a Dio e davanti all’uomo, sia la vera condizione di ogni progresso, di ogni pace, di ogni riconciliazione e di ogni esclusione della violenza. Educazione davanti a Dio e davanti all’uomo : è la Sacra Scrittura che ci offre la guida dell’educazione, e così del vero umanesimo » (Ibid.).

Mendicare il proprio pane piuttosto che perdere la fede

Negli ultimi anni della sua vita, Girolamo è assalito da un cumulo di prove. Nel 404, muore santa Paola, l’amica fedele. Nel 410, il visigoto Alarico I invade l’Italia e saccheggia Roma. In questa tragedia, Girolamo avverte il crollo di un mondo e ne geme : « È stato troncato il capo dell’Impero. Per dirlo con ancor maggiore chiarezza : in una sola città, tutto il mondo è perito. » Il convento di Santa Marcella viene saccheggiato ; lei stessa viene torturata e muore poco dopo. Nel 416, alcuni monaci favorevoli a Pelagio organizzano in Giudea una spedizione punitiva contro i monasteri geronimiani. Viene ucciso un diacono, gli edifici vengono incendiati. Ci si rifugia nella torre fortificata ; Girolamo sfugge per un pelo alla morte. Non senza fierezza, scrive : « La nostra casa, per quanto riguarda le risorse materiali, è stata completamente distrutta dalle persecuzioni degli eretici. Tuttavia, Cristo è con noi. La dimora rimane quindi piena di ricchezze spirituali. Meglio mendicare il proprio pane che perdere la fede. » Nel 418, la morte inaspettata di Eustochio, che era succeduta alla madre Paola a capo del monastero femminile, lo sconforta. Era il suo sostegno nelle sue opere. Questa morte, scrive, « ha ormai cambiato le condizioni della nostra esistenza, perché molte cose che vorremmo fare, ora non siamo in grado di farle : lo spirito è ardente, ma è vinto dalla debolezza della vecchiaia. » La sua ultima lettera sarà per Agostino e per il suo amico Alipio : « Per me, scrive, sono felice di trovare qualche occasione per scrivervi, e non me ne lascio sfuggire nessuna. Dio mi è testimone che, se potessi, prenderei ali di colomba per poter correre ad abbracciarvi. È ciò che ho sempre ardentemente desiderato, tanto apprezzo la vostra virtù ; ma lo desidero oggi con più forza che mai, per rallegrarmi con voi per la vittoria che avete riportato sull’eresia di Celestio (discepolo dell’eretico Pelagio), che voi avete completamente soffocata con il vostro zelo e il vostro impegno… Vi scongiuro anche, miei santi e venerabili padri, di non dimenticarmi, e prego il Signore di mantenervi in salute » (Lettera 143). Immobilizzato dalle infermità, quasi cieco, il servitore fedele si addormenta pacificamente in Dio il 30 settembre 420 (quest’anno saranno passati sedici secoli). Viene sepolto vicino alla grotta della Natività a Betlemme. I suoi resti, riportati a Roma nell’VIII secolo, riposano nella basilica di Santa Maria Maggiore, vicino alle reliquie della Sacra Culla del Signore che Girolamo aveva preziosamente raccolte.

« Nei libri sacri, dice il concilio Vaticano II, il Padre che è nei cieli viene con molta amorevolezza incontro ai suoi figli ed entra in conversazione con essi ; nella Parola di Dio poi è insita tanta efficacia e potenza, da essere sostegno e vigore della Chiesa, e per i figli della Chiesa la forza della loro fede, il nutrimento dell’anima, la sorgente pura e perenne della vita spirituale ». Sull’esempio di san Girolamo, dedichiamo ogni giorno del tempo a meditare la Parola di Dio, o direttamente, o con l’aiuto dei commenti dei Padri e dei Dottori della Chiesa, perché, egli diceva, « come si potrebbe vivere senza la scienza delle Scritture, attraverso le quali si impara a conoscere Cristo stesso, che è la vita dei credenti ? »

Dom Antoine Marie osb

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