|
Scaricare come pdf![]() [Cette lettre en français] [This letter in English] [Dieser Brief auf deutsch] [Deze brief in het Nederlands] [Esta carta en español] |
17 febbraio 2022 santi Sette Fondatori dell’Ordine dei Servi della Beata Vergine Maria |
«A meno di considerare le cose unicamente alla luce soprannaturale della fede, dichiarava papa Pio XII alle suore di Maria Ausiliatrice, lo spirito umano rimane sconcertato dalla storia della vita mortale della vostra beata Madre, dal contrasto tra l’opera grandiosa e luminosa alla quale Dio la destinava e la serie di vicissitudini attraverso le quali l’ha condotta… Tutta la visione del suo spirito, tutto lo slancio del suo cuore sembrano esprimersi in questa esclamazione del salmo che le è particolarmente cara : Mi portò al largo, mi liberò perché mi vuol bene (cfr. Sal 17,20 ; 30,9). La via di Maria Teresa de Soubiran, un cammino largo aperto dall’amore ? Vi fu mai un sentiero più stretto, più ripido, più accidentato, più oscuro ? Sentiero addirittura più incoerente, direbbe la povera saggezza umana ? Ed è stato tale per tutta la sua vita ! (22 ottobre 1946).
Figlia del barone Joseph de Soubiran e di Noémi Gélis, Sophie-Thérèse nasce il 16 maggio 1834, a Castelnaudary. A tre anni, dopo la morte in tenera età di quattro fratelli e sorelle, viene lei stessa colpita da una febbre tifoide. Un’amica suggerisce di darle lo scapolare del Monte Carmelo. Sotto questo abito della Beata Vergine, lei guarisce. Come ringraziamento, viene iscritta alla congregazione delle Figlie di Maria, diretta dallo zio, il canonico de Soubiran. Ben presto, una sorellina, Marie, viene a rallegrare l’infanzia di Sophie-Thérèse. In occasione della sua prima Comunione, il 29 giugno 1845, Sophie-Thérèse chiede a Gesù la grazia della vocazione religiosa. A dodici anni, durante un ritiro, percepisce nettamente l’amore di Dio nel suo cuore e, due anni dopo, ottiene il permesso di pronunciare un voto temporaneo di verginità. Impara anche, non senza difficoltà, la rinuncia alla volontà propria. Il suo ardente desiderio è quello di entrare nel Carmelo, ma il Signore le fa capire interiormente che questa grazia non le verrà data.
Una nipote timidissima
Nella congregazione delle Figlie di Maria, un piccolo nucleo di giovani ragazze desidera condurre una vita più ritirata e dedicata alla preghiera. Il canonico de Soubiran pensa allora di insediare a Castelnaudary un beghinaggio, cioè un gruppo di donne che, senza pronunciare voti, vivono sotto un regolamento idoneo. Sophie-Thérèse percepisce che il progetto ha del chimerico, ma lo zio consiglia alla sua « timidissima nipote », come la chiama a volte, di prendere in considerazione la proposta e di consultare altre persone. Lei si rivolge a padre Roucanière, gesuita, che la induce a vedervi una chiamata della Provvidenza. Sophie-Thérèse si sente prostrata e viene assalita da un vero e proprio terrore. Tuttavia, un colloquio con mons. Delbecque, vescovo di Gand (Belgio) e superiore di un beghinaggio, le restituisce la pace dell’anima. Scriverà però : « Il quadro dettagliato delle sofferenze future mi era mostrato così chiaramente che ne rimanevo raggelata dallo spavento. E infatti, vent’anni dopo, tutto si è realizzato con la più fedele esattezza. Così, è da notare, quasi sempre Dio si degna, prima di agire, di sollecitare e ottenere il consenso dell’anima, trattando con un rispetto pieno d’amore la libertà dell’opera delle sue mani. Una grande pace seguì questa risoluzione. Da allora, non ebbi mai il minimo dubbio. »
Nell’agosto del 1854, Sophie-Thérèse e una compagna effettuano un soggiorno al beghinaggio di Gand. Nel mese di settembre, le due ragazze tornano in Francia per istituire un beghinaggio a Castelnaudary. Gli inizi, sotto i commenti malevoli dei vicini, sono difficili. Ben presto, però, Sophie-Thérèse si rende conto che molte delle sue compagne desiderano condurre una vita religiosa più formale e le orienta in questa direzione. Così, due tipi di vita coesistono nella piccola tenuta : vi si trovano le casette individuali del beghinaggio, ma anche, raggruppate attorno a colei che è diventata madre Teresa, le ragazze che vogliono condurre una vita religiosa più rigorosa. Il 5 gennaio 1855, la Madre pronuncia il voto perpetuo di verginità.
La sussistenza delle suore è assicurata dal lavoro quotidiano e la povertà non è una parola vuota. Gli edifici, necessari all’accoglienza delle postulanti e di bambine senza dimora che affluiscono, vengono costruiti con la partecipazione attiva della comunità, che trasporta materiali e scava le fondamenta. Ma nella notte tra il 5 e il 6 novembre 1861, un incendio distrugge l’edificio che era costato tanta fatica. Le orfane alloggiate al primo piano riescono con la loro sorvegliante a salire sul tetto. Ma la città non è attrezzata per combattere l’incendio e le scale sono troppo corte ! Un ex detenuto alto e robusto si appoggia al muro e sostiene la scala più grande sul suo petto. Madre Teresa lancia nel focolaio uno scapolare del Monte Carmelo : le fiamme si scostano a sufficienza per permettere il salvataggio. C’è però una vittima nel disastro. Dopo il dramma, la Madre termina la notte in preghiera con le sue figlie.
Ben presto, l’istituto diventa una congregazione centrata sull’adorazione eucaristica, sotto il patrocinio di Maria Ausiliatrice. L’8 settembre 1862, la nuova famiglia religiosa viene consacrata alla Vergine perché ne sia la Madre e la superiora ; le religiose porteranno tutte il suo nome benedetto. La vita di povertà della comunità s’intensifica. Tutte le suore lavorano con ardore e la carità pubblica affluisce : le disgrazie sopportate con tanto coraggio hanno vinto i pregiudizi della popolazione.
Lampi d’amore
Madre Maria Teresa entra allora in un periodo di quattro anni di violente tentazioni contro la fede ; collera e oscurità sono il suo destino quotidiano. Di tanto in tanto, un lampo d’amore la conferma nella sua vocazione, ma, subito dopo la tentazione ritorna. Su questa terra, insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica, « camminiamo nella fede e non ancora in visione (2Cor 5,7), e conosciamo Dio come in uno specchio, in maniera confusa…, in modo imperfetto. (1 Cor 13,12). La fede, luminosa a motivo di colui nel quale crede, sovente è vissuta nell’oscurità. La fede può essere messa alla prova… Le esperienze del male e della sofferenza, delle ingiustizie e della morte sembrano contraddire la Buona Novella ; possono far vacillare la fede e diventare per essa una tentazione » (CCC, n° 164). Posta con intensità di fronte a questa prova spirituale, madre Maria Teresa persevera pazientemente in un cammino di oscurità, perseguendo il progetto che aveva abbracciato sotto la luce divina.
Nel 1863, giorno anniversario dell’incendio, organizza una veglia di adorazione del Santissimo Sacramento. Ben presto, su richiesta delle suore, l’adorazione notturna diventa quotidiana. Al termine di un ritiro ignaziano di trenta giorni, la Madre capisce chiaramente che Dio voleva “Maria Ausiliatrice” con, per lei, « l’obbligo di rimanervi, di operare per la sua formazione e il suo ampliamento. » Gli orientamenti della nuova Società sono l’espiazione dei peccati, l’imitazione di Cristo, l’umile obbedienza amorevolmente fedele, la povertà costantemente ricercata e la castità, sotto lo sguardo di Maria Ausiliatrice. Madre Maria Teresa constata l’esodo rurale dei giovani verso la città, dove inizia a svilupparsi l’industrializzazione. Il progetto apostolico della congregazione di Maria Ausiliatrice sarà quindi di « sostenere le ragazze tra i quattordici e i venticinque anni. Soprattutto quella parte della gioventù, senza famiglia, risiede nelle grandi città e frequenta laboratori e fabbriche. Questo obiettivo, infatti, è un’esigenza delle nostre società moderne che centralizzano tutto sostituendo le famiglie cristiane con masse di individui. » Dopo aver nominato una superiora per dirigere il beghinaggio di Castelnaudary, la Madre emigra, con quelle che lo desiderano, a Tolosa. Il 20 novembre, viene benedetta la loro cappella e instaurata, fin dal giorno successivo, l’adorazione del Santissimo Sacramento.
« La tua missione è finita »
Imbevuta della spiritualità degli Esercizi di sant’Ignazio e dello spirito del Carmelo, madre Maria Teresa scrive nelle regole di Maria Ausiliatrice : « Lo spirito di semplicità e di santa piccolezza deve essere il nostro spirito proprio ; esso ci impedirà sempre di disdegnare come troppo comune e troppo volgare qualsiasi delle opere che la Provvidenza vorrà affidarci… » Ella desidera che le figlie di Maria Ausiliatrice prendano subito l’ultimo posto, abbiano una predilezione per i reietti, una flessibilità infinita per creare, abbandonare, perseverare, rinunciare. Il 19 dicembre 1868, Pio IX approva ufficialmente la Società. Si costituiscono delle fondazioni ad Amiens, a Lione e a Londra, in uno spirito di pace, nonostante grandi tribolazioni e grandi privazioni. L’anima della Madre si trova in una fitta oscurità, ma questo stato doloroso non le impedisce di irradiare sicurezza e stabilità di vedute : « È, riconosce lei stessa, l’oggetto di un grande miracolo della bontà di Nostro Signore per la Società, il miracolo di preservare tutto mio malgrado. »
La fondazione di Londra era stata realizzata durante la guerra franco-prussiana del 1870 : nel 1871, le suore che erano dovute fuggire rientrano in Francia. Durante la loro permanenza in Gran Bretagna, una di loro, Madre Marie-François de Borgia aveva iniziato ad acquistare importanza. Questa donna, entrata già matura nella giovanissima comunità nel 1868, era riuscita a nascondere la sua condizione di donna sposata. Per diversi anni, la sua prodigiosa facilità di adattamento ha mascherato un’estrema fiducia in se stessa e un amore smisurato per la gloria. Incapace di comprendere lo spirito di sottomissione, arrivò a considerare l’eroismo nascosto e l’umiltà della superiora come una lacuna che la rendeva inadatta a governare. Affascinate dalla forte personalità di madre Marie-François, le suore la eleggono assistente generale della fondatrice. L’atteggiamento di modestia abituale di quest’ultima e la sua diffidenza nei confronti delle sue proprie vedute la inducono a fare sempre più affidamento sulla sua assistente. In seguito si rimprovererà di non aver avuto abbastanza fiducia nell’Onnipotenza di Dio e di aver confidato troppo nella creatura. In una locuzione interiore, il Signore la avverte : « La tua missione è finita ; tra breve, non ci sarà nemmeno più posto per te nella Società ; ma io condurrò ogni cosa con forza e dolcezza. »
Madre Marie-François, che concepisce il progetto di accogliere le orfane di guerra e di insegnare loro un mestiere, ottiene di essere nominata economa generale. Sotto il suo impulso, nel 1873, a tutte le case vengono abbinati dei laboratori che accolgono fino a 150 bambine. Madre Maria Teresa espone alla sua assistente le difficoltà incontrate. Quest’ultima inizia a instillare abilmente nella comunità un dubbio sulla fondatrice. In una relazione sullo stato delle finanze, afferma che la Società è gravata da un debito considerevole. In realtà, molti preventivi vi figurano come « debiti » ; inoltre, sarebbe bastato sospendere alcune costruzioni e chiudere alcuni laboratori per rimettere in sesto la situazione finanziaria. Ma madre Marie-François accusa, in pieno consiglio, la fondatrice « di orgoglio, di ambizione, di spaventosa irregolarità che non può che attirare sulla Società la maledizione di Dio, e di non sapere per nulla governare né amministrare ». La minaccia del fallimento, brandita dall’assistente, ha un effetto decisivo sulle suore : la fondatrice va dimessa ! Mons. de la Tour d’Auvergne, superiore ecclesiastico della Società, crede, anch’egli, al fallimento. La fondatrice si dimette. Madre Marie-François si fa nominare superiora generale, il 13 febbraio 1874. Decide immediatamente di allontanare madre Maria Teresa. Questa si reca presso le Suore di San Vincenzo de’ Paoli a Clermont-Ferrand.
Il peso delle anime
«Per salvare questa cara piccola Società, scriverà la fondatrice, feci il sacrificio così duro di non rivederla più. Dio solo sa quanto mi fosse cara… Il mio dolore più acuto era il vedere tante anime che, in certo qual modo, mi appartenevano e i cui voti, mi veniva detto, sarebbero stati infranti solo per colpa mia [se non si fosse dimessa]. Oh ! il peso delle anime è un dolore che non è paragonabile a nessun altro e che può capire solo chi lo ha sofferto… Insieme a questo mare di amarezza, avevo un altro dolore molto sensibile : la separazione da mia sorella [madre Marie-Xavier, che era suora con lei]… Infine, una terza spina era la mia vocazione tanto amata che stavo per perdere per sempre ; i miei voti sul punto di essere infranti, con poca speranza di ritrovarli mai più… Abbandonata da tutti coloro che amavo, da quelli in cui avevo riposto tutta la mia fiducia, fui respinta senza asilo… costretta a mantenere il silenzio e a lasciare così pesare su me sola ogni cosa. » In questo profondo sconforto, la Madre eleva la sua anima : « Non avrei voluto cambiare il mio posto… Mi sembrava che, attraverso questa sofferenza, io operassi più che attraverso qualsiasi altra cosa per il bene della Società, per alleviare le angosce e le difficoltà che la opprimono. »
Madre Marie-François lascia intendere alle consigliere che la loro Madre fondatrice abbia lasciato spontaneamente l’Istituto. Il 26 marzo 1874, madre Teresa le scrive : « Sono a disposizione di Nostro Signore, cioè nelle vostre mani… Spero che la santa obbedienza dirà l’ultima parola e che sarò tranquilla qualunque cosa essa decida… Ho dovuto scrivere a mons. de Bourges (mons. de la Tour d’Auvergne) come l’avevo fatto a Lei stessa che, se io non dovessi più rientrare nella Società, lo pregavo di liberarmi dai miei voti, di far svincolare la mia firma da tutti gli affari della Società… » Madre Marie-François cerca di farle accettare l’incarico di superiora della casa di Londra con l’intenzione di separare in seguito questa casa dall’Istituto. Ma il vescovo intuisce la manovra e avverte la fondatrice. « Le nostre buone Madri non hanno voluto il mio rientro, scriverà quest’ultima, se non facendo di Londra una casa separata da Maria Ausiliatrice. Era inaccettabile. » Nella prova, lei si àncora alla preghiera : « Mi restava solo il mio Dio. Solo Lui era buono e tenero… e si degnava di riversare nella mia anima tesori di fede, di speranza e di amore che, senza questo torrente di dolori, lo so, non avrei mai gustati… Per quanto dipendeva da me, mi feci povera con Gesù Cristo povero… e la mia anima traboccava di gioia per avere solo il suo Dio. »
Una piccolissima postulante
Dopo il fallimento di vari tentativi di entrare in un ordine religioso, madre Maria Teresa viene ricevuta, il 20 settembre, a Notre-Dame de Charité du Refuge, a Parigi, dove le verrà dato il nome di suor Maria del Sacro Cuore. Ella scrive a madre Marie-François : « Eccomi diventata una piccolissima postulante. Colui che, con tanto amore, si è fatto piccolo e povero, si degni di darmi abbastanza coraggio per voler essere anch’io, sul suo esempio, piccola e veramente povera di me stessa. » Si sottomette con semplicità a tutte le piccole abitudini proprie a una comunità che non conosce ancora : « Mi mostrerò dolce, umile, grata per l’opera di morte che Dio è disposto a compiere in me attraverso le creature che mi feriscono, annota… qui su questa terra sono straniera, me ne andrò. » Alcune suore testimonieranno che « quando parlava di Dio il suo volto s’infiammava, le si illuminavano gli occhi, sembrava coglierla una vita intensa, il che contrastava fortemente con il suo aspetto esteriore di solito malaticcio ».
Nella Società da lei fondata, le novizie non sentono nemmeno più parlare di lei. Ma il governo di madre Marie-François prende una piega dispotica : attività incessanti che rendono difficile il raccoglimento e la vita interiore, espulsione, senza chiedere il parere del consiglio, di una trentina di suore. Viene abbandonata la spiritualità di sant’Ignazio per quella di san Francesco e poi di san Domenico ; alla fine non si vive nello spirito di nessuno di esse. Le case vengono fondate e chiuse a ritmo serrato : in quindici anni, la Società vede undici trasferimenti di noviziato e sette cambiamenti di maestra delle novizie. Consapevole del male, l’autorità ecclesiastica non osa intervenire, per evitare di infliggere un colpo fatale alla Società. Le sofferenze delle suore, però, non varcano le mura e, grazie a queste silenziose immolazioni, frutti di quella della fondatrice ignorata, viene mantenuto il più puro spirito religioso. Madre Marie-Xavier ottiene il permesso di farle visita ogni anno, con però il divieto assoluto di parlare della Società. Ma il 3 gennaio 1881, lei stessa, improvvisamente espulsa, viene a chiedere la sua ammissione a Notre-Dame de la Charité. Il colpo è duro per la fondatrice.
Il 7 ottobre 1888, madre Maria Teresa entra nell’infermeria, dove si spegne alla vigilia di Pentecoste, il 7 giugno 1889, con queste parole sulle labbra : « Vieni, Signore Gesù, vieni ! »I suoi scritti intimi terminano così : « Devo affermare come verità molto certe : che nessuno ha voluto veramente farmi soffrire… che tutto si è comunque fatto perché il Buon Dio lo ha voluto o permesso in disegni di misericordia e di amore per la mia anima ; che per una grazia particolare, nonostante il mio orgoglio, con ragione, non ho mai dubitato che sotto tutti i punti di vista fosse molto vantaggioso per Maria Ausiliatrice sbarazzarsi di me. Solo la mia natura ha trovato violenti i mezzi, soprattutto perché mi ero prestata a tutto, mi sembra ; ma, ancora una volta, questi mezzi erano necessari per la mia anima e mi hanno procurato grandissimi beni spirituali. »
Una venerazione finalmente possibile
Il governo di madre Marie-François crolla dopo la morte di Marie-Thérèse de Soubiran ; il 13 febbraio 1890, l’usurpatrice notifica bruscamente le sue dimissioni e poi lascia l’Istituto. Due consigliere, mettendo ordine nelle carte della ex superiora, riesumano la corrispondenza che aveva avuta con la loro fondatrice. La verità emerge allora alla luce. La fondatrice viene riabilitata nella comunità e le vecchie suore possono trasmettere apertamente alle più giovani la loro venerazione per la loro vera Madre. Il 20 ottobre 1946, madre Maria Teresa de Soubiran veniva proclamata beata da Pio XII. Nel 2017, la sua congregazione contava centosessanta suore distribuite in ventitré case, in Europa, Africa, Asia e Oceania.
La storia di madre Maria Teresa è sconcertante. Fondatrice, viene ingiustamente accusata e poi costretta a lasciare il suo istituto per andare, senza risorse, a terminare la sua vita in un’altra congregazione religiosa, mentre una intrigante prende il suo posto e mette in pericolo il suo istituto. Solo uno sguardo di fede verso la Provvidenza può tentare di spiegarlo. Dio governa il mondo in modo sovrano e, pur rispettando la libertà che ha dato alle sue creature intelligenti, la sua Onnipotenza fa in modo che tutto concorra al bene, per quelli che amano Dio (Rm 8,28). « Dio ha creato il mondo e lo sconvolge unicamente per fare dei santi », affermava la Madre di Soubiran. Attraverso le sue pesanti prove, in un così doloroso spogliamento universale, lei ha ritrovato la sua purezza d’infanzia. Poteva scrivere, alla fine della sua vita : « Il Buon Dio mi riporta alla mia anima dei quindici anni, voglio dire all’amore semplice e tenero che avevo a quell’età. Come un figlio d’amore, vivo in pace sul petto del mio Dio e vi godo del mio bene. Ho per Lui la fiducia del bimbo nelle braccia della più tenera delle madri. In Lui e attraverso di Lui, non dubito di nulla. Aspetto tutto da Lui per me e per coloro che amo, per il tempo e per l’eternità » (Scritti spirituali, p. 63).
La Verità insegnava due cose a madre Maria Teresa, affermava papa Pio XII : « La prima è il segreto del distacco totale che la libera dalle diffidenze del cuore, dall’orgoglio dello spirito, che le mostra il nulla e l’instabilità delle cose create… La seconda, che ella raccoglie dalle labbra stesse del divin Maestro : Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo ; se invece muore, produce molto frutto (Gv 12, 24-25)… Oggi ci è dato di ammirare la potente efficacia di queste due verità. Attraverso tanti sconvolgimenti, quale meraviglia di santità Dio ha realizzato in lei ! Dal suo abbassamento, dal suo nascondimento nel più profondo abisso dell’umiliazione, quale mirabile messe è germogliata ! E che via larga e spaziosa l’amore ha aperta sotto i suoi passi ! »
Che la beata Maria Teresa de Soubiran ci ottenga la grazia di seguire i suoi esempi di umiltà !