|
[Cette lettre en français] [This letter in English] [Dieser Brief auf deutsch] [Deze brief in het Nederlands] [Esta carta en español] [Esta carta, em Português] |
15 giugno 2005 Mese del Sacro Cuore |
Dalla birra al whisky
Il suo corpo si distrugge a poco a poco. Ma, cosa ben più grave, è il peccato che provoca la morte dell'anima: l'uso smoderato del bere offende il Creatore. Attraverso l'alcolismo, come attraverso la droga, l'uomo si priva volontariamente dell'uso della ragione, l'attributo più nobile della natura umana. Tale disordine, quando è compiuto con cognizione di causa e volontariamente, costituisce un peccato grave contro Dio ed anche contro il prossimo che ci si espone, in stato di ebrietà, ad offendere gravemente. Come tutti i peccati gravi, un tale abuso porta con sè la perdita dello stato di grazia, la sventura più grave che possa capitare all'uomo. Infatti, l'uomo non ha bene più prezioso dell'amicizia di Dio; ora, tale amicizia si perde attraverso il peccato grave. Nostro Signore mette in guardia i suoi discepoli contro una tanto grande sventura: Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano (Giov. 15, 6). Con queste parole, Gesù ci rivela la sorte riservata a coloro che rifiutano l'amicizia divina offerta a tutti gli uomini in virtù dell'Incarnazione redentrice. Un tale rifiuto conduce alla morte eterna, l'inferno, di cui il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC) ci dice: «Gesù parla ripetutamente della geenna, del fuoco inestinguibile, che è riservato a chi sino alla fine della vita rifiuta di credere e di convertirsi, e dove possono perire sia l'anima che il corpo. Gesù annunzia con parole severe che Egli manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno tutti gli operatori di iniquità (...) e li getteranno nella fornace ardente, e che pronunzierà la condanna: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno! La Chiesa nel suo insegnamento afferma l'esistenza dell'inferno e la sua eternità. Le anime di coloro che muoiono in stato di peccato mortale discendono immediatamente negli inferi, dove subiscono le pene dell'inferno, il fuoco eterno. La pena principale dell'inferno consiste nella separazione eterna da Dio, nel quale soltanto l'uomo può avere la vita e la felicità per le quali è stato creato e alle quali aspira. Le affermazioni della Sacra Scrittura e gli insegnamenti della Chiesa riguardanti l'inferno sono un appello alla responsabilità con la quale l'uomo deve usare la propria libertà in vista del proprio destino eterno. Costituiscono nello stesso tempo un pressante appello alla conversione: Entrate per la porta stretta, perchè larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla Vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano! (Matt. 7, 13-14)» (CCC, 1034-36).
Per chiunque desideri la vita eterna, è necessario rinunciare al peccato e convertirsi a Dio. Alla domanda del giovane che chiede: Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna? Gesù risponde: Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti (Matt. 19, 16-17). È con lo stesso linguaggio che san Benedetto si rivolge al discepolo che si presenta per entrare nella vita monastica: «Il Signore si aspetta da noi che rispondiamo ogni giorno alle sue sacre lezioni con le nostre opere. Se prolunga come una tregua i giorni della nostra vita, è perchè ci emendiamo dei nostri peccati, secondo le parole dell'Apostolo: Ignori che la pazienza di Dio ti invita alla penitenza? Perchè il dolce Signore afferma: Non voglio la morte del peccatore, ma che egli si converta e viva... Bisogna dunque che prepariamo i cuori ed i corpi alle lotte della santa obbedienza ai suoi comandamenti. Relativamente a quel che fa difetto in noi alle forze della natura, preghiamo il Signore di ordinare alla sua grazia di venirci in aiuto. E se, desiderosi di evitare le pene dell'inferno, vogliamo giungere alla vita eterna, mentre siamo ancora in tempo, siamo in questo corpo e possiamo compiere tutto ciò alla luce di questa vita, corriamo e facciamo fin d'ora quel che ci gioverà per tutta l'eternità» (Regola, Prologo). Pertanto, non bisogna rimettere la conversione all'indomani, come indicava san Giovanni Crisostomo: «Pensiamo alla nostra salvezza, non tardate a convertirvi al Signore, e non rimandate di giorno in giorno (Sir. 5, 7); perchè non sapete quel che sarà domani... Vi siete ubriacati, vi siete ingozzati, avete praticato la rapina? Fermatevi ora, tornate indietro; rendete grazie a Dio di non avervi fatti morire nel bel mezzo dei vostri peccati... Considerate che si tratta dell'interesse della vostra anima...» (Omelia sulla 2ª epistola ai Corinti).
L'impulso della grazia
«Berrò di nuovo?»
Matt ha iniziato una vita nuova, una vita d'intimità con Dio. Il pilastro è la Messa quotidiana. Ma, nel 1892, la Messa delle cinque, alla quale Matt ha l'abitudine di comunicarsi, viene soppressa; la prima Messa è ormai alle sei e un quarto. Malgrado la vera perizia che ha acquisito nel suo lavoro, non esita a cambiare e si fa assumere come semplice manovale da un mercante di legname, dove il lavoro comincia soltanto alle otto. Il suo nuovo compito consiste nel caricare i camion. La sera, non appena finito il lavoro, si lava accuratamente, si veste per uscire perchè non intende entrare nella casa di Dio con i vestiti da lavoro e si reca in chiesa per una visita al Santissimo Sacramento. Un giorno, dice al confessore: «Ho desiderato molto il dono della preghiera, e sono stato esaudito pienamente». La sua esistenza è ormai completamente orientata verso Dio, e più particolarmente verso la presenza reale del Signore nel Tabernacolo. «Finchè l'Eucaristia sarà conservata nelle chiese e negli oratori, Cristo sarà veramente l'Emmanuele, Dio con noi, scriveva Papa Paolo VI. Perchè giorno e notte, Egli è fra noi ed abita con noi, pieno di grazia e di verità; ripristina i costumi, alimenta le virtù, consola gli afflitti, fortifica i deboli ed invita insistentemente ad imitarlo tutti coloro che gli si avvicinano, affinchè, seguendo il suo esempio, apprendano ad esser dolci ed umili di cuore, a ricercare non i propri interessi, ma quelli di Dio. Così, chiunque circonda il venerabile Sacramento di una devozione speciale, e si sforza di amare con cuore disponibile e generoso Cristo che ci ama infinitamente, prova e capisce pienamente, con molta gioia interiore e frutto, il prezzo della vita celata con Cristo in Dio; sa quanto sia prezioso intrattenersi con Cristo, perchè nulla vi è sulla terra di più dolce, nulla di più atto a far procedere sulle vie della santità» (Enciclica Mysterium fidei, 3 settembre 1965).
Significato delle catene
Di temperamento collerico, Matt arriva al punto di sopportare difficilmente le bestemmie ed il linguaggio volgare dei compagni. Quando bestemmiano il santo Nome di Dio, si toglie rispettosamente il cappello. Vedendo il gesto, i compagni raddoppiano le imprecazioni. All'inizio, Matt li riprende severamente, ma, in seguito, si limita a dir loro con dolcezza: «Gesù Cristo vi sente». Un giorno, rimprovera aspramente il caposquadra, dimostratosi troppo poco generoso in occasione di una sottoscrizione caritativa. Il direttore lo richiama alla deferenza e, il giorno dopo, Matt si presenta al caposquadra e gli dichiara: «Nostro Signore mi ha detto che dovevo chiedervi scusa: vengo a scusarmi». La sua vita esemplare finisce coll'ispirare il rispetto. Lui, d'altronde, si dimostra un compagno affabile, sempre pronto a ridere per una buona battuta, purchè essa rimanga nei limiti della decenza.
«Avete poveri vestiti»
Se c'è un lusso che Matt si permette, sono i libri: gli piace passare il tempo a leggere, e le sue letture preferite sono la Sacra Scrittura e gli scritti dei Santi. Sfogliando la Bibbia trovata a casa sua dopo la morte, si constata che aveva una predilezione per i Salmi, particolarmente i salmi della penitenza, nei quali il peccatore esprime a Dio il rimorso per i suoi peccati, ma anche una fiducia incrollabile nella misericordia divina: Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia; nella tua grande bontà cancella il mio peccato. Lavami da tutte le mie colpe, mondami dal mio peccato... Rendimi la gioia di essere salvato... (Salmo 50 [51] «Miserere»). Le sue annotazioni, inoltre, rivelano un'elevazione di pensiero stupefacente in un uomo dall'istruzione rudimentale. Vi si trovano le seguenti riflessioni: «Il tempo della vita è soltanto una corsa verso la morte, in cui a nessun uomo è permesso fermarsi... La libertà dello spirito si acquisisce liberandosi dall'amor proprio, il che rende l'anima disposta a far la volontà di Dio nelle più piccole cose... L'uso della volontà consiste nel fare il bene, il suo abuso consiste nel fare il male... Nella meditazione, cerchiamo Dio attraverso il ragionamento e gli atti meritori, ma nella contemplazione, lo vediamo senza sforzo...». Questa vita di preghiera e di penitenza è confortata da grazie fuori del comune. Un giorno, confida alla sorella: «Quanto è triste constatare lo scarso amore degli uomini per Dio!... O Susanna! Se sapessi la letizia profonda che ho provato la scorsa notte nell'intrattenermi con Dio e con la di lui santa Madre!» ma poi, accorgendosi che parla di se stesso, cambia discorso.
Il periodo che va dal 1911 al 1921 è particolarmente agitato in Irlanda: vertenze sindacali complicate dalla disoccupazione e dagli scioperi, lotte per l'autonomia politica, prima guerra mondiale, e infine guerra fra l'Irlanda e l'Inghilterra. In mezzo a tanti tumulti, Matt conserva la pace dell'anima. Tuttavia, gli sta a cuore la causa degli operai. Condanna chiaramente l'insufficienza dei salari degli operai sposati, che aiuta finanziariamente per quanto può. Ma non reclama mai nulla per sè. Quando i compagni lasciano il lavoro o vengono licenziati, si solidarizza con la loro causa.
«Ringraziare il Grande Taumaturgo»
Matt Talbot è un modello per tutti gli uomini. Alle vittime dell'alcolismo o della droga, dimostra con il suo esempio che, con la grazia di Dio, è possibile cavarsela. «Le dipendenze dall'alcol sono talvolta così forti che i parenti della persona alcolizzata sono portati a pensare che non se la caverà mai, e la stessa persona alcolizzata ha la tentazione di disperare. È allora opportuno ricordarsi della Risurrezione di Gesù. Essa ci ricorda che l'insuccesso non è mai l'ultima parola di Dio» (Commissione sociale dei vescovi di Francia, dichiarazione del 1° dicembre 1998). A coloro che sono schiavi di altri peccati (idolatria, bestemmia, aborto, eutanasia, contraccezione, adulterio, depravazione, omosessualità, masturbazione, furto, falsa testimonianza, diffamazione, ecc.), ricorda che non bisogna «mai disperare della misericordia di Dio», secondo la raccomandazione di san Benedetto (Regola, 4° cap.). Nostro Signore ha promesso a santa Margherita Maria che i peccatori avrebbero trovato nel suo Cuore la fonte e l'oceano infinito della misericordia. Come è proprio di una nave vogare sull'acqua, così è proprio di Dio perdonare ed essere misericordioso, come afferma la Chiesa in una delle sue preghiere. Anche santa Teresa di Lisieux, dottore della Chiesa, ha espresso alla fine dei suoi manoscritti: «Quand'anche avessi sulla coscienza tutti i peccati che si possono commettere, andrei, con il cuore spezzato dal pentimento, a buttarmi fra le braccia di Gesù, perchè so quanto Egli ama teneramente il figliol prodigo che torna da Lui». Aggiungeva verbalmente: «Se avessi commesso tutti i crimini possibili e immaginabili, avrei sempre la stessa fiducia, sentirei che questa moltitudine di offese sarebbe come una goccia d'acqua tiepida buttata in un braciere ardente». La vita di Matt Talbot prova in modo eloquente che rivolgendosi lealmente al Signore per chiedergli perdono, si può, attraverso il sacramento della Penitenza, cammino normale della riconciliazione con Dio, cominciare una vita nuova sotto lo sguardo materno di Maria.
Venerabile Matt Talbot, ottienici la grazia di rivolgerci con fiducia alla misericordia divina e di andare fino in fondo alle esigenze di un amore appassionato per Gesù e Maria!