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20 ottobre 1999 Mese del Santo Rosario |
È evidente che il Papa desidera rendere questi atti uno degli aspetti della «nuova evangelizzazione». Si spiega in merito, nella Lettera Apostolica Alle soglie del terzo millenario: «Le canonizzazioni e le beatificazioni si sono moltiplicate in questi ultimi anni. Esse manifestano la vitalità delle Chiese locali» (10 novembre 1994). Mostrano «la presenza onnipotente del Redentore attraverso i frutti della fede, della speranza e della carità in uomini e donne di tanto numerose lingue e razze, che hanno seguito Cristo nelle varie forme della vocazione cristiana» (Ibid.).
Una fonte di rinnovamento
Ci è utile conoscere coloro che abitano già il Cielo, «perchè, ammessi nella Patria e presenti davanti al Signore, attraverso Lui, con Lui e in Lui, non cessano di intercedere per noi presso il Padre... Così, la loro fraterna premura costituisce il massimo soccorso per la nostra debolezza» (Ibid., 49). Per di più, «i santi e le sante sono sempre stati sorgente e origine di rinnovamento nei momenti più difficili della storia della Chiesa» (Catechismo della Chiesa Cattolica, CCC, 828). È dunque estremamente opportuno presentare tali modelli agli uomini, spesso disorientati, della nostra epoca turbata.
Così, per esempio, il 14 aprile 1985, Papa Giovanni Paolo II beatificava Suor Maria Caterina Troiani e diceva di lei: «La fede e la carità brillarono nella sua vita. Essa incontrò numerose miserie e sofferenze: schiavitù, fame, povertà, abbandono di neonati e di ammalati, sfruttamento ed emarginazione... Come il Buon Samaritano della parabola evangelica, si fermò accanto a ciascun fratello e sorella sofferenti nel corpo e nello spirito, tendendo con amore una mano benefattrice e pagando di persona... La sua carità non conobbe esclusive: cattolici, ortodossi, mussulmani, trovarono presso di lei accoglienza ed aiuto, perchè in ogni persona segnata dalla sofferenza, Suor Maria Caterina vedeva il volto sofferente di Cristo».
Esser l'ultima
A sedici anni, l'8 dicembre 1829, veste l'abito con il nome di Suor Maria Caterina, ed un anno più tardi pronuncia i voti. Fin da quest'epoca, si sente molto attirata dalla contemplazione di Gesù crocifisso e dall'amore della penitenza. L'attrattiva particolare per la vita nascosta, in cui imita Gesù che vive a Nazareth sconosciuto agli uomini, la porta a distogliersi dagli incarichi importanti: «Voglio esser sempre l'ultima nella casa di Dio, il che è la maggior gloria di una suora», scrive.
Tuttavia, date le sue qualità, le vengono affidate responsabilità, di cui la principale è l'incarico di segretaria della Madre Badessa. Attraverso i suoi vari compiti, Suor Maria Caterina si sforza di vivere con Dio, cercando di compiacerGli in tutto, compiendo fedelmente il dovere del suo stato: ritiene che molti errori nascano dalla dimenticanza della presenza del Signore. Nel giorno in cui pronuncia i voti, scrive: «Mi abituerò ad offrire ogni azione prima di intraprenderla e, insomma, a vivere senza posa in presenza di Dio, sforzandomi di essere ogni giorno migliore della vigilia». Nella sua Regola, San Benedetto dice anch'egli: «L'uomo deve essere persuaso che Dio lo considera continuamente e ad ogni istante dall'alto del cielo, che in qualsiasi luogo le sue azioni si svolgono sotto gli occhi della Divinità, e sono riferite a Dio dagli Angeli ad ogni momento» (cap. 7). Rivolgendosi ai suoi ragazzi, San Giovanni Bosco raccomandava loro di dirsi, all'atto delle tentazioni: «Come posso lasciarmi spingere a commettere questo peccato in presenza di Dio, del Dio creatore, del Dio salvatore, di quel Dio che può privarmi istantaneamente della vita? Farò questo in presenza di Dio che, mentre lo offendo, può mandarmi nelle pene eterne dell'inferno?»
Attenta alla presenza di Dio, Suor Maria Caterina è frequentemente a colloquio con Lui. Talvolta, la si sente esclamare: «O Gesù, dammi il fuoco (del tuo amore) perchè possa consumarmi per te!» Si compiace nel dire: «Penetriamo all'interno del Cuore di Gesù: lì si sta bene, e nessuno può nuocerci».
Bisogna continuare?
Allo scalo di Malta, esse apprendono la morte di Monsignor Cuasco. È il caso di continuare il viaggio? Suor Maria Caterina rincuora il piccolo gruppo: «Non ci siamo messe in cammino per corrispondere al desiderio di un prelato, ma alla chiamata di Dio». Giungono al Cairo il 14 settembre. Il nuovo Vicario apostolico riserva loro un'accoglienza piuttosto fredda. Ma esse sono ben presto confortate dall'arrivo di una piccola egiziana, che una persona altolocata affida loro perchè sia allevata nel cattolicesimo. Le basi della prima scuola sono gettate. Ben presto, alunne di tutte le lingue e di tutte le religioni affluiscono. Viene accordata la preferenza alle più povere.
Fin dall'inizio di questa fondazione, Suor Maria Caterina diventa la Superiora delle religiose. Essa pone la massima cura nell'educare e catechizzare le bambine, presentando loro Dio come un Padre molto buono che non si deve offendere con il peccato. Tutte le occasioni le sono propizie per parlare alle piccole del Signore, della Santa Vergine e dell'Angelo custode. Dimostra la sua benevolenza alle alunne non cattoliche e rispetta le loro religioni per quel raggio di verità che contengono (ved. CCC, 2104); ma non trascura di illuminarle e di orientarle verso la vera fede. Si sforza di formare la volontà delle bambine, esigendo da esse l'ubbidienza, con dolcezza e fermezza. La sua migliore pedagogia consiste nell'essere per tutte un modello di virtù.
«Mamma bianca»
Un giorno, la Madre scrive: «Un Turco di Costantinopoli, calzolaio, mi ha procurato sette bambine per un prezzo modico. Me ne aveva già portate tre o quattro, che erano malate, dicendo: «Battezzale, perchè vadano in Paradiso». Vuol diventare cristiano anche lui ed ha dipinto un quadro che rappresenta la Madonna». Quell'uomo aveva compreso l'importanza del Battesimo. Il Signore Gesù stesso ci ha insegnato la necessità del Battesimo: Nessuno può entrare nel regno di Dio, se non nasce dall'acqua e dallo Spirito (Giov. 3, 5). Pertanto, ha ordinato ai suoi discepoli di annunciare il Vangelo e di battezzare tutte le nazioni: Andate e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo (Matt. 28, 19). Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato (Marco, 16, 16).
«Questo dolore non colpisce la mia anima»
San Gregorio di Tours ( 594) riferisce che, verso il 495, la Regina Santa Clotilde diede alla luce il figlio primogenito che fece battezzare. Ma il bambino morì subito dopo il Battesimo. Il Re Clodoveo, ancora pagano, irritato, così rimproverava quella morte alla moglie: «Se il bambino fosse stato consacrato ai miei dei, vivrebbe, mentre non è potuto vivere dopo esser stato battezzato nel nome del tuo Dio». Forte della sua fede cristiana, la Regina rispose: «Rendo grazie a Dio Onnipotente, Creatore dell'universo, che non mi ha giudicata del tutto indegna che il figlio della mia carne fosse associato al suo Regno. Ed il dolore di questa morte non colpisce la mia anima; perchè so che è stato chiamato a lasciare questo mondo nella veste battesimale, per esser nutrito nella visione di Dio». In seguito, esse diede alla luce un secondo figlio, che fece pure battezzare, e che visse.
Ai giorni nostri, il Battesimo dei bambini è talvolta considerato come un attentato alla loro libertà, perchè implica impegni che saranno forse rimessi in questione nell'età adulta. A quest'obiezione, si può rispondere che la responsabilità dell'educazione dei figli incombe in primo luogo ai genitori. Come essi operano scelte necessarie per la vita e l'indirizzo dei figli verso i veri valori umani (come, ad esempio, l'istruzione scolastica), così non devono privarli del bene essenziale della vita divina, per cui sono stati creati. In questo modo, i bambini potranno disporre, fin dal risveglio della coscienza, dei doni soprannaturali depositati in essi dalla grazia battesimale. Lungi dall'essere una limitazione della libertà, l'ingresso nella vita cristiana è una liberazione dal peccato e l'accesso alla vera libertà dei figli di Dio. Inoltre, tutti gli uomini hanno obblighi di adorazione e di sottomissione nei riguardi del loro Creatore. Rendendo il battezzato figlio di Dio, il Battesimo permette il pieno compimento di tali doveri.
Un dono magnifico
Per realizzare tale programma, il neobattezzato non è solo. Il Battesimo lo unisce a tutti i figli di Dio incorporandolo alla Chiesa, Corpo di Cristo: Tutti, Giudei e Gentili, servi e liberi, siamo stati battezzati in un solo Spirito, per formare un Corpo solo (I Cor. 12, 13). Membra del Corpo di Cristo, i battezzati sono partecipi del sacerdozio di Cristo, vale a dire della sua missione: professare pubblicamente la fede, e partecipare all'attività apostolica della Chiesa (ved. CCC, 1268; 1270).
«Diffidiamo di noi stesse e confidiamo in Dio!»
Madre Maria Caterina ricorre ancora più spesso alla divina Provvidenza ed a San Giuseppe. «Tutto quel che domando a San Giuseppe, lo ottengo!» esclama un giorno con aria trionfante. Una sera, la Superiora viene informata che non vi è assolutamente più nulla per il giorno dopo, nè cibo, nè denaro. La Madre dà la parola d'ordine: «Coraggio! Diffidiamo di noi stesse e confidiamo in Dio, e tutto andrà per il meglio!». Lei stessa passa la notte in preghiera nella cappella. Ora, il giorno dopo, che sorpresa per la sagrestana, nello scorgere attorno al collo della statua di San Giuseppe una borsa ben piena! La fede della Madre era capace di smuovere le montagne.
Mille paure
Nel 1882, mentre sono in programma tre nuove fondazioni, scoppia la guerra angloturca. Il console italiano domanda alle suore del Cairo di prepararsi a partire, poichè non è più in grado di assicurare la loro incolumità. Dopo aver sistemato qualche bambina presso famiglie amiche, la fondatrice, le suore e le altre bambine lasciano Il Cairo. Prendono un treno merci e, dopo mille paure, si imbarcano alla volta di Gerusalemme, Marsiglia, Napoli e finalmente giungono a Roma. Sul battello, esse non hanno neppure di che ristorarsi. Per incoraggiare le sue suore, la Madre dice loro con dolcezza: «A Gesù crocifisso, venne rifiutata una goccia d'acqua. Vorreste allora che a noi ci fosse accordato tutto quel che desideriamo?»
Quando la calma torna in Egitto, Madre Maria Caterina manda al Cairo tre delle sue suore per vedere lo stato della casa: tutto è rimasto intatto. Grazie, San Giuseppe! Viene dunque organizzato il ritorno delle suore. Appena arrivate, sono assalite dalle ex allieve che tornano sui banchi della scuola. Nel 1883, , il colera miete innumerevoli vittime. La comunità conosce di nuovo l'angoscia. «Madre, chiede una suora alla Superiora, la nostra miseria non vi fa paura? - Figlia mia, solo la mancanza di fede mi spaventa». «Non bisogna mai scoraggiarsi, diceva pure, perchè quel che il Signore non concede immediatamente, lo manderà ad un momento più favorevole... Dio dispone tutto per il nostro maggior bene, anche se, a prima vista, sembra che non sia così. Tutte le contraddizioni devono esser considerate come vantaggi spirituali. Soffrire è la vera ricchezza delle spose di Cristo».
«Che cosa sperare di meglio del Paradiso?»
Chiediamo alla Beata Maria Caterina Troiani di guidarci nel compimento del nostro dovere quotidiano, via dell'eterna beatitudine. Preghiamo San Giuseppe secondo tutte le Sue intenzioni, in particolare per la Sua famiglia, per i vivi e i defunti.