|
[Cette lettre en français] |
15 agosto 1999 Assunzione di Maria |
«Voglio farmi prete»
Gianluigi fa la prima comunione nel 1836. Benchè sia molto assiduo, fa fatica a seguire l'insegnamento del catechismo. Uno dei suoi compagni di quel tempo così lo descrive: «Devoto, allegro, calmo di carattere, placido, mai arrabbiato; qualità intellettuali mediocri, forse anche meno che mediocri». È incapace di servire la Messa, perchè non riesce ad articolare correttamente le risposte in latino. Eppure, si ostina a ripetere che vuol farsi prete. Gli inizi, in collegio, sono difficili. Molto spesso, perdendo la pazienza, le parole che gli si dicono, circa le sue capacità inadeguate ed i suoi scarsi progressi, sono dure! Gianluigi non si scoraggia mai.
Il sogno di essere missionario
Un po' alla volta, Gianluigi prepara la sua famiglia ad accettare la volontà di Dio «qualsiasi sia il luogo in cui Egli lo chiamerà per servirLo». Si nota, dopo l'anno scolastico di filosofia, quanto si sia legato con un compagno, Giambattista Goutelle. Alla fine delle vacanze, si recano entrambi al seminario maggiore di Lione. Goutelle, bruciando la tappa lionese, se ne va direttamente a Parigi, al seminario delle Missioni Estere. Gianluigi spera di raggiungervelo tra breve. Prima di tutto, se ne apre con il sacerdote che l'aveva preparato alla prima comunione, e che ha attualmente una carica a Lione. Egli muove qualche obiezione, per mettere alla prova la sua vocazione. Ma nulla lo può far vacillare.
Poi, bisogna ottenere l'autorizzazione dell'arcivescovo. Se ne incarica, con esito positivo, un sacerdote amico. Gianluigi lo ringrazia ed aggiunge: «Siete stato un buon avvocato, ma la causa non era difficile: la diocesi non perde niente con la mia partenza, anzi ci guadagna! - Ma allora, che cosa andrai a fare nelle missioni, replica il prete, se sei un buono a nulla per la tua diocesi? - Voglio esser martire, risponde il seminarista, e farò all'uopo tutto il possibile. Ecco la mia ambizione: cogliere la prima palma del martirio che mi si presenterà a portata di mano!» Per molti, solo la terra conta: l'eternità, il Cielo, l'inferno, non hanno importanza. Gianluigi, al contrario, ha puntato sul Cielo ed ha visto giusto. Non desidera la morte in sè e per sè, ma vede il sacrificio della propria vita come il più bell'atto d'amore verso Dio, attraverso la testimonianza suprema resa alla Verità. Poco prima di morire, scriverà ai suoi genitori: «Quando riceverete questa lettera, potrete esser certi che la mia testa sarà caduta sotto la lama del gladio. Sarò morto per la Fede in Gesù Cristo».
Testimone della Verità
Se tutto si equivale e si uguaglia, se non si può affermare che esistano una verità ed un errore, un bene ed un male, se c'è una verità che dura solo per un giorno, è inutile farsi uccidere, come i martiri, ed è anzi inutile farsi scrupolo per essa. Al contrario, se una verità esiste, se l'armonia e la felicità dell'ordine umano, ed altresì la salvezza eterna delle anime, dipendono da una gerarchia di beni da promuovere e da difendere, qualsiasi cosa succeda, tale verità merità una dedizione disinteressata, intelligente e tenace.
Sperimentiamo ogni giorno l'esistenza di una verità nell'ordine fisico. Siamo nella verità, quando il nostro pensiero è conforme alla realtà delle cose; nel caso contrario, siamo nell'errore. Il compito della scienza è appunto quello di descrivere la parte di verità che la concerne. Ignorare le leggi che essa espone, ingenera catastrofi. Per esempio: un ponte mal costruito, crollerà in breve tempo. La verità esiste anche nell'ordine morale e religioso. Tutti gli uomini conoscono questa verità primaria: bisogna compiere il bene ed evitare il male. Essa testimonia, unitamente alle altre verità morali iscritte nella coscienza umana (onora il padre e la madre, non uccidere, non rubare, ecc.) l'esistenza di una Verità suprema trascendente: Dio. «Quando ascolta la voce della propria coscienza, l'uomo può raggiungere la certezza dell'esistenza di Dio, causa e fine di tutto», insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC, 46). Infatti, la fonte di ogni verità e di ogni bene si trova in Dio, Essere infinitamente perfetto, e Creatore di tutte le cose. «L'ordine morale - universale, assoluto, ed immutabile nei suoi principi - ha il suo fondamento oggettivo nel Dio vero trascendente e personale, Verità prima e Bene Sovrano, la fonte più profonda di vitalità per una società ordinata, feconda, e conforme alla dignità delle persone che la compongono» (Giovanni XXIII, Pacem in terris).
L'unico vero bene dell'uomo
La cultura contemporanea ha perso di vista, in gran parte, il legame essenziale che esiste fra verità, bene e libertà. «Indurre l'uomo a riscoprire tale legame, dice Papa Giovanni Paolo II, è oggi una delle esigenze proprie della missione della Chiesa, per la salvezza del mondo. La domanda di Pilato: Che cosa è la verità? scaturisce al giorno d'oggi anche dalla perplessità sconsolata di un uomo che non sa più chi sia, da dove venga e dove vada. E allora assistiamo spesso al crollo spaventoso della persona umana in situazioni di autodistruzione progressiva. Se si ascoltassero certe voci che corrono, sembrerebbe che non si debba più riconoscere il carattere assoluto e indistruttibile di alcun valore morale. Ed è anzi accaduto qualcosa di più grave: l'uomo non è più convinto di poter trovare la salvezza soltanto nella verità. La forza salvifica del vero è contestata e si affida alla sola libertà, sradicata da qualsiasi obiettività, il compito di decidere in modo autonomo quel che è bene e quel che è male... Non si crede più, tutto sommato, che l'unico vero bene dell'uomo sia la Legge di Dio» (ibid.).
Considerando la debolezza umana, il nostro Celeste Padre ha avuto la bontà di munirci di soccorsi soprannaturali, per farci accedere più sicuramente e più rapidamente alla conoscenza della verità. Infatti, Dio ha voluto rivelarci «le verità religiose e morali che, di per sè, non sono inaccessibili alla ragione, affinchè nella presente condizione del genere umano, possano essere conosciute da tutti senza difficoltà, con ferma certezza e senza mescolanza d'errore» (CCC, 38). Ma esiste un altro ordine di conoscenze a cui l'uomo non può affatto arrivare con le sue proprie forze: si tratta delle verità della fede: «Per una decisione del tutto libera, Dio si rivela e si dona all'uomo svelando il suo Mistero, il suo disegno di benevolenza prestabilito da tutta l'eternità in Cristo a favore di tutti gli uomini. Egli rivela pienamente il suo disegno inviando il suo Figlio prediletto, nostro Signore Gesù Cristo, e lo Spirito Santo» (CCC, 50). Ecco perchè Nostro Signore ha detto: Io sono la Via, la Verità e la Vita (Giov. 14, 6). Ha chiamato tutti gli uomini a venire a Sè, per arrivare all'eterna salvezza: Io sono la porta. Chi per me passerà, sarà salvo (Giov. 10, 9). I martiri hanno testimoniato fino alla morte la verità di Cristo.
«Un'anima angelica»
Nel suo nuovo istituto, Gianluigi è raggiante di gioia. Angelo di pace, umile, modesto, dotato di un'immensa carità nei riguardi di tutti, si dice di lui; deve probabilmente queste virtù gentili all'innocenza battesimale perfettamente conservata. Angelo? I suoi genitori, addolorati per la sua partenza, non sono di questo parere. Egli si sforza di rassicurarli: «Non mettetevi in testa che, appena arrivato fra gli infedeli, sarò ucciso... Ahimè! Non sono degno di un onore tanto grande quanto quello di morire per la Fede, martire di Gesù Cristo! Fareste bene a chiedere questa grazia per me al Buon Dio. Ma se quest'idea vi dà noia, cacciatela piuttosto, poichè ora non ci sono quasi più persecuzioni nei paesi cui ci destinano. Per convincervene, basta che leggiate negli Annali della Propagazione della Fede, quel che riguarda l'India, la Malesia, la Manciuria e la Cina». Perchè dimentica il Vietnam? Eppure, è lì che andrà.
Ordinato sacerdote il 28 dicembre 1848, Gianluigi parte, nel febbraio del 1849, per Hong Kong. Di lì, viene inviato nel Tonchino (Nord del Vietnam), dove, nell'aprile del 1851, è incaricato di due parrocchie. Scrive ai suoi genitori: «Gli abitanti di questo paese sono ottime persone. I cristiani ci amano molto e ci sono devoti di tutto cuore... Parliamo un po' di persecuzione, poichè, come voi ben sapete, non si può dire che qui siamo assolutamente in pace... Quel che più ci addolora, è il fatto di veder perseguitati i nostri poveri cristiani, che sono allora costretti ai più grandi sacrifici per conservare la Fede. Oh! Se sapeste i sacrifici che bisogna fare per diventare e rimanere cristiani!»
Il martirio quotidiano
All'eroismo di tutti i giorni appartiene, per esempio, «la testimonianza silenziosa, ma quanto feconda ed eloquente, di tutte le madri coraggiose che si dedicano senza riserve alla loro famiglia, che soffrono dando la vita ai figli, e sono poi pronte a sopportare tutti i fastidi, ad affrontare tutti i sacrifici, per trasmetter loro quel che possiedono di migliore in sè. Nel compimento della loro missione, queste madri eroiche non trovano sempre un sostegno nell'ambiente che le circonda. Anzi, i modelli di civiltà, spesso promossi e diffusi attraverso la comunicazione sociale, non favoriscono la maternità. In nome del progresso e della modernità, si presentano come ormai superati i valori della fedeltà, della castità e del sacrificio che hanno illustrato e continuano ad illustrare una moltitudine di mogli e di madri cristiane» (Giovanni Paolo II, Enciclica Evangelium vitæ, 86).
Sempre ed in qualsiasi circostanza
La Speranza non inganna!
In certe situazioni, l'osservanza della Legge di Dio può essere difficile; tuttavia, non è mai impossibile. «Dio non ordina cose impossibili, ma, ordinando, ti invita a fare quel che puoi ed a chiedere quel che non puoi, e ti aiuta a potere. I suoi comandamenti non sono gravosi (I Giov. 5, 3), il suo giogo è dolce ed il suo fardello leggero» (Concilio di Trento, VI Sessione, cap. 11). «È nella Croce salvifica di Gesù, nel dono dello Spirito Santo, nei sacramenti che nascono dal costato trafitto del Redentore, che il credente trova la grazia e la forza di osservare sempre la santa Legge di Dio, anche in mezzo alle più gravi difficiltà» (Enciclica Veritatis splendor, 103).
La speranza è dunque sempre aperta; ed essa non inganna (Rom. 5, 5). Così, «sarebbe un gravissimo errore pensare che la regola insegnata dalla Chiesa è, in sè, soltanto un ideale che deve poi essere adattato, proporzionato, graduato, in funzione, si dice, delle «possibilità concrete» dell'uomo... Di che uomo si parla? Dell'uomo dominato dalla concupiscenza, o dell'uomo riscattato da Cristo? Poichè è appunto della realtà della Redenzione che si tratta. Cristo ci ha riscattati! Ciò significa: Ha liberato la nostra libertà dalla dominazione della concupiscenza... Il comandamento di Dio è certo proporzionato alle capacità dell'uomo, ma alle capacità dell'uomo cui è dato lo Spirito Santo, dell'uomo che, se è caduto nel peccato, può sempre ottenere il perdono e godere la presenza dello Spirito» (Ibid.). Praticamente, è soprattutto nella preghiera che ci vien data la forza dello Spirito Santo. Per questo, il Catechismo insegna: «Pregare è una necessità vitale... Niente vale quanto la preghiera; essa rende possibile ciò che è impossibile, facile ciò che è difficile» (CCC, 2744).
«Prigioniero per Cristo!»
Poi seguono gli interrogatori. Si vuol sapere dove abbia soggiornato il missionario: «Colpitemi pure tanto quanto volete, ma non sperate di strapparmi una parola che possa nuocere ai cristiani». Gli si propone di calpestare la Croce, altrimenti sarà frustato con la verga e condannato a morte: «Non temo nè le vostre verghe, nè la morte. Mai commetterò una simile vigliaccheria! Non sono venuto per rinnegare la mia religione, nè per dare cattivi esempi ai cristiani».
L'8 aprile, Giovedì Santo, Padre Tinh, inviato da Monsignor Retord, porta la comunione a Padre Bonnard: «Veramente, dice quest'ultimo, bisogna essere in prigione e con la canga al collo, per capire quanto sia dolce ricevere il proprio Dio!» E scrive ai suoi genitori: «Non piangete, sono lieto di morire così. Vi do appuntamento lassù. Vi aspetto tutti lì. Non mancate». Decapitato il 1° maggio 1852, entra nella letizia infinita, accolto per sempre dalla Corte celeste.
Seguiamo le sue orme, con un'immensa fiducia nella Santissima Vergine e in San Giuseppe, attraverso l'accettazione tranquilla delle moltiplici piccole croci della nostra esistenza ordinaria. «San Gianluigi Bonnard, ti affidiamo tutti coloro che ci sono cari, vivi e defunti!»