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1 gennaio 2002 Maternità di Nostra Signora o Maria, Santa Madre di Dio |
Questa perdita dei riferimenti e del senso della vita genera l'angoscia e la paura. «Se ci interroghiamo sulle radici di questa situazione attuale di disperazione, diceva altresì il Cardinale Rouco Varela, siamo portati a considerare la concezione moderna dell'uomo. Essa fa di questo il centro assoluto della realtà, facendogli falsamente occupare il posto di Dio. Dimentica che non è l'uomo che fa Dio, ma Dio che fa l'uomo. Il fatto di dimenticare Dio ha portato all'abbandono dell'uomo... Fuori di Gesù Cristo, non sappiamo cosa siano realmente Dio, la vita, la morte o noi stessi. Non c'è da stupirsi che una cultura senza Dio finisca col diventare anche una cultura senza speranza, perchè solo in Lui, che è l'Amore eterno e creatore, il cuore dell'uomo trova la propria origine e il proprio vero termine».
Un messaggio per il mondo
Elena Kowalska, terza di dieci figli, nacque il 25 agosto 1905, a Glogow (Polonia). Vivace, spontanea, allegra come un fringuello, Elena si diverte come tutti gli altri bimbi del paese. A sette anni, Dio la chiama per nome: «Per la prima volta, scriverà più tardi, sentii distintamente nella mia anima la voce di Dio che mi invitava alla vita perfetta. Tuttavia, non fui sempre docile con lui» (Giornalino). A scuola, viene notata per la sua intelligenza. Però, ben presto, si ha bisogno del suo aiuto in casa, e, fin dall'età di nove anni e mezzo, cambia la cartella di scolara con un vincastro di pastorella. A 14 anni, Elena va a lavorare in una fattoria dei dintorni. In capo ad un anno di servizio leale, cortese e coscienzioso, dichiara a sua madre: «Mamma, devo farmi Suora!» La risposta è un «no» categorico. I Kowalski non possono assumersi le spese per la costituzione di un corredo, necessario, all'epoca, per entrare in convento. Elena riprende il lavoro nella città di Lodz. Quando raggiunge l'età di 18 anni, la ragazza supplica di nuovo i genitori di permetterle di realizzare la sua vocazione. Stesso rifiuto.
«Quando i miei genitori mi ebbero vietato di entrare in convento, scriverà, provai a distrarmi con stupidaggini, facendo orecchio da mercante alla voce della grazia... evitavo Dio e propendevo per le creature. Tuttavia, la grazia trionfò. Un giorno, ero andata a ballare con mia sorella. La festa era al culmine, ma la mia anima soffriva di uno strano malessere. Quando cominciai a danzare, ad un tratto, scorsi Gesù accanto a me. Svestito, torturato, coperto di ferite... Mi disse: «Per quanto tempo ancora ti sopporterò? Fino a quando mi farai aspettare?» Immediatamente, si fece un gran silenzio, non sentii più la musica, e l'allegra compagnia sparì ai miei occhi. Non esistevamo più che Gesù ed io. Mi sedetti accanto a mia sorella, con il pretesto di un'emicrania. In capo a qualche istante, di nascosto, lasciai la sala e corsi alla cattedrale di San Stanislao Kostka. Cominciava a far giorno e c'era poca gente. Senza occuparmi di chi mi circondava, mi prosternai con la faccia per terra davanti al Santissimo Sacramento e chiesi cosa mi rimanesse da fare. Sentii queste parole: «Va' a Varsavia, là, entrerai in convento». Mi alzai immediatamente... misi in ordine come potei le mie faccende... e, subito, con il solo vestito che portavo, senza prender nulla con me, presi il treno per Varsavia».
Lì, un po' disorientata, si rivolge ad un sacerdote che la conforta e la sistema in qualità di domestica presso una signora molto devota, in attesa di essere ammessa alla Congregazione di Nostra Signora della Misericordia. Tale Congregazione, fondata da Madre Teresa Rondeau (1793-1866), francese, aiuta le donne e la ragazze cadute in una vita di peccato a tornare sulla retta via, ed educa le giovani che hanno bisogno di una protezione speciale per evitare i pericoli del mondo. In ogni convento, si distinguono tre categorie di persone: le direttrici, le coadiutrici e le pensionanti. Elena viene ammessa fra le coadiutrici, che si occupano dei lavori materiali dell'istituto.
«Chi Ti addolora così?»
Ammessa alla vestizione il 30 aprile 1926, assume il nome di suor Faustina. Ma ben presto inizia per lei una dura prova: «Fin dalla fine del primo anno di noviziato, un'oscurità sempre più fitta cominciò ad invadere la mia anima, scrive. Il mio spirito divenne opaco, le verità della fede mi sembravano assurde. Quando mi si parlava di Dio, il mio cuore era come una pietra, incapace del minimo atto d'amore! Non trovavo nessuna consolazione nella preghiera... Sovente, durante tutta la Messa, non facevo che lottare contro bestemmie che affluivano alle mie labbra... Quando il sacerdote mi spiegava che si trattava di prove e che, in tale situazione, non offendevo Dio, ma che era al contrario un segno che Dio mi amava, non provavo nessuna consolazione, mi sembrava che quelle frasi non riguardassero me... Mi prosternavo allora davanti al Santissimo e ripetevo queste parole: «Anche se mi ammazzi, confiderò in Te!»» L'intensità della prova, che durerà due anni e mezzo, è all'altezza della missione che sarà affidata a suor Faustina. Colei che deve ricordare ad un mondo spesso in preda all'angoscia, la fiducia nella Misericordia infinita, ha conosciuto tutti i gradi della tentazione della disperazione.
Il 22 febbraio 1931, Nostro Signore le appare, vestito di bianco, con una mano alzata in un gesto di assoluzione e con l'altra sul suo divino Cuore. Dalla veste semiaperta sul Cuore, escono due fasci di raggi, uno rosso e l'altro bianco. «In silenzio, contemplavo il Signore, scrive, con l'anima piena di timore, ma anche di una grande gioia. In capo a un po', il Signore Gesù mi disse: «Dipingi un'immagine simile a questo modello e indicaci: Gesù, in Te confido. Desidero che tale immagine sia venerata prima di tutto nella vostra cappella, poi nel mondo intero. Prometto a coloro che la venereranno che non moriranno. Prometto loro, fin da quaggiù, la vittoria sul nemico, ma soprattutto nell'ora della morte. Li difenderò Io stesso, come mia gloria»».
Suor Faustina confida al suo confessore la visione. Il sacerdote non vi accorda molta attenzione. Col passare dei mesi, gli ordini del Signore si fanno più precisi e diventano più insistenti: «Voglio che i sacerdoti proclamino la mia grandissima Misericordia. Voglio che i peccatori si avvicinino a me senza timore di qualsiasi genere! Le fiamme della mia Misericordia mi consumano. Nessun peccato, fosse anche un abisso di abiezione, esaurirà la mia Misericordia, perchè più vi si attinge e più essa aumenta. Sono sceso su questa terra ed ho versato tutto il mio sangue per i peccatori. Per castigare, ho tutta l'eternità: ora, prolungo il tempo della Misericordia. Il mio Cuore soffre, perchè perfino le anime consacrate ignorano la mia Misericordia e mi trattano con diffidenza. Quanto mi ferisce la mancanza di fiducia!»
«Guarda chi hai sposato!»
Il 1° maggio seguente, pronuncia i voti perpetui con gran fervore. Quattro giorni dopo, entra nella cappella per un'Ora Sacra. «Ad un tratto, scrive, scorsi il Signore, tutto coperto di piaghe. Mi disse: «Guarda chi hai sposato»... Contemplai le sue piaghe ed ero lieta di soffrire con Lui. O Dio mio, quanto è dolce soffrire per Te, nel più profondo dei nostri cuori, all'insaputa di tutti... Grazie, Gesù, per le piccole croci quotidiane, per le contrarietà e le pene della vita in comunità, per le false interpretazioni dei miei propositi, per le umiliazioni ed i maltrattamenti, per i sospetti penosi, per la mia salute malferma e la mia estrema spossatezza... Grazie, Gesù, per la sofferenza dell'anima, per le aridità, l'angoscia e l'incertezza, per la notte e le tenebre interiori, per le tentazioni e le prove... Grazie, Gesù, Tu che hai bevuto il calice amaro prima di offrirmelo edulcorato. Desidero solo la Tua volontà, secondo i piani della Tua eterna Sapienza».
Il vero Amico
Nel suo Giornalino, suor Faustina scrive: «La Misericordia è il più grande degli attributi divini». Don Sopocko, prima perplesso, ritroverà questa verità nelle opere di sant'Agostino e di san Tommaso d'Aquino. Infatti, nessun attributo di Dio è sottolineato tanto vigorosamente nella Bibbia quanto la Misericordia. Dio non è un essere lontano e indifferente al destino dell'uomo, ma è l'Amico, il Salvatore, il Buon Pastore, ai cui occhi ogni persona è preziosa. Dopo la caduta dell'uomo a causa del peccato originale, caduta che ha avuto tante tragiche conseguenze (sofferenza, morte...), Dio ci rivela integralmente la sua Misericordia attraverso i misteri dell'Incarnazione e della Redenzione. Tutta la vita terrena di Cristo, le sue parole ed i suoi atti, le sue parabole ed i suoi miracoli, la sua morte in Croce e la sua Risurrezione, la fondazione della sua Chiesa guidata attraverso i secoli dallo Spirito Santo, proclamano a tutto il mondo la Misericordia di Dio.
Sperimentare la Misericordia
Ma, qualsiasi sia il numero e la gravità dei peccati, la Misericordia di Dio è sempre accessibile sulla terra: «Sono Santo, dice Gesù a suor Faustina, ed il minimo peccato mi fa ribrezzo. Ma quando i peccatori si pentono, la mia Misericordia è senza limiti... i più grandi peccatori potrebbero diventare grandissimi santi se facessero affidamento sulla mia Misericordia... Si attinge alla mia Misericordia soltanto con la coppa della fiducia. Più si ha fiducia e più si ottiene... È una gioia per me quando i peccatori ricorrono alla mia Misericordia. Li soddisfo al di là della loro speranza». Il 10 ottobre 1937, la nostra Santa scriveva: «Ho visto, in una gran luce, l'abisso del mio nulla. E mi sono rannicchiata sul Cuore di Gesù con tanta fiducia che, anche se avessi sulla coscienza tutti i peccati dei dannati, non avrei dubbi sulla divina Misericordia, ma mi precipiterei, con cuore contrito, nell'abisso del tuo amore, Signore Gesù! So che non mi respingeresti, ma che mi perdoneresti per il tramite del tuo sacerdote». La Misericordia divina si concede ai peccatori soprattutto nella confessione: «In questo sacramento, scrive Papa Giovanni Paolo II, ogni uomo (battezzato) può sperimentare in una maniera unica la Misericordia, vale a dire l'amore che è più forte del peccato» (Enciclica Dives in Misericordia, DM, 30 novembre 1980, n. 13).
Il solo limite
Se, grazie alla Passione di Cristo, la Misericordia divina offre un rimedio sovrano al più grande dei mali che affliggono l'uomo, il peccato, essa si rivolge anche a tutte le altre miserie, fisiche o morali, che lo colpiscono. Talvolta, le sopprime; ma, più sovente, si manifesta nel suo aspetto vero e proprio «quando ricava il bene da tutte le forme di male che esistono nel mondo e nell'uomo» (DM, n. 6). Là si trova il contenuto fondamentale del messaggio messianico di Gesù Cristo, la cui missione rivela il «dinamismo dell'amore che non si lascia vincere dal male, ma che è vincitore del male attraverso il bene (ved. Rom. 12, 21)» (DM, n. 6). Per vincere il male, la Misericordia di Dio dà, a tutti coloro che la invocano, forza e pazienza nella prova, insegnando loro ad unire le loro sofferenze a quelle del divino Crocifisso. «Il dolce viso di Gesù si presenta a colui che è afflitto da una prova particolarmente dura, dice Papa Giovanni Paolo II; su di lui arrivano i raggi che partono dal suo Cuore ed illuminano, riscaldano, indicano la via e danno speranza. Quante anime ha già consolato l'invocazione: Gesù, in Te confido!» (Omelia della Messa di canonizzazione).
La Misericordia di Dio suscita altresì fra gli uomini un vero amore fraterno. «Non è facile amare di un amore profondo, fatto di un dono autentico di sè, afferma il Papa. Quest'amore si impara solo alla scuola di Dio, al calore della sua carità. Fissando su di Lui lo sguardo, mettendoci in perfetta armonia con il suo Cuore di Padre, diventiamo capaci di guardare i nostri fratelli con occhi nuovi, in un atteggiamento di gratuità e di spartizione, di generosità e di perdono. Tutto ciò è Misericordia» (Ibid.). Gesù esorta i suoi discepoli ad iniziarsi «alla scuola di Dio», per ottenere per sè la Misericordia divina: Beati i misericordiosi, perchè otterranno Misericordia (Matt. 5, 7).
Fino alla fine della sua vita, suor Faustina ha compiuto opere di Misericordia nei riguardi di quelli che la circondavano. A partire dal 1933, è colpita dalla tubercolosi. Le sue Superiore non avvertono subito la gravità del male, che essa sopporta in silenzio. Nel dicembre del 1936, quando la malattia è già avanzata, la si manda in un sanatorio. Vi rimane quattro mesi; poi, nel 1938, vi fa un nuovo soggiorno di cinque mesi. Prega con fervore per gli agonizzanti che la circondano, di cui ottiene spesso la conversione, anche in circostanze umanamente disperate. Recita per loro il «rosario alla divina Misericordia», la cui rivelazione le è stata fatta il 14 settembre 1935 (ved. immagine allegata). Tornata nel suo convento nel settembre del 1938, suor Faustina si addormenta dolcemente nel Signore in età di 33 anni, il 5 ottobre seguente.
«Trasformami!»
Chiediamo alla Santissima Vergine, Madre della Misericordia, ed a san Giuseppe, di insegnarci ad essere misericordiosi come il nostro Celeste Padre, per ottenere la Sua Misericordia e la vita eterna.