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3 de abril de 2005 Domenica in Albis |
Il capo contro il tabernacolo
Il tanto atteso giorno della prima Comunione giunge quando Pietro Giuliano ha già 12 anni: «Quali grazie mi ha fatto il Signore quel giorno!» esclamerà trent'anni dopo, piangendo. Vi coglie la chiamata al sacerdozio. Il ragazzo parla al padre del suo desiderio di entrare in seminario, ma questi non comprende quale onore Dio gli faccia chiamando suo figlio. No! Il ragazzo gli succederà nel suo commercio. Il bambino viene addirittura tolto dalla scuola: ne sa abbastanza per fabbricare e vendere olio. La mamma tace, prega e spera.
Nel santuario mariano di Nostra Signora di Laus, Pietro Giuliano incontra Padre Touche, oblato di Maria Immacolata, che, ammirando la bellezza della sua anima, gli consiglia di orientare la vita verso il sacerdozio, studiando il latino e comunicandosi più di frequente. Pieno di gioia e di speranza, Pietro Giuliano, tornato al frantoio, studia, di nascosto, la grammatica latina. La Provvidenza lo mette in relazione con don Desmoulins che ottiene dal Sig. Eymard di portarlo con sè a Grenoble per farlo studiare gratuitamente, in cambio di piccoli servizi. È lì che il fanciullo apprende brutalmente la morte della mamma e si lascia cadere in lacrime ai piedi della statua della Santa Vergine: «Ah! Fin da oggi, sii la mia sola Madre, esclama. Ma, soprattutto, fammi questa grazia: che un giorno io diventi sacerdote!» Nel giorno della sepoltura, suo padre, anch'egli sconvolto, lo supplica di rimanergli accanto. Egli acconsente. Sembra perduta qualsiasi speranza, quando un Padre Oblato di Maria, di passaggio, dopo averlo ascoltato, gli dice: «E se venissi da noi, a Marsiglia? Mio padre accetterà? Sì, sì, accetterà». Il padre sussulta, si confonde, obietta, si mette a piangere, poi... consente. A Marsiglia, Pietro Giuliano si mette a studiare con un tale accanimento che si ammala gravemente. Riportato da suo padre, guarisce, ma la convalescenza sarà lunga.
Il 3 marzo 1828, dopo aver chiesto perdono al figlio per essersi opposto alla sua vocazione, il Sig. Eymard esala l'ultimo respiro. Pietro Giuliano entra allora al Seminario Maggiore di Grenoble. Deve presentare la raccomandazione scritta del Parroco, che gliela consegna in busta chiusa. Maria Anna, inconsapevole del gesto imprudente, apre la busta: la lettera presenta il candidato come «inintelligente e inetto». Di comune accordo, bruciano l'ingiusta testimonianza. Affidandosi alla grazia di Dio, Pietro Giuliano va a Grenoble, dove, provvidenzialmente, incontra Monsignor de Mazenod, il santo fondatore degli Oblati di Maria. Pietro Giuliano gli narra tutto: «Ebbene, dice il vescovo, ti presenterò io al Superiore del Seminario». Il giovane può finalmente seguire la sua vocazione; sarà ordinato sacerdote a 23 anni, il 20 luglio 1834. Gli viene affidato il ministero di vicario, poi di curato nella diocesi, ma, in segreto, Pietro Giuliano desidera farsi monaco.
Il 20 luglio 1839, autorizzato dal Vescovo, malgrado le lacrime della sorella e il rammarico dei parrocchiani, entra al noviziato dei Maristi, Congregazione fondata da Padre Colin. Nel diario intimo, annota i temi di meditazione che predilige: «Gesù nel Santissimo Sacramento e il Paradiso». Dopo il noviziato, viene nominato successivamente direttore spirituale del convitto di Belley (Ain), poi Provinciale di Francia e Direttore del Terz'Ordine di Maria. Nel 1850, diventa Superiore nel convitto di La Seyne-sur-Mer, presso Tolone. In tutte le missioni che gli vengono affidate, quale sacerdote secolare o quale monaco marista, Padre Eymard incoraggia sempre le anime di cui ha l'incarico spirituale a praticare l'adorazione del Santissimo Sacramento. I risultati sono notevoli, sia presso i bambini e i giovani, che presso le famiglie; l'insieme della società viene rigenerata.
Valore inestimabile
Il Buon Dio ispira a Pietro Giuliano l'idea di fondare una Congregazione di monaci e suore consacrati all'adorazione del Santissimo Sacramento ed alla propagazione di tale devozione fra i laici. È ai piedi di Nostra Signora di Fourviére che egli concepisce il disegno dell'opera. Sarà la grande preoccupazione della sua vita. Papa Pio IX, da cui riesce ad ottenere un'udienza, gli afferma: «La vostra opera viene da Dio, ne sono convinto. La Chiesa ne ha bisogno». Ma quanti ostacoli da sormontare! Se Dio non spingesse Padre Eymard, egli non oserebbe mai lanciarsi in un'avventura che, umanamente, non ha nessuna probabilità di successo. Il Superiore Generale marista, dopo aver ampiamente esaminato il progetto, lo scioglie dai voti, per lasciargli la massima latitudine di realizzare l'opera. Poi si ricrede e lo manda dall'Arcivescovo di Parigi. Il Vescovo ausiliario, che deve ricevere Pietro Giuliano a nome dell'Arcivescovo, ha la risposta pronta: un «no» categorico.
Ma la divina Provvidenza salva tutto: Padre Eymard, in compagnia del suo primo discepolo, attende nell'anticamera dell'arcivescovado, quando l'Arcivescovo di Parigi in persona, Monsignor Sibour, li scorge: «Chi siete? Due sacerdoti forestieri Cosa desiderate? Monsignore, attendiamo il Vescovo ausiliario. Ma insomma, replica Monsignor Sibour, quel che fa qui il Vescovo ausiliario, può farlo l'Arcivescovo!» Padre Eymard espone lo scopo della visita. «Siete un Padre marista? Sì, Monsignore. Il Vescovo ausiliario mi ha informato». Credendo che Padre Eymard desideri fondare una Congregazione contemplativa, aggiunge: «Si tratta di una Congregazione puramente contemplativa... Non sono favorevole a queste cose... No! No! Ma, Monsignore, non si tratta di una Congregazione puramente contemplativa. Noi adoriamo, effettivamente, ma vogliamo anche far adorare. Dobbiamo occuparci della prima Comunione degli adulti». A queste parole, il volto dell'Arcivescovo si illumina. «La prima Comunione degli adulti! esclama. Ah! è proprio l'opera che mi manca, l'opera che desidero». L'Eucaristia è, infatti, «come la sorgente e il vertice di tutta l'evangelizzazione, poichè il suo scopo è la Comunione di tutti gli uomini con Cristo ed in Cristo, con il Padre e lo Spirito Santo» (EE, n. 22). La causa è vinta: la Congregazione dei Sacerdoti e delle Serve del Santissimo Sacramento ottiene una prima approvazione, prima ancora di esistere.
Un gesto intempestivo
L'apostolato eucaristico si esercita proprio ai piedi degli altari. L'adoratore è anche un sostituto: egli intende offrire riparazione delle offese commesse contro il Santissimo Sacramento; adora e ama per gli innumerevoli peccatori che ignorano, non adorano e non amano. Ma colui che ama, si sforza di far amare. I religiosi del Santissimo Sacramento operano dunque per la conversione dei peccatori attraverso l'apostolato eucaristico.
All'epoca, negli antichi quartieri di Parigi, la maggior parte degli adolescenti in età di guadagnarsi qualche soldo, ignorano quasi tutto della religione del loro battesimo. Anche molti adulti si trovano nello stesso caso, come del resto oggi. Padre Eymard organizza corsi di catechismo, per preparare quelle anime a ricevere la santa Comunione. Una sera, riceve nel parlatorio due straccivendoli, un uomo ed una donna, senza fede nè istruzione, che vivono in concubinaggio. Con il passar dei giorni, insegna loro il catechismo, li confessa, li ammette alla prima Comunione e li unisce in matrimonio. Quel giorno, li invita a cena nel parlatorio e vuol servirli lui medesimo, rivolgendo loro buone parole che quelle brave persone ascoltano rapite.
Per ricevere la santa Comunione, sono richieste certe disposizioni. Commentando il versetto di san Paolo: Ciascuno, pertanto, esamini se stesso, e poi mangi di questo pane e beva di questo calice (1 Cor. 11, 28), il Santo Padre le ricorda chiaramente: «Con tutta la forza della sua eloquenza, san Giovanni Crisostomo esortava i fedeli: «Anch'io alzo la voce, prego e vi supplico di non avvicinarvi a questa sacra mensa con una coscienza sporca e corrotta. Un simile atteggiamento, infatti, non si chiamerà mai Comunione, anche se ricevessimo mille volte il Corpo del Signore, ma bensì condanna, tormento e aumento dei castighi». Nella stessa prospettiva, il Catechismo della Chiesa Cattolica stabilisce, a giusto titolo: «Colui che è consapevole di aver commesso un peccato grave, deve ricevere il Sacramento della Riconciliazione prima di accedere alla Comunione». Desidero dunque ripetere che rimane e rimarrà sempre valida nella Chiesa la norma con cui il Concilio di Trento ha applicato concretamente il severo monito dell'Apostolo Paolo, affermando che, per ricevere degnamente l'Eucaristia, «se uno è consapevole di essere in stato di peccato mortale, deve, prima, confessare i propri peccati»» (EE, n. 36).
Una perla brillante
Prima di predicare, Padre Eymard ha l'abitudine di prepararsi davanti al Santissimo Sacramento esposto. L'Ostia, ecco il vero faro della sua predicazione. «È una buona cosa intrattenersi con Gesù, ricorda il Santo Padre, e, reclinati sul suo petto come il discepolo prediletto (ved. Giov. 13, 25), essere colpiti dall'amore infinito del suo cuore. Se, nella nostra epoca, il cristianesimo deve distinguersi soprattutto attraverso «l'arte della preghiera», come non provare la necessità rinnovata di rimanere a lungo in conversazione spirituale, in adorazione silenziosa, in atteggiamento d'amore, davanti a Cristo presente nel Santissimo Sacramento? Molte volte, carissimi fratelli e sorelle, ho fatto quest'esperienza e ne ho ricevuto forza, consolazione e sostegno!» (EE, n. 25).
Padre Eymard afferma: «Alla testimonianza della Parola di Gesù Cristo, la Chiesa aggiunge quella del suo esempio, della sua fede pratica. Le meravigliose basiliche sono l'espressione della sua fede nel Santissimo Sacramento. Essa non ha voluto erigere tombe, ma templi, ma un cielo in terra, dove al Salvatore, suo Dio, è riservato un trono degno di Lui. Con una cura gelosa, la Chiesa ha regolamentato fin nei minimi particolari il culto dell'Eucaristia; non affida a nessuno l'incombenza di onorare il suo divino Sposo; il fatto è che tutto è grande, tutto è importante, tutto è divino quando si tratta della presenza di Gesù Cristo. Essa vuole che tutto quel che vi è di più puro nella natura, di più prezioso al mondo, sia consacrato al regale servizio di Gesù». E consiglia: «Dopo esser entrati (in una chiesa), rimanete immobili per un istante; il silenzio è il massimo segno di rispetto; e la prima disposizione alla preghiera è appunto il rispetto. La maggior parte delle nostre aridità nella preghiera e delle insufficienti devozioni nascono dal fatto che abbiamo mancato di rispetto a Nostro Signore entrando, o che ci comportiamo irriverentemente». Anche il Santo Padre, nello stesso senso, lancia un vibrante appello «affinchè, nella celebrazione eucaristica, siano osservate le norme liturgiche con la massima fedeltà... Il sacerdote che celebra fedelmente la Messa secondo le norme liturgiche, e la comunità che vi si confà, manifestano, silenziosamente ma in modo eloquente, il loro amore per la Chiesa» (EE n. 52).
Il sacrificio decisivo
In unione con il sacrificio di Cristo, Padre Eymard accetta l'elezione a vita in qualità di Superiore generale dei Sacerdoti del Santissimo Sacramento, mentre sperava di tornare semplice monaco. In pari tempo, assiste alla demolizione della casa di Parigi, che deve lasciar il posto al taglio di un nuovo viale. Inoltre, l'11 giugno 1867, Padre de Cuers, il suo più vecchio e più sicuro amico, chiede a Roma di esser sciolto dai voti, per fondare un'opera di eremiti eucaristici. Padre Eymard è costernato. Tuttavia, apprende, grazie ad una rivelazione, che Padre de Cuers tornerà nella Congregazione; ma non vedrà tale ritorno da vivo. Nelle sofferenze, la dolcezza rimane la sua virtù preferita. Eppure, non l'ha trovata tutta pronta alla nascita. Un monaco della Congregazione testimonierà in merito: «Era un uomo molto energico e di una dolcezza angelica con l'argento vivo addosso». Lui medesimo confessa di sapersi molto impaziente.
Sul cuore
La canonizzazione di Pietro Giuliano Eymard ha beneficiato di una solennità poco comune nella storia della Chiesa. Il giorno seguente la chiusura della 1^ sessione del concilio Vaticano II, il 9 dicembre 1962, Giovanni XXIII, presenti 1500 Sacerdoti conciliari, lo inseriva nel catalogo dei Santi. Nell'omelia, il Papa diceva: «Il bimbo di cinque anni che venne trovato sull'altare, con la fronte appoggiata alla porta del tabernacolo, è lo stesso che, a suo tempo, fonderà la Società dei Sacerdoti del Santissimo Sacramento, ed anche delle Serve del Santissimo Sacramento, e farà sfavillare in numerose falangi di Sacerdoti Adoratori il suo amore e la sua tenerezza per Cristo vivo nell'Eucaristia... San Pietro Giuliano Eymard propone la Santissima Vergine Maria come modello degli adoratori, invocandola con il nome di «Nostra Signora del Santissimo Sacramento»... Sì, figli carissimi, onorate e festeggiate con Noi colui che fu un tanto perfetto adoratore del Santissimo Sacramento; e, seguendo il suo esempio, mettete sempre al centro dei vostri pensieri, dei vostri affetti, delle opere del vostro zelo, quest'incomparabile fonte di tutte le grazie: il Mysterium fidei, che cela sotto i suoi veli l'Autore stesso della grazia, Gesù, il Verbo incarnato».
Oggi, i religiosi del Santissimo Sacramento sono circa un migliaio, ripartiti in 140 case attraverso 18 nazioni. Le Serve del Santissimo Sacramento (circa 300 suore) hanno case in Francia, in Olanda, in Italia, in Canada, negli Stati Uniti, al Brasile, in Australia, a Filippine, in Vietnam ed in repubblica del Congo.
San Pietro Giuliano Eymard, insegnaci a far spesso visita a Nostro Signore presente nel Tabernacolo, ottieni per noi la grazia di attraversare in pace le bufere di questa vita, e di vedere faccia a faccia, in Paradiso, il nostro tanto amato Gesù.