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3 de setembre de 2002 San Gregorio Magno, Papa e Dottore della Chiesa |
Il predicatore si chiama Hermann Cohen; è nato il 10 novembre 1821 ad Amburgo. La sua famiglia occupa un alto rango fra i circa ventimila Ebrei della città. Crescendo, il piccolo Hermann si dimostra devoto. Gli piace cantare in tedesco cantici e Salmi. Istintivamente, non si sente a suo agio in una società laicizzata: preferisce il mistero che circonda i riti venerabili ancora osservati, per esempio la lettura della Bibbia in ebraico su un rotolo di pergamena avvolto in una stoffa preziosa.
Hermann ed il fratello maggiore, Alberto, vengono inviati in una scuola media protestante. Il fatto che appartengano alla comunità ebraica attira loro molti sarcasmi. Ma, dotato di un'intelligenza superiore, Hermann diventa ben presto il primo della classe, stimato dai professori e dai condiscepoli. Tuttavia, le sue risorse intellettuali sono di gran lunga inferiori al suo prodigioso dono musicale. Inebriato fin dalla più tenera età dal successo che ottiene ad Amburgo come pianista, la sua ambizione non conosce più limiti. I genitori, inizialmente reticenti, preoccupati da gravi rovesci di fortuna, lo lasciano seguire la sua inclinazione per la vita d'artista.
Se ne va ben presto a Parigi, dove diventa l'alunno preferito del virtuoso Franz Liszt (1811-1886). I successi del giovane prodigio tredicenne sbalordiscono gli ambienti mondani parigini. Affascinato dalle utopie rivoluzionarie, Hermann diventa in breve uno dei propagandisti più zelanti dell'abolizione del matrimonio, del terrore, della spartizione dei beni, dei piaceri sfrenati, ecc. George Sand lo prende sotto la sua protezione e gli istilla il veleno dei suoi romanzi peggiori.
Improvvisamente, Liszt fugge in Svizzera con la contessa Maria d'Agoult. Hermann decide di seguire il maestro; vive nell'intimità della coppia illegittima e trova «sublime» il coraggio della donna «che, per seguire la sua passione, ha abbandonato tutto, la casa, la madre, il marito, i figli». Già pensa al giorno in cui potrà anche lui ispirare una passione capace di spezzare tanti ostacoli. Di ritorno a Parigi, si lascia invadere dalla passione del gioco ed accumula i debiti. Le lezioni di musica gli procurano denaro ed il denaro paga non i debiti, ma i piaceri. «La mia vita, scriverà, fu allora un abbandono totale a tutti i capricci ed a tutte le fantasie. Ne fui felice? No, Dio mio! la sete di felicità che mi divorava non fu affatto estinta». «Tutti i giovani che conoscevo vivevano come me, cercando il piacere ovunque esso si presentasse, desiderando ardentemente la ricchezza, per poter seguire tutte le loro inclinazioni, soddisfare tutti i loro capricci. Quanto al pensiero di Dio, esso non veniva mai loro in mente».
Il tormento di Dio
È a questo punto, a 26 anni, quando un venerdì del mese di maggio 1847, il principe de la Moskova lo prega di voler cortesemente sostituirlo alla direzione di un coro di dilettanti, per le solennità del Mese di Maria nella chiesa di San Valerio, a Parigi. «Accettai, ispirato unicamente dall'amore per l'arte musicale e la soddisfazione di far un piacere. Quando giunse il momento della Benedizione del Santissimo Sacramento, provai un turbamento indefinibile. Fui, senza che la mia volontà vi partecipasse, trascinato a chinarmi verso il suolo. Tornato il venerdì seguente, fui impressionato assolutamente allo stesso modo e fui colpito dall'idea improvvisa di farmi cattolico».
Provando un'attrattiva che lo riporta sempre verso quella chiesa, ha l'occasione, poco più tardi, di assistere varie volte alla Messa, con una gioia interiore che assorbe tutte le sue facoltà. Per provare a capire il mistero che scopre in sè, prende contatto con un sacerdote cattolico, don Legrand. Egli lo ascolta con benevolenza e dolcezza. La sua accoglienza «fece svanire improvvisamente uno dei pregiudizi più solidamente inveterati nel mio spirito. Avevo paura dei sacerdoti!... Non li conoscevo che attraverso la lettura di romanzi che li rappresentavano come uomini intolleranti, con sempre sulle labbra minacce di scomunica... E mi trovavo in presenza di un uomo colto, modesto, buono, aperto, che attendeva tutto da Dio e nulla da se stesso!»
Una calma sconosciuta
Ritenendo che deve la propria «conversione eucaristica» alla Beata Vergine Maria, decide di onorarla con un culto particolare. Tornato a Parigi, si affida alla guida di don Legrand. Questi si applica a discernere se si tratti di un fuoco di paglia o di un cambiamento di vita in profondità; poi mette Hermann in relazione con don Teodoro Ratisbonne, Ebreo convertito, che si consacra all'opera di apostolato a favore degli Ebrei. Hermann riceve il Battesimo nella cappella di detta opera, Nostra Signora di Sion, a Parigi, il 28 agosto 1847, nella ricorrenza della festa di sant'Agostino, che sceglie quale patrono. L'8 settembre, fa la prima Comunione; ben presto, si comunicherà quotidianamente.
«Abbandonate i trastulli!»
Dopo aver pagato i suoi debiti, Hermann è libero. La grazia di Dio lo attira verso l'Ordine dei Carmelitani. Fin dall'epoca del Battesimo, ha manifestato il desiderio di ricevere lo scapolare di Nostra Signora del Monte Carmelo. Fra l'Ascensione e la Pentecoste del 1849, durante un ritiro, legge la vita di san Giovanni della Croce; questa scoperta gli permetterà di fissare irrevocabilmente le sue intenzioni. Il 16 luglio 1849, ricorrenza di Nostra Signora del Monte Carmelo, dice addio alla sua famiglia e si reca al convento di Agen, poi a quello di Le Broussey, vicino a Bordeaux, dove ha luogo il noviziato. Un mese più tardi, scrive a sua madre: «L'ordine religioso in cui sono entrato è sorto fra gli Ebrei, 930 anni avanti Cristo: è il Profeta Elia dell'Antico Testamento che lo ha fondato sul monte Carmelo, in Palestina. È un ordine di veri Ebrei, figli dei Profeti che aspettavano il Messia, che hanno creduto in lui quando è venuto. Si sono perpetuati fino ai nostri giorni, vivendo allo stesso modo, con le medesime privazioni del corpo e con i medesimi godimenti dello spirito, di circa 2800 anni fa. Portano ancora oggi il nome dell'Ordine del Monte Carmelo. Fra questi monaci, si distinguono quelli nati dalla riforma di santa Teresa d'Avila e san Giovanni della Croce, detti Carmelitani scalzi... Appartengo a questo ramo... Perchè praticare questa vita? Per imitare la vita che ha condotto Gesù Cristo quando è venuto a salvare gli uomini attraverso le sofferenze, l'obbedienza, le umiliazioni, la povertà, la croce... Ecco la vita che ho scelto».
Il 6 ottobre 1849, Hermann riceve l'abito con il nome di Fra Agostino Maria del Santissimo Sacramento. La regola del noviziato è dura. Fra Agostino Maria vi si dà con generosità. Il suo massimo sacrificio è quello di privarsi a poco a poco di fumare e di prendere caffè. A vederlo, a sentirlo, lo si prenderebbe per il più mite, il più calmo, il più amabile degli uomini per carattere. Eppure talvolta, anche quando ha il sorriso sulle labbra, il sangue gli ribolle di collera. Ha altresì tendenza alla canzonatura, dovuta ad una percezione acuta del minimo ridicolo; ma sembra che nessuno l'abbia sospettato, perchè durante le ricreazioni si dimostra pieno di allegria e di benevolenza per gli altri frati, prendendo volentieri Gesù per soggetto delle conversazioni. Pronuncia i voti il 7 ottobre 1850 e, il Sabato Santo 1851, viene ordinato sacerdote. In quei giorni benedetti, prega intensamente per la conversione della sua famiglia. La sua preghiera non sarà priva di frutti, poichè parecchi dei suoi, ed in particolare sua sorella, abbracceranno la fede cattolica.
Fin dal giugno del 1852, Padre Agostino Maria viene mandato a predicare in varie città, ed in particolare a Lione, Marsiglia, Parigi, Liegi, Berlino, Ginevra...; le sue parole infervorate dall'amore di Dio convertono le anime e le attirano al confessionale, alla devozione fervente per la Santa Vergine e l'Eucaristia; certi chiedono il Battesimo, altri entrano in convento.
«Assomigliamo ai lebbrosi»
In tutte le prediche, Padre Agostino Maria manifesta il suo amore per l'Eucaristia. Esso gli ispira una nuova opera. Di passaggio ad Ars, se ne apre con il Curato, san Giovanni Maria Vianney: «Reverendo, non ha notato che ci si preoccupa più di chiedere benefici al Signore, che di ringraziarLo per quelli che si sono già ricevuti da Lui? Sì, assomigliamo ai lebbrosi che se ne vanno guariti, senza dire grazie. Non si potrebbe fondare un'opera che avesse quale scopo quello di rendere a Dio incessanti azioni di grazia per il torrente di benefici che riversa sul mondo? Sì, ha ragione. Lo faccia, e Dio la benedirà».
Tre gradi
La conclusione pratica è la fondazione a Lione, nel 1859, incoraggiata da Papa Pio IX, di una confraternita dell'azione di grazia destinata a «render grazie all'Eterno per i suoi doni, soprattutto quello che è per eccellenza il Dono di Dio, l'Eucaristia; supplire alla spaventosa ingratitudine dei più, che dimenticano i doveri della riconoscenza verso Dio; ringraziare il Signore per coloro che non lo fanno».
Conformemente all'ideale dei Carmelitani, Padre Agostino Maria aspira alla solitudine profonda del deserto, per consacrarsi ancora di più alla preghiera. «L'importante, ha l'abitudine di dire, è il fatto di non prender gusto alle cose del mondo, e l'effetto della preghiera quotidiana è precisamente quello di disilluderci sull'attrattiva di tutte queste cose e di eccitare in noi il desiderio di Gesù solo. Il Dio d'amore è geloso: vuol regnare solo, esser amato, apprezzato, desiderato». Avendo scoperto vicino a Tarasteix, a 20 km. da Lourdes, un ampio spazio perso fra i boschi, lo compra e vi fa costruire degli eremi individuali. In realtà, ne approfitterà ben poco. Infatti, su richiesta del cardinale Wiseman, il Papa mette gli occhi su di lui per restaurare l'ordine dei Carmelitani in Inghilterra: «La mando, gli dice, a convertire l'Inghilterra, come uno dei miei predecessori mandò il monaco Agostino». Nessun convento è ancora riaperto nel paese dal tempo dello scisma di Enrico VIII (1491 1547). Il 15 ottobre 1863, ricorrenza di santa Teresa d'Avila, Padre Agostino Maria insedia provvisoriamente alcuni Carmelitani venuti dalla Francia, in una casetta a Londra. A seguito delle sue prediche, parecchi Anglicani esprimono la volontà di entrare a far parte della Chiesa cattolica. Nel 1863, per la prima volta in capo a tre secoli, un novizio inglese riveste il santo abito dei Carmelitani. Nel settembre del 1864, circa due anni dopo l'arrivo di Padre Agostino Maria in Inghilterra, sette case per l'adorazione sono in piena attività, di cui due a Londra.
Nel 1868, Padre Agostino Maria ottiene finalmente dai superiori il permesso di tornare nel «Deserto Sant'Elia», a Tarasteix. Tuttavia, una nuova prova lo colpisce: una malattia degli occhi, talmente grave che dovrà essere operato. Riponendo la sua fiducia nella Vergine di Lourdes, fa una novena nella grotta delle apparizioni, lavandosi ogni giorno gli occhi alla sorgente miracolosa. Nel nono giorno, la guarigione è improvvisa e totale: il miracolo è evidente. Hermann Cohen è il primo Ebreo miracolato a Lourdes. Torna a Tarasteix, dove spera proprio di fissarsi definitivamente. Ma l'ora del ritiro nel deserto non suonerà: nel maggio 1870, viene nominato per tre anni primo consigliere del superiore provinciale e Istruttore dei novizi: si reca quindi a Le Broussey. Il 19 luglio dello stesso anno, la Francia dichiara la guerra alla Prussia. Un mese più tardi, il disastro di Sedan cagiona il crollo del regime napoleonico. Un odio antiprussiano ed antireligioso s'impossessa dei Francesi.
Il popolare Carmelitano scalzo, venerato ed amato in tutta la Francia, è «inseguito di città in città, a causa della sua duplice qualità di monaco e di Tedesco». Si reca a Grenoble, dove un tempo le sue parole di fuoco gli avevano fatto conquistare le folle. Viene preso per una spia: sfugge per poco alla morte. Finalmente, arriva sano e salvo a Ginevra, dove il vescovo gli affida l'incarico di un gruppo di donne e di persone anziane, circa cinque o seicento, prive di qualunque soccorso religioso, esuli dalla Francia.
Ma il 24 novembre 1870, su richiesta del vescovo di Ginevra, parte per Berlino ed ottiene l'autorizzazione di servire in qualità di cappellano a Spandau, a 14 km. dalla capitale, dove più di cinquemila prigionieri Francesi sono privi di vestiti, di cibo e, soprattutto, di soccorsi spirituali; molti sono gravemente ammalati... Conquista in breve i cuori dei prigionieri; se veglia innanzi tutto sulle loro anime sofferenti, la sua carità si dà da fare per portar sollievo a quei poveri corpi. Riesce a far pervenire loro casse di vestiti, perchè possano resistere al freddo in quella Prussia gelida, nel cuore dell'inverno; ottiene loro anche supplementi indispensabili di alimenti. Ogni giorno, celebra la Messa e predica davanti a parecchie centinaia di soldati. Grazie alla sua inesauribile bontà, molti vanno da lui a confessarsi; un mese dopo il suo arrivo, 300 soldati hanno ricevuto la Santa Comunione... Ma, con un tal regime, la salute di Padre Agostino Maria, già tanto precaria, si deteriora.
Un rischio mortale
Padre Agostino Maria del Santissimo Sacramento è stato l'aedo dell'Eucaristia. Che ci sia dato di imitarlo con un amore fervido per Gesù-Ostia, come il Santo Padre ci incoraggia: «La Chiesa ed il mondo hanno un gran bisogno del culto eucaristico. Gesù ci aspetta in questo sacramento dell'Amore. Non rifiutiamogli il tempo di andarLo ad incontrare nell'adorazione, nella contemplazione piena di fede ed aperta alla riparazione dei peccati gravi e dei delitti del mondo. Che mai cessi la nostra adorazione!» (Giovanni Paolo II, lettera Dominicæ cenæ, del 14 febbraio 1980).
Preghiamo secondo tutte le Sue intenzioni e particolarmente per i Suoi defunti.